NONOSTANTE DECRETO BONIFICHE, RAZIONALIZZAZIONE LONTANA
— 29 Marzo 2015«Si è sempre ipotizzato» annota QUOTIDIANO ENERGIA «che uno dei maggiori ostacoli alla modernizzazione della rete fosse l’elevato costo di chiusura degli impianti con gli adempimenti (e relativi elevati costi) per le bonifiche che comportava. É arrivato dal Ministero un decreto che contiene, fra l’altro, “criteri semplificati“ per la bonifica dei punti vendita carburanti. In pratica l’intento del legislatore è quello di favorire la chiusura degli impianti economicamente antieconomici e/o incompatibili, che sarà così meno onerosa. Ciò valutato insieme ai ripetuti richiami dell’Autorità antitrust, che invitano gli enti territoriali a non frapporre vincoli all’apertura di nuovi impianti, potrebbe rappresentare la svolta per avere una rete di vendita degna di un Paese moderno come l’Italia, con conseguenti benefici anche per i consumatori. La famosa “ristrutturazione“ di cui si è favoleggiato per anni potrebbe dunque essere così avviata.»
Ed infatti il Decreto del Ministero dell’Ambiente 12 febbraio 2015, n. 31, recante «Regolamento recante criteri semplificati per la caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica dei punti vendita carburanti, ai sensi dell’articolo 252, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152» è stato infine pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 68 del 23 marzo [per il testo, cliccare sul titolo del provvedimento allegato].
Decreto MinAmbiente 12.02.2015
Il decreto definisce le linee «semplificate» per la caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica dei suoli e delle acque sotterranee per le aree di sedime o di pertinenza dei punti vendita carburanti, stabilendo, in particolare, sotto il profilo tecnico gli indirizzi di attuazione delle misure di prevenzione e di messa in sicurezza d’emergenza, le modalità di «caratterizzazione» delle aree, i criteri di applicazione dell’analisi di rischio specifica del sito, tenendo conto, in particolare, della ubicazione dell’area contaminata in funzione dell’effettivo grado di esposizione e di rischio anche in riferimento alla aree limitrofe, gli interventi per la messa in sicurezza e la bonifica ed infine, sotto il profilo della procedura burocratica, le modalità ed i termini per lo svolgimento della relativa istruttoria.
Ma se un tanto può oggettivamente semplificare un percorso di chiusure volontarie di impianti se non altro per la limitazione dei costi di ripristino dei suoli, rimangono incerti i contorni complessivi del tema «ristrutturazione», su cui si registrano – oltre a quelle dei soliti noti – ancora opinioni tra esse dissonanti o apertamente critiche. [Del resto, che l’autentica ristrutturazione la stiano facendo i prezzi risulta chiaro per tutti].
Riferendo dell’assemblea dei retisti di ASSOPETROLI del 26 marzo, STAFFETTA sottolinea che la discussione su un’ipotesi di «proposta unitaria» [ossia di Unione Petrolifera, Assopetroli, FAIB, FEGICA e FIGISC/ANISA] per la revisione del testo del disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri ancora il 13 dicembre 2013 – poi chiuso nel cassetto – ha trovato posizioni «nettamente dissenzienti» su tale ipotesi dai retisti del Centro Sud [Lazio, Campania, Puglia e Sicilia] «sui passaggi che configurerebbero un allargamento delle ipotesi di incompatibilità».
Una posizione critica, dunque, che individua nei nuovi criteri di incompatibilità – invero molto generici e piuttosto fumosi – da aggiungere a quelli già consolidati dalle Linee guida Marzano del 2001 un vero e proprio cambiamento delle regole in corso di partita.
E infatti, secondo STAFFETTA, la «proposta unitaria» sarebbe passata solo a maggioranza, anche se «ci sarebbe ancora spazio di trattativa nel percorso di avvicinamento verso quella posizione condivisa da sottoporre unitariamente al Ministero dello sviluppo economico».