RETE, PREZZI E LEGALITÀ DEL SETTORE IN UN’ANALISI DI STAFFETTA

punto di domanda

Pubblichiamo [g.c.] quasi integralmente una interessante analisi sui temi di attualità nel settore sviluppata da Gabriele MASINI su STAFFETTA QUOTIDIANA di venerdì 6 marzo, che sviluppa argomenti quali la rete distributiva, i prezzi dei carburanti – anche alla luce dei nuovi dati disponibili dall’Osservatorio ministeriale – ed alcuni aspetti relativi alla aree di incerta legalità del mercato.

<<Dal 2010, in corrispondenza all’abolizione dei vincoli all’apertura di nuovi punti vendita con la legge Sviluppo, il numero delle «pompe bianche» è raddoppiato. Rispetto al 2005, anno in cui la Commissione europea aprì la procedura di infrazione contro l’Italia per le restrizioni all’ingresso nel mercato dei carburanti, i punti vendita «indipendenti» sono triplicati.

I punti vendita con i colori delle compagnie, tra quelli sociali e quelli convenzionati, sono in calo praticamente costante da quasi quarant’anni, con l’esclusione di una parentesi tra il 2006 e il 2008 [anche qui, in corrispondenza all’abolizione dei vincoli all’apertura di nuovi punti vendita]. Nel 2013, per la prima volta da decenni, il numero dei punti vendita con i colori delle compagnie è sceso sotto i 20mila. Tra il 2012 e il 2013 c’è stato il calo più consistente mai registrato: 955 punti vendita in meno.

Considerando che tra metà 2013 e il 2014 sono state 670 le domande di accesso al Fondo indennizzi per le chiusure degli impianti, e che la quasi totalità è venuta dalle compagnie, la tendenza poterebbe essersi accentuata nel 2014.

E forse un’idea dell’andamento la può dare il numero, per quanto parziale e in continuo aggiornamento, degli impianti iscritti dai gestori all’Osservatorio prezzi del ministero dello Sviluppo economico. Gli impianti registrati e «attivi» nella comunicazione dei prezzi sono 19.056, quelli con i colori delle compagnie 15.736, le pompe bianche 3.320.

Nella rete carburanti italiana è sempre prudente non dare nulla per scontato, quindi parlare di tendenza potrebbe essere azzardato. Anche perché negli anni ’80 le pompe bianche erano oltre 4.000 [N.d.R.: tuttavia in un regime di prezzi che allora non era ancora stato liberalizzato]. Ma certo i segnali non mancano. Il recente annuncio di ESSO di voler applicare il «modello grossista» su tutta la rete ne è un esempio.

Per rispondere a questa evoluzione del mercato, le compagnie hanno tentato, per lo più, la strada del ghost e del self service, una scelta che andava incontro a quegli automobilisti che sempre più, negli ultimi anni, hanno guardato al prezzo come unico criterio di scelta. Lo dimostrano i dati dell’Osservatorio che parlano di un differenziale medio tra servito e self che per Q8 è negli ultimi giorni sopra i 13 centesimi al litro, mentre per IP sfiora i 10 cent e per ENI i 9.

Ma c’è già chi comincia ad accorgersi che il ruolo del gestore – e il valore aggiunto che può dare a un impianto – non è poi così marginale. Un discorso che, di nuovo, vale soprattutto per le pompe bianche (Gdo esclusa), almeno nel caso dei retisti più «evoluti», che nella maggior parte dei casi offrono il solo servito e hanno differenziali minimi tra il prezzo self e quello servito. E in questo modo si pongono un po’ come il «benzinaio vecchio stile».

Anche l’accordo ENI recentemente firmato dalle associazioni dei gestori si muove, almeno nelle intenzioni, in questa direzione, per quanto non senza contraddizioni, visto che lo «sconto» sul self è ancora di otto centesimi al litro e costituisce quindi un notevole incentivo a fare a meno del gestore.

Certo, alla base di questa evoluzione della rete c’è sempre la questione dei prezzi di fornitura. Le compagnie, e in generale i fornitori, fanno a gara a rifornire i punti vendita indipendenti che hanno erogati di diversi milioni di litri. E questo, fatalmente, fa calare i prezzi, innescando un processo per cui sempre più retisti si ritrovano «costretti» a mettersi in proprio per approfittare della concorrenza tra fornitori e poter resistere a quella dell’impianto vicino che nel frattempo si è fatto «bianco».

I dati dell’Osservatorio e le elaborazioni della Staffetta consentono anche di individuare le aree in cui i prezzi sono «troppo» bassi. Se è vero che il «nero» vale il 10-20% del mercato, la rilevazione puntuale dei prezzi può aiutare chi è incaricato dei controlli a bloccare chi evade e fa concorrenza sleale.

Mentre dunque la realtà della rete continua ad evolvere a una velocità impressionante, il tavolo sulla razionalizzazione della rete al Ministero è in una fase di stallo. Le parti stanno lavorando alla limatura di un testo condiviso, e nelle prossime settimane potrebbe arrivare qualche novità.

La mappa dei punti vendita e dei prezzi che viene fuori dal Dossier della Staffetta è sicuramente un supporto utile per i decisori. A questo andrebbe affiancata la mappa delle licenze e degli erogati medi di cui è in possesso l’Agenzia delle Dogane, per agevolare le decisioni politiche e la repressione degli illeciti.

Dati che però, al contrario di quelli dell’Osservatorio, sono tutt’altro che «open».>>

STAFFETTA

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