…DICONO DI NOI…: UN COMMENTO DI STAFFETTA
— 23 Maggio 2017«Perché i gestori alzano il tono» è il titolo del commento pubblicato sull’odierno numero online della STAFFETTA QUOTIDIANA sulle vicende connesse alla querelle ESSO & SPEZZATINI, che molto tiene banco su questo stesso numero di Figisc Anisa News, che integralmente [per g.c.] di seguito pubblichiamo: «Non accenna a scendere la temperatura dello scontro tra retisti e gestori sul “caso” del passaggio dei pacchetti di impianti Esso nell’ambito del “modello grossista”. Domani è in programma lo sciopero dei gestori dei 201 punti vendita acquistati lo scorso anno in due tranches da Petrolifera Adriatica (società di Goldengas e Brixia Finanziaria). Caldo anche il fronte Amegas (93 punti vendita), mentre giovedì Faib Fegica e Figisc incontreranno Retitalia (113 impianti). A prescindere dal merito delle singole contestazioni, lo scontro è sintomo di un passaggio “epocale”, un’uscita di scena: la controparte dei gestori sarà sempre più un retista e sempre meno una compagnia. L’iniziativa dei gestori funziona oggettivamente anche da “avvertimento” nei confronti di chi dovesse acquisire la rete TotalErg. Ma ha anche il sapore di un’ultima spiaggia: gli impianti ceduti da Esso hanno ancora il marchio della major, e una “crisi” che coinvolge Esso assume un rilievo nazionale e uno spessore “politico”. Quando la questione riguarderà solo i proprietari più o meno “locali” di punti vendita, sarà più difficile richiamare l’attenzione delle istituzioni. Forse anche per questo i gestori stanno alzando il tono della voce».
Sul commento di STAFFETTA non v’è sostanzialmente nulla da obiettare. Forse si potrebbe aggiungere a margine qualche breve considerazione. Lo scontro con gli «spezzatini» [continuiamo a chiamarli così, beninteso, solo per comodità di concetto] dell’operazione Esso verte sostanzialmente sulla conservazione degli accordi in essere al momento della cessione degli impianti: forma del contratto, piuttosto che rapporti commerciali e parte economica. Abituati a ragionare sui tempi lunghi di un sistema consolidato di rapporti – dove magari gli accordi non si rispettavano in parte od in tutto, le politiche commerciali cambiavano, le condizioni economiche peggioravano, ma rimaneva in piedi una qualche «cornice» di fondo fino a che l’interlocutore era «unico» -, è bastato sezionare la rete in diversi spezzatini per far venir cadere anche la cornice: una situazione, a quanto pare, «non prevista» e quindi neppure codificata [se si eccettua il caso della rete autostradale, dove però esistono i bandi e le assegnazioni dei servizi ed anche in questo caso le continuità dei rapporti, faticosamente tenute in piedi dopo le privatizzazioni, sono arrivate all’ultima proroga col decreto dell’agosto 2015]: una prateria aperta, dunque, in cui tutto può tranquillamente essere smentito da chi acquisisce la rete frazionata, tutto si può sperimentare e capovolgere, dove gli accordi che legavano i cedenti non sono responsabilità degli acquirenti, le norme si possono leggere come pare e dove il gestore, alla fin fine, diventa res nullius, cosa di nessuno, su cui ognuno ha piena libertà di scorreria. Ancora una volta – ma si potrebbero fare tanti precedenti esempi, in questo settore, di solide impalcature franate sotto l’impatto del mercato e qualche mossa diversa dall’ordinario – è bastato togliere un puntello per rendere pericolante l’intero complesso edificio. E altri puntelli si possono togliere ancora [è dei giorni scorsi, ad esempio, per ragionare solo di politiche commerciali, un accordo tra TotalErg (un’altra major con le valigie in mano) ed una rete di pompe bianche per la spendibilità delle card TotalErg sugli impianti Energyca, una mossa assai intrigante e foriera di non poche considerazioni…]. Come che sia, l’intera vicenda degli spezzatini Esso – che pur rappresenta bene purtroppo sia una scarsa capacità di capire le infinite flessibilità del mercato, sia la mancata codifica di tutele opportune nelle normative, pur tuttavia «speciali», di settore -, rischia, oltre che di rovinare ulteriormente una categoria che non ha bisogno di altri mali perché ne soffre già di troppi e tutti gravi, di frenare ed offuscare qualsiasi ragionamento evolutivo sugli schemi contrattuali che imbalsamano [ed imbalsamano male invero] prezzi e microimprese del settore [i gestori]. Qualunque sia il risultato delle controversie legali – cui tuttavia si arriverà, e con esiti che sono difficili da prevedere e forse non univoci – su questa vicenda, il rischio concreto è anche che né si introducano quelle tutele che non si sono sapute prevedere [=«vedere prima»] nelle norme che già ci sono, né si vada, sempre in via normativa, in direzione di svecchiare un sistema in cui le relazioni commerciali tra operatori, basate sul controllo totale della distribuzione e dei prezzi, sono, oltreché squilibrate al di là di ogni ragionevole limite, tali da penalizzare solo gestioni e consumatori. [G.M.]