CARBURANTI: ILLEGALITÀ CRESCENTE & IMPOSTE PIÙ ALTE DI 20 €C/LT.

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Non c’è settimana in cui non affiori notizia su traffici illegali grandi o meno grandi di carburanti [da ultimo, si veda il N. 31/2015 di Figisc Anisa News, del 4 ottobre]: contrabbando di prodotto dalle più diverse provenienze, in evasione parziale o totale di accisa ed iva, che poi finisce ad intorbidare prezzi ed a falsare  concorrenza nel mercato di una merce il cui prezzo «normale» – a differenza della gran parte delle altre merci – è costituito per una parte largamente maggioritaria del suo ammontare da imposte.

Fatto che certamente – anche se, ovviamente, non l’unico – fattore incentivante di un’illegalità, che si è sviluppata in maniera e volumi esponenziali in questi ultimi anni, è anche l’uso anomalo o, meglio, l’abuso che i Governi hanno fatto della fiscalità sui carburanti in questo Paese.
Abuso che ha incentivato non solo i furbetti indigeni ad evadere imposte e truccare le carte, ma altresì «spregiudicati» operatori esteri a convogliare, anche in forza della ormai cronica situazione di oversupply dei prodotti, verso l’Italia traffici sporchi di prodotti, in una perfetta coincidenza di interessi.

Questione, quella dell’elevato, e prolungato, abuso della fiscalità sui carburanti che la diminuzione dei prezzi al consumo ha messo un po’ in ombra – come un dente cariato momentaneamente anestetizzato -, ma che non è certo sparita, dal momento che comunque continua ad incombere sul prezzo che il consumatore italiano paga, ed in misura notevolmente più elevata rispetto alla media dei cittadini europei.

E, più precisamente, per esporre le cose con i numeri, è dalla fine del 2011 – e siamo ormai avviati verso la fase finale del 2015 – che gli italiani mediamente in questo periodo di 46 mesi hanno pagato benzina e gasolio ad un prezzo mediamente di 25 centesimi/litro più elevato rispetto alla media comunitaria. Ma non hanno pagato di più tutti questi soldi a causa delle varie magagne che si imputano al sistema distributivo italiano, che, per quanto pletorico ed obsoleto, è colpevole solo di 1 centesimo, uno, su quei 25 di differenza, bensì per via delle maggiori imposte nazionali che sono risultate superiori alla media comunitaria di ben 24 centesimi [ossia che hanno contribuito al maggior prezzo al consumo italiano per il 96 % del suo ammontare].

Delta medio annuo prezzo e sue componenti Italia vs/ Medie U.E. 28 Paesi – Euro/litro

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Non sempre è stato così: prima dell’«ingolfata» di accise del Governo Monti nel dicembre 2011, le differenze del prezzo al consumo, delle imposte e del prezzo industriale rispetto alle medie europee erano diversamente dimensionate e proporzionate, e puntualmente rilevate, anche se l’attenzione era rivolta solo al prezzo industriale [basti pensare al tormentone dello «Stacco Italia del prezzo industriale», cui Assopetroli e Figisc hanno finito per opporre il monitoraggio dello «Stacco Italia delle imposte»].
Ad esempio, nel periodo gennaio – novembre 2011, prima degli aumenti di accisa, mediamente tra benzina e gasolio il prezzo italiano era più elevato della media comunitaria di circa 11/12 cent/litro [ossia meno della metà del periodo dicembre 2011 – settembre 2015], a causa sia di imposte mediamente più elevate nell’ordine di 7/8 cent/litro – quindi responsabili per due terzi del maggiore prezzo finale – sia di un prezzo industriale più elevato di 4 cent/litro.

Dinamica dello «stacco» Italia – U.E. prezzo al consumo, imposte e prezzo industriale – 2011-2015 – Benzina

stakki benzina

Le politiche fiscali nazionali italiane, in particolare in dipendenza dei cospicui incrementi dell’accisa – e anche delle aliquote IVA – intervenuti nell’esercizio 2011 [ed in misura minore negli esercizi successivi], hanno influenzato le differenze con le medie europee – ossia quelli che chiameremo gli «stacchi» – in due direzioni opposte: l’incremento, da un lato, dello «stacco» del prezzo al consumo e delle imposte, il decremento dello «stacco» del prezzo industriale dall’altro.
In effetti, lo «stacco» del prezzo industriale è sceso di 3/4 cent/litro – e nel 2015 si è azzerato [il prezzo industriale italiano è oggi inferiore alla media comunitaria] -, lo «stacco» delle imposte si è moltiplicato tre volte [da 7/8 a 24 cent/litro] e quello del prezzo al consumo è più che raddoppiato [da 11/12 a 25 cent/litro].

Dinamica dello «stacco» Italia – U.E. prezzo al consumo, imposte e prezzo industriale – 2011-2015 – Gasolio

stakki gasolio

Ad evidenziare queste dinamiche è una nuova elaborazione di FIGISC-ANISA: «Monitoraggio “Stacco Italia” su Unione Europea prezzo al consumo, imposte e prezzo industriale» che, sulla base di quanto già funzionante dall’anno scorso in collaborazione con ASSOPETROLI-ASSOENERGIA [che pubblica i dati si sintesi con cadenza mensile], e di quanto la stessa Figisc rileva con cadenza settimanale [pubblicando i dati con regolarità settimanale con l’elaborazione «Meteo Carburante: il prezzo che fa», in uscita ogni venerdì], monitorerà mensilmente in forma cronologicamente più ampia ed analitica il prezzo di benzina e gasolio, e le sue due componenti di base, le imposte ed il prezzo industriale, in relazione alla media comunitaria.

I dati sono computati sulla media aritmetica mensile dei dati pubblicati settimanalmente dalla Commissione Europea [sulla base delle segnalazione dei singoli Paesi Membri dell’Unione, cfr. il seguente indirizzo web

ec.europa.eu/energy/observatory/oil/bulletin_en.htm]; il calcolo per lo «stacco» avviene per differenza tra dato Italia del prezzo al consumo, delle imposte e del prezzo industriale, e quello della media aritmetica [e non già ponderale in base ai volumi dei consumi dei diversi Stati – come sono invece calcolate le medie comunitarie – proprio per apprezzare correttamente le differenze tra la stessa unità di prodotto (un litro di benzina o gasolio)] delle stesse grandezze in ciascuno dei singoli 28 Membri dell’Unione [indipendentemente alla loro appartenenza all’area monetaria euro o meno, in quanto tutte le grandezze sono espresse in euro/litro]; infine, per il prodotto benzina il calcolo dello «stacco» tiene conto dell’imposta comprendendovi, oltre all’accisa nazionale, l’incidenza ponderata delle addizionali regionali [in base alla quota di vendite in ciascuna regione sul totale nazionale] per correttamente tarare le componenti delle imposte stesse e del prezzo industriale.

A settembre 2015 la media registra uno «stacco» con l’Unione Europea per il prodotto benzina così determinato: +0,219 euro/litro prezzo al consumo, di cui +0,231 euro/litro le imposte e -0,012 euro/litro il prezzo industriale, mentre per il prodotto gasolio uno «stacco» è così composto: +0,209 euro/litro prezzo al consumo, di cui +0,223 euro/litro imposte e -0,014 euro/litro prezzo industriale.

La publicazione è allegata a questo articolo e consultabile e scaricabile direttamente, semplicemente cliccando col mouse sul seguente titolo:

NEWSLETTER_PREZZI_111NP_2015_MONITORAGGIO STACCO ITALIA_UE_SETTEMBRE_2015

oppure dal sito nazionale www.figisc.it all’indirizzo web
http://www.figisc.it/prezzi-carburante-dettaglio.php/monitoraggio-stacco-italia-u.e.-settembre-2015/identificatore/5019/pagina/2

A proposito di imposte, se la buona notizia è che il Governo ha pochi giorni fa bloccato l’aumento delle accise – che valeva ben 1,716 miliardi di euro – previsto con decorrenza dal 01.10.2015 per la mancata estensione del meccanismo della reverse charge dell’IVA dopo la bocciatura dell’Unione Europea [tamponato dalla proroga del termine per il rientro dei capitali dal 30 settembre al 30 novembre (voluntary disclosure), con decreto legge 30 settembre 2015, n. 153], la meno buona notizia è che la relativa clausola di salvaguardia è stata solo «congelata» per il 2015, ma non è stata eliminata del tutto.

A decorrere dal prossimo anno andranno infatti reperiti ulteriori 728 milioni di euro onde scongiurare un nuovo incremento delle accise. Insomma, l’insidia di un aumento è sempre dietro l’angolo.

E anche se i prezzi dei carburanti godono di una fase di relativa calma e di un decorso ribassista, rimangono sempre intatti i non «banali» fatti che 1) per gli italiani pesano sempre – anche oggi, a fronte di questa tregua sui prezzi che ha in parte ridotto il gap – più di 20 cent/litro di imposte oltre la media comunitaria, 2) cresce in diffusione e volumi la piaga dell’illegalità nel settore.

 

 

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