STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE. LE POSIZIONI DEI GESTORI
— 25 Aprile 2017Nei confronti di un dibattito sulla Strategia Energetica Nazionale (che ha impegnato il Ministero competente, tutti i portatori di posizione sul tema e prossimamente il Parlamento) e che sembra sempre più dominato dalla suggestione di «pensionare» il petrolio, «avendo l’opportunità di aggiornare la “strategia” nazionale, dovremmo provare ad evitare di colpevolizzare “il petrolio” come se fosse l’origine di tutti i mali. Soprattutto se comparato con il tasso di inquinamento ambientale prodotto dal carbone. L’occasione della revisione della SEN, in estrema sintesi, deve offrire la possibilità all’Italia di affrontare il tema in termini laici ed evitare di cadere nello stesso errore contenuto nella precedente SEN che individuava, nelle risorse di gas naturale, quelle su cui incentrare lo sviluppo.»
Così la posizione unitaria di FAIB, FEGICA e FIGISC nel documento presentato nel corso delle audizioni, che sul tema precisa ulteriormente che: «Occorre, invece, che la nuova SEN si faccia carico di individuare un mix fra tutti i prodotti energetici disponibili (dai combustibili fossili a quelli provenienti dalle rinnovabili) senza demonizzarne alcuno, individuando un percorso che traguardi ai prossimi decenni con l’obiettivo di una progressiva sostituzione – nei limiti del possibile – di quelli più inquinanti. Senza ricorrere ad incentivi fiscali che finiscono per “drogare” un mercato nel quale a fare la differenza è sopratutto la mancanza di chiarezza dei percorsi logici seguiti e degli obiettivi da raggiungere.
In questo contesto appare almeno disinvolta l’idea di fissare un termine temporale ultimo per azzerare l’utilizzo dei combustibili fossili a vantaggio dell’elettrico: dovremmo porci la domanda su come si produce l’elettricità (e come si può stoccarla) con il convincimento che senza energia non c’è energia per la trasformazione e per la mobilità. Purtroppo il nostro Paese ha già vissuto un’esperienza di questa tipo quando ha dovuto far ricorso alla co-generazione prima ed a tre decreti sblocca centrali elettriche e poi a decreti per la chiusura considerata la sovrapproduzione in funzione delle necessità/Paese: ed anche il fotovoltaico (o l’eolico) non sarebbero decollati senza l’intervento di “orientamento” dello Stato. Circa 250 miliardi di provvidenze che finiscono per essere scaricate sulla bolletta elettrica di chi, suo malgrado, è costretto a sopportare tali orientamenti.»
E se «i combustibili fossili saranno essenziali per i prossimi 20/30 anni» e se «è indispensabile che la politica europea, su questi temi, sia in linea con le attese di un concreto sviluppo del Continente» la questione della sicurezza sull’indipendenza energetica del Paese e sugli approvvigionamenti rimane ancora essenziale, proprio mentre si moltiplicano i fattori di criticità: «Senza i necessari aggiustamenti, nel breve periodo – 3/5 anni – il nostro Paese rischia una riduzione significativa dell’offerta ed una “desertificazione” che lascerà i consumatori in “balìa” di un mercato che non sarà più governabile – nel senso nobile del termine – e, conseguentemente esposto alle convenienze del momento o di quegli operatori non integrati, che lasceranno fluttuare il prezzo fino al limite della loro convenienza per poi gravare il prezzo finale del loro esclusivo tornaconto.» si sostiene nel documento delle Organizzazioni della categoria, che sviluppa un’analisi sulle vicende recenti del mercato e della rete nazionale.
«Questo quadro è sufficientemente confortato dai fatti: la Shell ha ceduto le sue attività alla Kupit; la TotalErg sta cedendo le sue attività italiane a nuovi operatori (fondi di private equity) e la Esso ha come obiettivo quello di lasciare il mercato italiano nel 2020. In quest’ultimo caso le attività della multinazionale americana danno la cifra delle scelte: la vendita a “pacchetti” di pezzi di rete (considerata la più efficiente ed a più alto erogato) a cosiddetti “retisti indipendenti” che svolgono esclusivamente il ruolo di intermediatori fra il produttore (Esso in questo caso) e rivenditori (Gestori). E, diversamente, da quello che avveniva alla fine degli anni ’70, con Eni/Agip costretta a surrogare le defezioni di grandi operatori multinazionali (Chevron, Texaco, Marathon, BP, Total, Shell, ecc.), oggi tale predisposizione o volontà politica, non sembra essere quella da adottare per superare la “crisi” di identità di un settore alla continua e spasmodica ricerca di un ruolo che l’altalena della politica non consente di cogliere.»
«La domanda da porsi» per FAIB, FEGICA e FIGISC «è quale “garanzia” per l’indipendenza energetica del Paese – in un futuro prossimo – questi “retails” possano offrire; quali approvvigionamenti potranno garantire non avendo accesso diretto al mercato internazionale; quali strutture logistiche potranno essere valorizzate per completare il servizio di distribuzione al dettaglio. A nostro avviso andrebbe radicalmente riconsiderata la situazione partendo dall’analisi dello scenario internazionale (e nazionale) al fine di mettere a punto una politica energetica ed industriale che possa favorire il mantenimento, in Italia, di operatori integrati (magari multinazionali) come elemento essenziale di un politica indirizzata a garantire la mobilità dei cittadini ed i fabbisogni di industrie che hanno necessità di combustibili “fossili” (ancora per circa 25 anni).»
Non mancano, ovviamente, nel documento unitario riferimenti alla sempre attuale questione dei prezzi e della differenza tra modalità di servizio: «Strumentalmente e poco saggiamente, soprattutto dall’AGCM, è stata spostata l’attenzione della cittadinanza e della politica dalle regole che devono garantire concorrenza e pari opportunità a tutti i soggetti che intendono competere sul mercato, al prezzo finale. Con una banalizzazione della problematica degna di ogni censura….Detto ciò, nel nostro Paese la tanto decantata “concorrenza” e la tanto osannata discesa dei prezzi – che, col senno di poi, può dirsi legata indissolubilmente alla congiuntura internazionale – ha dimenticato di ricordare al cittadino distratto, che la competizione può essere fatta, nei periodi migliori, soltanto sul 35% del prezzo al pubblico essendo riservato il rimanente ad Accise, Iva e sovrattasse regionali. Poiché il “prezzo al pubblico” è una variabile saldamente nelle mani del fornitore e sottratta ad un vero regime di concorrenza che non sia limitato a quella cartacea o comunicazionale (con meno di 40 €urocent/lt. di ricavo industriale lordo (comprensivo dell’acquisto della materia prima al Platt’s), quale concorrenza sarebbe possibile se non quella incentrata sulla comunicazione e sul gioco del “detto/non detto”?….Il consumatore, quindi, finisce per essere gabbato due volte: la prima quando è costretto ad effettuarsi rifornimento da sé, la seconda quando dovesse accorgersi che nonostante la sua partecipazione attiva al processo di vendita (e di profitto del fornitore) ha sempre pagato un prezzo superiore a quello che avrebbe pagato se, a rifornirlo professionalmente, fosse stato un Gestore (che, lo ricordiamo, costa meno di 4 €cent/lt,).»
E, sulle misure da adottare per il settore, FAIB, FEGICA e FIGISC individuano due assi di intervento.
Il primo è quello dell’insistenza sulla razionalizzazione della rete: «Abbiamo detto all’inizio che c’è una grande incompiuta e questa è la normativa di completamento della riforma del settore: non si può chiedere modernità se non si hanno obiettivi chiari e strumenti legislativi che supportino i processi: non basta aprire i self-service 24 ore per dire che si è fatta la riforma…bisogna, invece, completare la liberalizzazione di segmenti di attività quali la somministrazione di alimenti e bevande ed i tabacchi…sarebbe opportuno ridurre, significativamente il numero dei punti di vendita (senza desertificare le realtà più svantaggiate): 12/15.000 impianti sono più che sufficienti per soddisfare la domanda di carburanti del Paese (-35% negli ultimi 5 anni). Anche sulla rete autostradale – dove è stata persa l’occasione di chiudere 70/80 impianti nel corso dei rinnovi degli affidamenti ancora in corso – è necessario procedere ad una razionalizzazione.»
Il secondo è quello delle regole e delle relazioni economiche e contrattuali: «Va compiuta la riforma del settore che, al momento, per le aree di aleatorietà lasciate alla discrezione di soggetti che hanno una disparità di “forza” ha creato quella confusione e quella criticità che sta progressivamente espellendo i Gestori dalla loro attività e le compagnie petrolifere integrate a ad accumulare quelle negatività di bilancio che suggeriscono agli azionisti di “lasciare un mercato senza regole” per limitare i danni», ma «É necessario fissare regole chiare con le quali le violazioni normative (e dei contratti stipulati a norma di Legge) vengano fortemente penalizzati. Senza necessità di ricorrere continuamente ad interpretazioni della Magistratura. ……dovrebbero essere introdotti i correttivi che abbiamo indicato circa validità erga omnes della contrattazione (sempre che rimanga il regime di esclusiva per i Gestori) collettiva alla quale non è possibile che i fornitori si sottraggano. Anche introducendo forti penalizzazioni economiche in considerazione del fatto che la discriminazione oggi in atto nei confronti dei Gestori, rientri in una condizione di normalità. Il Gestore acquista (e rivende) in regime di esclusiva, il prodotto dal fornitore che è libero di fissare, a suo piacimento, il prezzo ed il margine unitario: senza una contrattazione (anche il ritorno alla Commissione Interprofessionale non sarebbe un’utopia) collettiva al fornitore rimarrebbe la liberta “insindacabile” di promuovere o affossare un punto di vendita (ed il suo Gestore). Nonostante esista una norma (L.27/2012) – la cui applicazione, però, oggi, non è automatica – che introduce, in caso di discriminazione sul prezzo di rivendita, un “abuso di dipendenza economica”. Ma senza certezze applicative è una norma che deve essere applicata, caso per caso, dal singolo Magistrato.»
Per consultare e scaricare l’intero documento (che è articolato in una serie di risposte a domande «standard» preventivamente poste dal Ministero a tutti i soggetti e le organizzazioni che hanno partecipato alla procedura di audizione sulla SEN) basta cliccare col mouse sul seguente titolo: