DDL STABILITA’ – ASSOPETROLI: 6OMILA POSTI DI LAVORO A RISCHIO
— 5 Novembre 2014«Per il solo settore della commercializzazione e distribuzione dei carburanti che qui rappresentiamo e per l’indotto immediato, le misure contenute nel Ddl di stabilità del 2015 rappresenterebbero una forte perdita volumi che si tradurrebbe inevitabilmente in un rischio per la tenuta del settore ed una inevitabile perdita occupazionale stimata in 60 mila posti di lavoro»: così ASSOPETROLI per bocca del suo Presidente FERRARI AGGRADI, lunedì all’audizione tenutasi in Parlamento a Commissioni bilancio di Camera e Senato riunite, ha commentato le misure su Iva ed accise contenute nelle famose clausole di salvaguardia contenute nella finanziaria del Governo Renzi, presentando ed illustrando un documento assai argomentato, con una serie di conteggi elaborati anche in collaborazione con FIGISC ANISA CONFCOMMERCIO che stimano gli effetti dell’incremento della tassazione sui consumi.
E ciò perché «gli effetti negativi derivanti dal possibile, quanto verosimile, aumento delle aliquote Iva e delle accise sui carburanti farebbero lievitare il peso fiscale superando la soglia del 61% del prezzo al consumo già raggiunta nel mese appena concluso, capace di oscurare ogni altra buona misura proposta dal Governo».
Se, come si vede ogni mese dal bollettino dello «stacco Italia delle imposte» – elaborato da un anno da Assopetroli e Figisc Anisa [«l’anomalia italiana, dice Assopetroli, è rappresentata da un carico fiscale eccessivo sui carburanti»] – già oggi e almeno dal 2012 gli italiani pagano 24-25 cent/litro di imposte in più della media dei cittadini europei, gli aumenti previsti dalle clausole di salvaguardia della finanziaria 2015 [con un effetto sui prezzi da 8 a 13 cent/litro durante l’arco temporale] faranno balzare tale stacco nei prossimi anni fino a 37-38 cent/litro.
Ma al crescere oltre certi limiti della tassazione crollano i consumi e di conseguenza il gettito fiscale preventivato, si penalizzano famiglie ed imprese, si aumenta la soglia di insostenibilità della rete distributiva rispetto al mercato – facendo chiudere al mercato un numero doppio degli impianti che dovrebbero essere chiusi con una ristrutturazione
Dice a quest’ultimo proposito il documento di Assopetroli: «Per determinare una ipotesi di scenario per l’impatto occupazionale sul settore, dobbiamo necessariamente far riferimento alle misure di razionalizzazione della rete distributiva dei carburanti in Italia, delineata nei suoi contorni dal Consiglio dei Ministri nel dicembre del 2013, ma tutt’ora oggetto di attenta analisi da parte del Tavolo Tecnico appositamente istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Tale ipotesi, al fine di razionalizzare la rete di distribuzione e restituire ad essa un margine adeguato di redditività, partiva da una base di 24.000 impianti stradali e ne ipotizzava la chiusura di circa 5000. Tale ipotesi… era evidentemente calibrata sui dati consolidati del 2012. A distanza di un anno dalla sua presentazione ed in previsione dello scenario delineato dal presente studio, appare plausibile, sulla base delle ulteriori perdite di volumi ipotizzate, elevare il numero degli impianti che cesseranno l’attività non per la razionalizzazione ma per il crollo delle vendite tra i 9.000 e i 10.000 complessivi.»
Insomma un danno generale che otterrebbe per giunta un risultato risibile sotto il profilo del gettito erariale. E, infatti, a fronte di aumenti progressivi della fiscalità derivanti dall’aumento delle accise, ma anche delle aliquote Iva fino a tre punti e mezzo, si preventivano, infatti, entrate aggiuntive fino al 2021 per oltre 31 miliardi di euro, ma la flessione dei consumi [così come successo nel triennio 2012-2014] farebbe venir meno nello stesso periodo ben 29,5 miliardi di euro [per incassare imposte aggiuntive si perde l’intera imposta su rilevanti quantitativi di consumi]: in sintesi – come si può vedere dalla tabella – il risultato netto di questo «ciclone» che travolgerebbe consumi, imprese, famiglie e l’intero sistema distributivo, porterebbe alle casse dello Stato solo 1,7 miliardi di euro in più.
Imposta media | Maggior gettito preventivato | Perdita gettito per flessione consumi | Maggior gettito netto | |
Anno | euro/litro | mld euro | mld euro | mld euro |
2014 | 0,954 | |||
2015 | 1,033 | 3,0 | -2,28 | 0,67 |
2016 | 1,061 | 4,0 | -3,55 | 0,45 |
2017 | 1,075 | 4,5 | -4,24 | 0,28 |
2018 | 1,088 | 5,0 | -4,95 | 0,06 |
2019 | 1,086 | 4,9 | -4,85 | 0,09 |
2020 | 1,086 | 4,9 | -4,85 | 0,09 |
2021 | 1,086 | 4,9 | -4,85 | 0,09 |
Totale | 31,28 | -29,57 | 1,71 |
Stima Assopetroli – Figisc/Anisa
Si potrebbe obiettare che si tratta pur sempre di clausole di salvaguardia, destinate a scattare se e solo se non si dovessero sistemare i conti pubblici con altre improbabili risorse [tagli di spesa, maggiori entrate!], ma, dice sempre Assopetroli «le misure sono ad alto rischio di attivazione: ….per sterilizzare con efficacia il rischio di aumento delle aliquote iva e dell’accisa occorrerà attendere l’emanazione di ulteriori provvedimenti o che sia attuata, con reale efficacia, una riduzione della spesa pubblica»
Si sta dunque giocando col fuoco degli artifici contabili e con un bilancio costi/benefici incredibilmente assurdo perfino per questo strano Paese !