RISTRUTTURAZIONE: TAVOLO DIFFICILE, NUMERI PESSIMI
— 16 Novembre 2014Il Ministero per lo sviluppo economico ha rimesso in piedi, dopo quasi un anno di standby, il tavolo sulla ristrutturazione della rete: lo ha fatto chiamando a raccolta, martedì scorso, 11 novembre, oltre trenta persone in rappresentanza di istituzioni ed operatori vecchi e nuovi del settore [Associazione dei Comuni, Coordinamento Regioni, Unione Petrolifera, Assopetroli, Assoindipendenti, Consorzio Grandi Reti, Coop, Conad, Federdistribuzione, Faib, Fegica e FIgisc/Anisa], sotto la supervisione delle Direzioni del Ministero e della Sottosegretaria Simona VICARI.
Il Ministero per intervenire in qualche modo in via legislativa, pone due condizioni non semplici: vuole un accordo il più ampio possibile tra le parti ed intende partire da quel disegno di legge che è rimasto fermo nel cassetto del fu Governo Letta dopo essere stato approvato il 13.12.2013, pur invitando le parti a produrre propri documenti e contributi.
Ma le posizioni restano quelle già rese note in questo dibattito infinito, posizioni che registrano opinioni e sensibilità diverse.
Da un lato Unione Petrolifera, che intende andare avanti sulla razionalizzazione [ma i cui associati intanto si vanno sempre più allargando sugli impianti ghost e tra i cui associati vanno probabilmente rintracciati coloro i quali hanno messo in moto la procedura di infrazione comunitaria che ha fatto modificare la norma sugli impianti automatizzati, ora possibili ovunque, appena approvata e pubblicata], e che cerca un sostegno nelle Organizzazioni dei gestori [che sono stati gli unici a produrre da un anno a mezzo a questa parte un progetto pubblico di ristrutturazione pilotata e responsabile], dall’altro, con diverse sfumature, quanti ritengono di essere con la loro stessa presenza un fattore di razionalizzazione, quanti vogliono lasciar fare al mercato senza interventi normativi, quanti sostengono che è un affare solo di altri, quanti non gradiscono che le regole sulle incompatibilità vengano cambiate in corso di partita, quanti pongono – ed è veramente difficile dar loro torto! – la questione di come si possa razionalizzare la rete senza disporre una moratoria sulle nuove aperture, infine, i tanti che si chiamano fuori dalla partita e soprattutto che non intendono pagare in alcun modo costi per la ristrutturazione.
Significativa la posizione del Consorzio Grandi Reti che ha dichiarato senza mezzi termini che la ristrutturazione è un problema esclusivo delle major petrolifere, che hanno il loro marchio sull’ottanta per cento della rete e che bene farebbero a chiudere invece di cercare di cedere ancora impianti marginali. Ha un suo peso non indifferente il problema dei costi reali e delle procedure amministrative per la bonifica ed il ripristino dei siti: Assopetroli ne propone una trattazione «a due velocità», messa in sicurezza degli impianti e dei serbatoi al momento della chiusura, bonifica vera e propria al momento del riutilizzo dell’area. Mentre sugli impianti incompatibili [su cui tutti sono d’accordo nel dire che ci vogliono strumenti cogenti], il punto di frizione è sul mantenimento dei vecchi parametri del Decreto Marzano del 2001 ovvero sul loro allargamento con altri [ed imprecisati] parametri «inventabili» per poter chiudere un maggiore numero di impianti, creando incompatibilità aggiuntive.
E sulla situazione della rete parlano, assai più delle buone intenzioni o delle false intenzioni, i numeri diffusi dal Ministero su impianti ed erogati: una fotografia vecchia [la situazione è aggiornata solo al 31.12.2012], ma già eloquentemente drammatica.
A fine 2012, dunque, gli impianti erano 23.704, con vendite – tra benzine, gasolio e gpl – per 30,518 miliardi di litri ed un erogato medio di 1,287 milioni di litri/impianto.
Due domande preventive – prima ancora di guardare dentro i dati – sono quelle, in ordine, 1) sul numero dei «cadaveri» presenti in quel conteggio; 2) sul numero delle pompe bianche.
E infatti – premesso che tra gli impianti complessivi si annoverano 469 aree di servizio autostradali –, visto che Unione Petrolifera dichiara [dati diffusi nel 2014] che i propri numeri sulla rete di marchio conteggiano 20.212 impianti [autostradali compresi], quanti ne mancano ancora per arrivare a 23.704? L’aritmetica direbbe 3.492 unità, o se si preferisce il 14,7 % dell’intera rete del 2012 !
Se poi si leggono i dati per classi di erogato, salta fuori che 2.103 impianti [l’8,9 % del totale] vendono una media per impianto di 0,064 milioni di litri [proprio 0,064 !], 3.024 impianti [il 12,8 % della rete] vendono una media per impianto di 0,255 milioni di litri, 9.659 impianti [il 40,7 % della rete] vendono una media per impianto di 0,713 milioni di litri.
Fermiamoci qui un momento: il 62,4 % della rete registra vendite per 7,8 miliardi di litri [cioè il 25,5 % delle vendite totali] con una risibile media di erogato/impianto pari a 0,527 milioni di litri !
Sopra la marginalità ci stanno anzitutto le eccellenze: 78 impianti [lo 0,3 % del totale] hanno un erogato medio/impianto di 13,718 milioni di litri [sono impianti della Grande Distribuzione e un ristretto manipolo di aree di servizio autostradali], 470 impianti [ossia il 2,0 % della rete] vantano un erogato medio/impianto di 6,415 milioni di litri.
Le eccellenze contano solo il 2,3 % della rete totale, con vendite per 4,085 miliardi di litri [cioè il 13,4 % delle vendite totali], con una media di erogato/impianto pari a 7,454 milioni di litri.
Tra marginalità ed eccellenza, ci sta la mediocrità: 8.370 impianti [il 35,3 % della rete totale] può vantare un erogato medio/impianto di 2,227 milioni di litri.
Si tratta di dati certamente peggiorati – seguendo il trend dei consumi – nel corso del 2013 e del 2014, e comunque, tralasciando eccellenze e marginalità per attestarsi sulla sola fascia mediana, si parla di 2,2 milioni di litri contro – sempre a parità di periodo, ossia a fine 2012 – una media generale [vendite/impianti] di 3,2 milioni di litri/impianto in Spagna [circa 9.800 impianti], di 4,0 in Germania [circa 18.400 impianti], di 4,2 in Francia [circa 11.700 impianti] e di 4,9 nel Regno Unito [circa 8,700 impianti].
Per non parlare della media generale italiana di 1,287 milioni di litri, che, scomposta tra le reti ci restituisce approssimativamente sempre nel 2012: in rete autostradale una media di 5,117 milioni di litri col gpl, nella rete ordinaria di 1,210 milioni di litri per impianto, con le pompe bianche che hanno erogati doppi rispetto a quelle colorate e con la tara dei mega impianti della grande distribuzione grazie dalla differenza delle condizioni del prezzo di cessione dei prodotti.