ACCISE: GOVERNO AUMENTA DI ALTRI 5 MILIARDI DI EURO

LIMONE SPREMUTO

Le clausole di salvaguardia contenute nella legge finanziaria 2015 – nonché in norme precedenti – già prevedevano di coprire mancate entrate di altra fonte ovvero mancati tagli di spesa con l’aumento delle accise sui carburanti e l’aumento di più punti delle aliquote Iva: un conto che per i consumi di benzina e gasolio già significava 31,2 miliardi di imposte in più [e quindi del prezzo alla pompa] nell’arco di sette anni dal 2015 al 2021 [si veda anche FIGISC ANISA NEWS N. 44 del 05.11.2014], un monte imposte che potrebbe aggiungersi ai 22 miliardi di euro già effettivamente pagati in più dagli italiani sui carburanti dal 2012 ad oggi. Non pago di un tanto, il Governo ha presentato un emendamento alla propria legge in cui [all’articolo 44, comma 9, «sostituire le parole: “988 milioni” con le seguenti: “1.716 milioni”»], con la consueta logica da bancomat, aumenta ancora il fabbisogno da coprire con le clausole di salvaguardia di ulteriori 728 milioni l’anno, per una sommatoria di 5,1 miliardi di euro in sette anni.

 

 Anno         Aumento imposte           mld € su 2014          Aumento imposte            €/litro su 2014
 2015                 3,680               0,104
 2016                 4,727               0,132
 2017                 5,250               0,146
 2018                 5,736               0,161
 2019                 5,661               0,159
 2020                 5,661               0,159
 2021                 5,661               0,159
TOTALE               36,375

 

In questo modo, la rimodulazione degli aumenti di prezzo a partire dal 2015 andrebbe da 8 a 10 cent/litro per arrivare a fine ciclo da 13 a 15 cent/litro [aumenti di accise ed Iva compresi].

Facciamo il totale: 22,1 miliardi dal 2012 ad oggi più 31,2 miliardi nelle clausole già presenti in finanziaria più 5,1 miliardi con questo emendamento, uguale in dieci anni [2012 – 2021] a 58,4 miliardi di euro, ossia 0,158 euro/litro medi di aumento.

Portando con questi interventi a far schizzare lo stacco rispetto alla media della Unione Europea delle imposte nazionali che gravano sui carburanti [che oggi vale 24-25 cent/litro] a 0,400 euro per ogni litro di benzina o gasolio.

luca squeri

Mentre il Governo va avanti su questa sciagurata ipotesi, c’è da segnalare l’iniziativa di un gruppo di parlamentari – tra i quali vi è Luca SQUERI – che ha presentato due emendamenti significativi alle Commissioni bilancio di Camera e Senato, così esposti in dettaglio:

«All’articolo 44, il comma 9 è sostituito dal seguente:

“9. …. si provvede mediante provvedimenti di razionalizzazione e di revisione della spesa, di ridimensionamento di strutture, di riduzione delle spese per beni e servizi, nonché di ottimizzazione dell’uso degli immobili, adottati dal Presidente del Consiglio dei Ministri sulla base degli indirizzi del Comitato interministeriale di cui all’art. 49-bis, comma 1, del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69 convertito dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, tali da assicurare una riduzione della spesa delle amministrazioni pubbliche di cui all’art. 1, comma 2, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, in misura non inferiore a 1.718 milioni di euro a decorrere dal 2015.

…. all’articolo 45 dopo il comma 3 inserire il seguente:

“3-bis. – Mediante provvedimenti di razionalizzazione e di revisione della spesa, di ridimensionamento di strutture, di riduzione delle spese per beni e servizi, nonché di ottimizzazione dell’uso degli immobili, adottati dal Presidente del Consiglio dei Ministri sulla base degli indirizzi del Comitato interministeriale di cui all’art. 49-bis, comma 1, del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69 convertito dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, si provvede ad assicurare una riduzione della spesa delle amministrazioni pubbliche di cui all’art. 1, comma 2, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, in misura non inferiore a 700 milioni di euro a decorrere dal 2018»

Tecnicismi legislativi a parte, gli emendamenti significano che ai fabbisogni delle clausole di salvaguardia si deve provvedere con meccanismi reali di razionalizzazione e revisione della spesa pubblica e degli sprechi – obiettivi già posti da leggi in vigore, ancorché inattuate – e non attraverso provvedimenti di incontrollata escalation delle imposte che creano recessione, penalizzano il prodotto interno lordo e rischiano il flop per l’evidente conseguente crollo dei consumi.

Emendamenti che, secondo ASSOPETROLI, dovrebbero essere approvati, «facendo appello al senso di responsabilità di tutte le forze politiche che siedono in Parlamento», mentre l’UNIONE PETROLIFERA denuncia i pericoli di «desertificazione» del settore petrolifero, con pesanti ricadute economiche – un intero settore rischia di essere spazzato via con effetti devastanti in termini sociali ed occupazionali – e di sicurezza degli approvvigionamenti, ammonendo che «proseguendo su questa strada l’Italia rischia di non uscire più dalla spirale recessiva in cui si trova ormai da diversi anni».

Nota informativa
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