CONTRO L’ILLEGALITÀ NEL SETTORE SERVE MOBILITARSI

CONTRO L’ILLEGALITÀ NEL SETTORE SERVE MOBILITARSI

Riportiamo [per g.c.] da STAFFETTA la notizia – ed un correlato commento – relativa agli sviluppi di una azione di repressione del contrabbando internazionale di gasolio, che va ad aggiungersi alle quasi quotidiane nuove che pervengono da questo fronte, a testimonianza dell’ampiezza dell’area di illegalità che ormai tocca e permea il settore.

<<Nuovi arresti nell’ambito dell’operazione «Sturm Oil» svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria di Roma. Quattro nuovi arresti tra Lazio e Sicilia, uno in carcere e tre ai domiciliari, che fanno seguito alle otto misure cautelari già eseguite nel marzo scorso nell’ambito della omonina operazione, svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria di Roma e coordinata dalla locale Procura della Repubblica. Le indagini, informa un comunicato, avevano portato alla luce un fiume di carburante clandestino di provenienza estera immesso in circolazione in Italia, dal 2013 ad oggi, di oltre 28.000.000 di litri con un’evasione d’accisa quantificata in oltre 17,3 milioni di euro.>>

Oltre ai soggetti di cui è stata disposta la custodia in carcere ed a quelli per cui sono stati concessi i domiciliari, riferisce STAFFETTA che <<Sono stati individuati ed indagati a piede libero, prosegue la nota, ulteriori acquirenti italiani di gasolio. Si tratta di soggetti compiacenti, titolari di imprese di autotrasporto o operanti nel commercio di prodotti energetici, tra i quali emerge per quantità di prodotto contrabbandato il titolare di un grosso distributore stradale che ha rivenduto a terzi il carburante «in nero». È stato altresì denunciato, tra gli altri, il titolare di uno studio di consulenza estero che ha fornito un apporto qualificato e determinante per l’ideazione della fitta rete di società e la gestione dei flussi finanziari strumentali alla commissione della frode nonché al successivo occultamento dei profitti illeciti realizzati>>.

Ma STAFFETTA si pone, al di là della cronaca, ben altro ed appropriato interrogativo; in un commento dal significativo titolo «Il “nero” e le compagnie», scrive, infatti, testualmente:

<<Gli arresti eseguiti la scorsa settimana dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’indagine in corso da mesi su un contrabbando internazionale di gasolio stanno a testimoniare che la questione del nero nella distribuzione carburanti è tutt’altro che risolta. Le denunce delle associazioni di settore, ultima quella del presidente dell’Unione Petrolifera, Alessandro Gilotti, e le azioni intraprese a livello istituzionale, evidentemente non stanno dando ancora i risultati sperati. Tanto più se si considera che operatori sospetti continuano indisturbati – e, anzi, con una notevole dose di impudenza – a offrire carichi di centinaia di migliaia di litri a prezzi stracciati [«Platts più cinque millesimi»] sulle basi di Genova, Arquata e Lacchiarella, cioè sul sistema SIGEMI, uno degli snodi principali del mercato petrolifero italiano. Il tutto con pagamenti attraverso Bir, cioè con bonifico urgente, modalità di pagamento assolutamente insolita per il settore, che però ha il pregio [per chi vende] che il trasferimento di denaro non può essere bloccato in caso di sequestro del prodotto o delle autobotti. Una modalità, insomma, che ricorda il motto «chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato».
……….
Le osservazioni sono due.
La prima: se c’è chi offre il prodotto con questa continuità, evidentemente c’è anche chi il prodotto lo compra. E visto che, per una volta, il comunicato della Guardia di Finanza sugli arresti della scorsa settimana ha fatto il nome dei presunti truffatori, forse sarebbe anche il caso di far sapere dove finiscono i prodotti frutto degli illeciti. Di far sapere cioè chi fa il furbo [il finto tonto, trattandosi di incauto acquisto] approfittando di zone grigie e maglie larghe della legislazione e dei controlli. La seconda: siamo sicuri che le compagnie petrolifere, che controllano appunto il sistema SIGEMI, non possano far nulla contro questi «trafficanti»? Permettendo loro di operare indisturbati sulle strutture delle compagnie con prodotto presumibilmente frutto di frode?>>

Comunque stiano le cose rispetto agli interrogativi posti – certo c’è chi il prodotto lo compra, certo le così dette aperture del mercato e della logistica [spesso invocate in funzione antimonopolistica] hanno reso permeabili i circuiti di scambio alle incursioni dell’illegalità, certo che l’anomalo abuso della fiscalità sui carburanti è stato un invito a nozze per contrabbando e criminalità -, la questione dell’illegalità nel settore sta assumendo un rilievo che non può solo essere affidato a sporadiche denuncie generiche di sani principi e rispetto delle norme, né solo essere delegato alle istanze competenti, sperando che le misure di repressione siano efficaci.

Serve anche e soprattutto una sensibilità diffusa, anzi l’avvio di una vera e propria campagna di mobilitazione e vigilanza, a supporto dell’attività istituzionale delle forze dell’ordine, che unisca trasversalmente nel settore tutti gli operatori onesti.

I gestori, l’ultimo anello della filiera, sono senz’altro i primi ed i più duramente colpiti da una situazione in cui, alle note disparità di trattamento e di potenzialità competitiva già esistente a loro sfavore nel mercato formalmente «legale», si aggiunge una diffusa disponibilità di prodotti a prezzi stracciati – proprio in funzione delle illegalità sottese alla loro provenienza ed alla sottrazione totale o parziale alla loro imponibilità fiscale – che sfuggono a qualsivoglia regola di corretta concorrenza.

Nel solo caso di cronaca che è stato citato erano in ballo ventotto milioni di litri di prodotto: l’equivalente, tanto per dare un’idea dell’ordine di grandezza – replicabile in misura maggiore o minore tante volte sul territorio e più di quanto non si riesca a scoprire e ricostruire – dell’erogato annuo di venti/venticinque impianti di rete di quelli rimasti in affidamento ai gestori.

Quella della legalità è una battaglia che i gestori, e le loro Organizzazioni, dovrebbero essere i primi, ancor prima di altri, a raccogliere ed ingaggiare.

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