FAIB, FEGICA, FIGISC/ANISA: 12 NOVEMBRE: NO CARD DAY
— 5 Novembre 2014CAROCARBURANTI. I BENZINAI DENUNCIANO IL MONOPOLIO BANCARIO ED I COSTI INACCETTABILI DI CARTE DI CREDITO E PAGOBANCOMAT
ANNUNCIATI I RICORSI ALLA COMMISSIONE EUROPEA E ALL’ANTITRUST ITALIANA
IL 12 NOVEMBRE NO CARD DAY E CONFERENZA STAMPA A ROMA (Hotel Nazionale ore 11) PER PRESENTARE L’INIZIATIVA
I Gestori degli impianti di distribuzione carburanti hanno l’obbligo di accettare, in pagamento, la moneta elettronica.
Ma il costo delle commissioni imposte dal sistema bancario è talmente alto da assorbire l’intero margine di gestione e da costringere di fatto gli operatori a scaricarne gli oneri direttamente sul prezzo al pubblico dei carburanti.
Questo il risultato dei provvedimenti emanati dal Governo che hanno finito per penalizzare, ancora una volta, piccole imprese, lavoratori e consumatori ad esclusivo vantaggio delle Banche e dei consorzi interbancari che gestiscono sostanzialmente in regime di oligopolio l’emissione e l’utilizzo delle carte di credito e del pagobancomat.
Insomma, mentre il Governo impone ad esercenti e consumatori l’utilizzo delle carte, dall’altro lascia assolutamente libero il sistema bancario di fissare condizioni e costi a proprio piacimento e in ragione delle sue esigenze.
E’ sufficiente dire che il costo imposto ai Gestori italiani è complessivamente superiore all’1,5%, a fronte di un margine lordo inferiore al 2% del prezzo finale che, come noto, per il resto viene intascato dallo Stato, in forma di accise ed IVA, e dalle compagnie petrolifere.
Tutto ciò nonostante persino l’”Europa delle Banche” stia per adottare una normativa che contiene il costo massimo del servizio fra lo 0,2 e lo 0,3%.
Il 12 Novembre, a sostegno della Conferenza Stampa e dell’avvio delle denunce, i Gestori non accetteranno alcuna carta di credito né bancomat per manifestare lo stato di disagio della Categoria che è avviata, se non interverranno fatti nuovi, ad una vera e propria disobbedienza civile, rifiutando la moneta elettronica in pagamento.
QUALE E’ L’AUTORITA’ CHE PUO’ OBBLIGARE UNA PICCOLA IMPRESA A VENDERE IN PERDITA?
Ci attendiamo che l’Unione Europea da una parte e l’AGCM nazionale dall’altra, a seguito della denuncia, intervengano per ripristinare certezza del diritto e libertà di concorrenza.
E’ arrivato il momento di dire basta allo strapotere delle banche che speculano sulle piccole imprese a favore di chi fa speculazione.
Lo Stato, dopo aver reso obbligatoria da luglio, l’accettazione dei pagamenti effettuati con moneta elettronica ha di fatto lasciato che il sistema delle banche e dei servizi interbancari di gestione delle carte di credito e di debito – facendosi forte del nuovo obbligo di legge – caricasse sugli operatori economici costi di gestione assolutamente insostenibili per i gestori della distribuzione carburanti.
I benzinai italiani operano con margini, a seconda delle modalità di vendita, variabili dal 1% al 2% del prezzo finale pagato dal consumatore, mentre i costi per le transazioni elettroniche variano, a seconda degli istituti bancari e dei territori, dallo 0,5% all’1,2%, con punte che arrivano a sfiorare il 2%, di fatto azzerando ogni possibilità di fare impresa e fare utili.
Il sistema di gestione dei POS e delle commissioni risulta, come abbondantemente attestato anche dagli atti del Parlamento, il più alto d’Europa, con costi complessivi che si collocano anche oltre il 50% rispetto alla media comunitaria. Il sistema bancario e dei servizi interbancari, che da un lato metterà insieme un tesoretto di circa 5 miliardi di euro derivanti dal minor costo di gestione del contante [trasporto e contazione del denaro, depositi e sicurezza…] dall’altro spreme i gestori, obbligati da una norma di legge ad accettare pagamenti elettronici gestiti in forma privatistica, lucrando così ancora un altro mezzo miliardo di euro, in regime di sostanziale cartello ed oligopolio.
Sia pure con la condivisibile motivazione che l’utilizzo della moneta elettronica può contrastare, da una parte, i fenomeni malavitosi, particolarmente cruenti sulla rete carburanti, e, dall’altra, può contribuire a ridurre aree di evasione ed anche di distribuzione illecita di prodotti petroliferi, le banche fanno però business e lo Stato regala tagli alle loro spese per miliardi di euro.
A pagare il conto i gestori che raccolgono per lo Stato, gratuitamente e a proprio rischio e pericolo fisico ed economico, circa 30 miliardi all’anno tra accise ed Iva.