RISTRUTTURAZIONE: TAVOLO DIFFICILE, NUMERI PESSIMI

La Sottosegretaria del MISE, Simona VICARI

La Sottosegretaria del MISE, Simona VICARI

Il Ministero per lo sviluppo economico ha rimesso in piedi, dopo quasi un anno di standby, il tavolo sulla ristrutturazione della rete: lo ha fatto chiamando a raccolta, martedì scorso, 11 novembre, oltre trenta persone in rappresentanza di istituzioni ed operatori vecchi e nuovi del settore [Associazione dei Comuni, Coordinamento Regioni, Unione Petrolifera, Assopetroli, Assoindipendenti, Consorzio Grandi Reti, Coop, Conad, Federdistribuzione, Faib, Fegica e FIgisc/Anisa], sotto la supervisione delle Direzioni del Ministero e della Sottosegretaria Simona VICARI.

Il Ministero per intervenire in qualche modo in via legislativa, pone due condizioni non semplici: vuole un accordo il più ampio possibile tra le parti ed intende partire da quel disegno di legge che è rimasto fermo nel cassetto del fu Governo Letta dopo essere stato approvato il 13.12.2013, pur invitando le parti a produrre propri documenti e contributi.

Ma le posizioni restano quelle già rese note in questo dibattito infinito, posizioni che registrano opinioni e sensibilità diverse.

Da un lato Unione Petrolifera, che intende andare avanti sulla razionalizzazione [ma i cui associati intanto si vanno sempre più allargando sugli impianti ghost e tra i cui associati vanno probabilmente rintracciati coloro i quali hanno messo in moto la procedura di infrazione comunitaria che ha fatto modificare la norma sugli impianti automatizzati, ora possibili ovunque, appena approvata e pubblicata], e che cerca un sostegno nelle Organizzazioni dei gestori [che sono stati gli unici a produrre da un anno a mezzo a questa parte un progetto pubblico di ristrutturazione pilotata e responsabile], dall’altro, con diverse sfumature, quanti ritengono di essere con la loro stessa presenza un fattore di razionalizzazione, quanti vogliono lasciar fare al mercato senza interventi normativi, quanti sostengono che è un affare solo di altri, quanti non gradiscono che le regole sulle incompatibilità vengano cambiate in corso di partita, quanti pongono – ed è veramente difficile dar loro torto! – la questione di come si possa razionalizzare la rete senza disporre una moratoria sulle nuove aperture, infine, i tanti che si chiamano fuori dalla partita e soprattutto che non intendono pagare in alcun modo costi per la ristrutturazione.

Significativa la posizione del Consorzio Grandi Reti che ha dichiarato senza mezzi termini che la ristrutturazione è un problema esclusivo delle major petrolifere, che hanno il loro marchio sull’ottanta per cento della rete e che bene farebbero a chiudere invece di cercare di cedere ancora impianti marginali. Ha un suo peso non indifferente il problema dei costi reali e delle procedure amministrative per la bonifica ed il ripristino dei siti: Assopetroli ne propone una trattazione «a due velocità», messa in sicurezza degli impianti e dei serbatoi al momento della chiusura, bonifica vera e propria al momento del riutilizzo dell’area. Mentre sugli impianti incompatibili [su cui tutti sono d’accordo nel dire che ci vogliono strumenti cogenti], il punto di frizione è sul mantenimento dei vecchi parametri del Decreto Marzano del 2001 ovvero sul loro allargamento con altri [ed imprecisati] parametri «inventabili» per poter chiudere un maggiore numero di impianti, creando incompatibilità aggiuntive.

Q Easy

E sulla situazione della rete parlano, assai più delle buone intenzioni o delle false intenzioni, i numeri diffusi dal Ministero su impianti ed erogati: una fotografia vecchia [la situazione è aggiornata solo al 31.12.2012], ma già eloquentemente drammatica.

A fine 2012, dunque, gli impianti erano 23.704, con vendite – tra benzine, gasolio e gpl – per 30,518 miliardi di litri ed un erogato medio di 1,287 milioni di litri/impianto.

Due domande preventive – prima ancora di guardare dentro i dati – sono quelle, in ordine, 1) sul numero dei «cadaveri» presenti in quel conteggio; 2) sul numero delle pompe bianche.

E infatti – premesso che tra gli impianti complessivi si annoverano 469 aree di servizio autostradali –, visto che Unione Petrolifera dichiara [dati diffusi nel 2014] che i propri numeri sulla rete di marchio conteggiano 20.212 impianti [autostradali compresi], quanti ne mancano ancora per arrivare a 23.704? L’aritmetica direbbe 3.492 unità, o se si preferisce il 14,7 % dell’intera rete del 2012 !

Se poi si leggono i dati per classi di erogato, salta fuori che 2.103 impianti [l’8,9 % del totale] vendono una media per impianto di 0,064 milioni di litri [proprio 0,064 !], 3.024 impianti [il 12,8 % della rete] vendono una media per impianto di 0,255 milioni di litri, 9.659 impianti [il 40,7 % della rete] vendono una media per impianto di 0,713 milioni di litri.

Fermiamoci qui un momento: il 62,4 % della rete registra vendite per 7,8 miliardi di litri [cioè il 25,5 % delle vendite totali] con una risibile media di erogato/impianto pari a 0,527 milioni di litri !

Sopra la marginalità ci stanno anzitutto le eccellenze: 78 impianti [lo 0,3 % del totale] hanno un erogato medio/impianto di 13,718 milioni di litri [sono impianti della Grande Distribuzione e un ristretto manipolo di aree di servizio autostradali], 470 impianti [ossia il 2,0 % della rete] vantano un erogato medio/impianto di 6,415 milioni di litri.

Le eccellenze contano solo il 2,3 % della rete totale, con vendite per 4,085 miliardi di litri [cioè il 13,4 % delle vendite totali], con una media di erogato/impianto pari a 7,454 milioni di litri.

Tra marginalità ed eccellenza, ci sta la mediocrità: 8.370 impianti [il 35,3 % della rete totale] può vantare un erogato medio/impianto di 2,227 milioni di litri.

Si tratta di dati certamente peggiorati – seguendo il trend dei consumi – nel corso del 2013 e del 2014, e comunque, tralasciando eccellenze e marginalità per attestarsi sulla sola fascia mediana, si parla di 2,2 milioni di litri contro – sempre a parità di periodo, ossia a fine 2012 – una media generale [vendite/impianti] di 3,2 milioni di litri/impianto in Spagna [circa 9.800 impianti], di 4,0 in Germania [circa 18.400 impianti], di 4,2 in Francia [circa 11.700 impianti] e di 4,9 nel Regno Unito [circa 8,700 impianti].

Per non parlare della media generale italiana di 1,287 milioni di litri, che, scomposta tra le reti ci restituisce approssimativamente sempre nel 2012: in rete autostradale una media di 5,117 milioni di litri col gpl, nella rete ordinaria di 1,210 milioni di litri per impianto, con le pompe bianche che hanno erogati doppi rispetto a quelle colorate e con la tara dei mega impianti della grande distribuzione grazie dalla differenza delle condizioni del prezzo di cessione dei prodotti.

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