FIGISC AI CONVEGNI DI OIL& NONOIL

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FIGISC CONFCOMMERCIO ha partecipato a due dei numerosi convegni organizzati nell’ambito della manifestazione nazionale OIL&NONOIL, tenutasi a Roma al Palazzo Congressi EUR nelle giornate del 29 e del 30 ottobre 2015.
In rappresentanza della Federazione il Vicepresidente Nazionale Bruno BEARZI è intervenuto sia al tavolo che ha discusso di «Eccedenze cali e tenuta dei registri di carico e scarico: le novità della circolare dell’Agenzia delle Dogane», convegno organizzato a cura di FAIB, FEGICA e FIGISC, sia al tavolo che ha discusso di «La rete carburanti di domani, fra processi di concentrazione, trasformazione e crescita delle imprese indipendenti», convegno curato da OIL&NONOIL e QUOTIDIANO ENERGIA.

Sulla questione dei cali, BEARZI ha ripreso la posizione della FIGISC nel merito della circolare già espressa dai colleghi delle altre Organizzazioni di categoria, definendola bensì «utile» per evitare difformità interpretative da parte degli organi di controllo, ma pur tuttavia ancora carente e niente affatto risolutiva sulle questioni di fondo, in particolare ribadendo la centralità del nodo – mai seriamente affrontato per quanto noto ed ultradatato – delle differenze tra volumi sui quali vengono assolte le accise e volumi che vengono consegnati sugli impianti dalle aziende per effetto delle variazioni di temperatura rispetto al limite fiscale dei 15° e sottolineando gli aspetti pratici della condotta delle consegne dei prodotti negli impianti, che rendono quasi sempre impossibile al gestore la verifica delle quantità, dal momento che raramente lo scarico del prodotto avviene con assistenza di sistemi dotati di contatori volumetrici, bensì con autocisterne kilolitriche, alle quali non è più possibile accedere – come pure un tempo avveniva – per la verifica di livelli e temperature.

E sull’evoluzione della rete dei carburanti, il Vicepresidente di FIGISC – riprendendo a sua volta le ben note argomentazioni comuni a tutte le Organizzazioni di categoria sul doppio canale di vendita rete-extrarete e sulle conseguenti condotte discriminatorie dei prezzi di cessione -, ha riproposto all’esponente dell’Antitrust, presente al tavolo dei relatori, l’evidenza che il gestore, per la sua esigua e precaria marginalità, per i vincoli commerciali che caratterizzano il proprio rapporto con la compagnia e per l’assoluta conseguente mancanza di autonomia lungo tutte le fasi del processo di determinazione del prezzo [e sul quale, comunque, si riflettono tutte le tensioni del pricing e della concorrenza, sia in termini di erosione del margine che degli erogati], è impossibilitato ad esprimere potenzialità competitive rispetto ai soggetti che sono riforniti sul mercato extrarete – dalla stessa compagnia cui il gestore è vincolato – a condizioni di prezzo incomparabilmente più convenienti, con conseguente grave sviamento della clientela.

Sottolineando che il gestore, con risorse finanziarie proprie ed a proprio totale rischio è ormai ridotto all’unica funzione di esazione delle esorbitanti imposte sul carburanti per lo Stato, e non più a ricoprire un ruolo autonomo nella filiera distributiva – anche perché i vincoli configurati dal tradizionale contratto di comodato e dalla esclusiva di fornitura ne hanno esasperato la totale dipendenza economica e l’esposizione alle involuzioni e storture del mercato -, ha posto la questione della revisione delle figure contrattuali che, pur previste in astratto sin dal 2012 dalla legislazione sulle liberalizzazioni, non hanno trovato fino ad oggi nessuna minima definizione, sottolineando l’urgenza, unitariamente alle altre sigle di rappresentanza dei Gestori, di «spingere» sulla diffusione del contratto di commissione, che, sollevando in parte i gestori da rischi ed oneri finanziari che non sono ulteriormente sostenibili a fronte delle dinamiche del mercato e dei prezzi, ne riconoscano almeno la giusta remunerazione per l’insostituibile funzione di servizio nella filiera del sistema distributivo.

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E sui lavori dei due tavoli riportiamo integralmente [per g.c.] alcuni passaggi degli articoli pubblicati nei giorni scorsi da QUOTIDIANO ENERGIA:

<<Fare il punto sul tema dei cali e delle eccedenze, con i relativi adempimenti, alla luce della circolare 6/D delle Dogane. Questo l’obiettivo del convegno organizzato nei giorni scorsi a Roma da Faib, Fegica e Figisc nell’ambito di Oil&Nonoil, i cui lavori sono stati aperti da Massimiliano Di Pace, docente di politica economica dell’Università Marconi. La relazione di Di Pace, in particolare, si è soffermata sugli adempimenti di comunicazione alle Dogane delle eventuali eccedenze riscontrate allo scarico dall’autobotte presso l’ultimo impianto destinatario del carico e sulle modalità di tenuta del registro carico-scarico in caso di cali.
Grande rilevanza è stata data a tutte le novità della circolare, che ha visto l’introduzione dei principi secondo cui il gestore deve inserire nel registro carico-scarico tutti i cali, anche quelli superiori ai limiti ammessi, e l’eventuale eccedenza – se nei limiti – non può costituire oggetto di nessuna pretesa in termini di Iva. Tutto ciò ha capovolto il precedente orientamento dell’Agenzia, che aveva dato luogo a sanzioni sia per scorretta tenuta dei registri in caso di registrazione di cali superiori ai limiti, e sia per evasione Iva in caso di riscontro dei eccedenze, ancorché nei limiti. Di Pace ha evidenziato poi anche alcune incertezze operative derivanti dalle “zone d’ombra” della circolare. A seguire il dibattito, che ha avuto come protagonisti i rappresentanti dei sindacati dei gestori e di Assopetroli, cui ha preso parte anche il dirigente delle Dogane Gualtiero Cultrera.>>
QUOTIDIANO ENERGIA – 04.11.2015

<<L’evento è stato aperto dalla relazione di Carlo Bardini della Antitrust che ha fatto il punto sul settore trascorsi tre anni dalla pubblicazione dell’indagine conoscitiva del Garante sugli impianti indipendenti. Il rappresentante dell’Authority ha quindi ripercorso le dieci segnalazioni effettuate dal 2012. E gli interventi dell’AGCM, ha sottolineato Bardini, «non sono caduti nel vuoto» tra cose fatte (database prezzi praticati, liberalizzazione impianti non assistiti, in buona parte liberalizzazione turni ed orari) e in arrivo col disegno di legge concorrenza.

Tanti i temi affrontati nel dibattito. Anzitutto il D.d.l. concorrenza, attualmente all’esame del Senato che nell’ultima versione (senza più i limiti alle nuove aperture cancellate in aula alla Camera) vede COOP «abbastanza favorevole, al netto della norma sull’obbligo del terzo prodotto………Il nostro modello di business è chiaro: efficienza, impianti tecnologici, buona capacità di acquisto per garantire così al socio le migliori condizioni di mercato». Ciò, aggiunge, «non vuol dire che abbiamo i prezzi più bassi sempre e comunque, perché la competizione è sul millesimo e in molte aree geografiche siamo in linea col miglior competitor. Abbiamo però stazioni di servizio accoglienti, anche se senza servizio. La concorrenza quindi non è solo sul prezzo, ma sulla qualità e sull’innovazione del servizio e sulle condizioni di acquisto».
Quanto alle no-logo, perché tanti operatori convenzionati con le compagnie hanno deciso di diventare indipendenti? É stata una scelta in parte obbligata e in parte voluta per «salvaguardare gli investimenti sul territorio perché a un certo punto le compagnie hanno cambiato atteggiamento nei confronti della rete», ha detto l’A.D. di una azienda con quattro impianti e un deposito in Veneto, associata di ASSOPETROLI, e l’azienda che è intervenuta in rappresentanza di ASSOINDIPENDENTI ha a sua volta parlato di migliore efficienza dei piccoli operatori nel reagire alle nuove esigenze del mercato.
«Pompa bianca non è necessariamente bello», ha osservato il vice direttore di UNIONE PETROLIFERA. É un fenomeno diverso rispetto alla Gdo, spesso, rileva, si tratta di impianti che non sono stati più convenzionati dalle compagnie perché non c’erano le condizioni per farlo e sono stati trasformati in pompe bianche, «ma non sono gli impianti del futuro».

Una rete in evoluzione impone cambiamenti anche in termini di rappresentanza e nuovi contratti. I sindacati dei gestori lo sanno bene, «non si sono mai sottratti», commenta il presidente di FAIB, Martino Landi. «Il mercato così com’è è assurdo, applichiamo contratti diversi, ad esempio quello di commissione», dice Bruno Bearzi, vicepresidente nazionale di FIGISC.

Dal presidente della FEGICA, Roberto Di Vincenzo, un attacco alla linea dell’AGCM che «deve reprimere comportamenti contrari alla concorrenza e non orientare il mercato» e all’industria petrolifera «che non investe più sulla rete di marchio, preferisce un altro canale di vendita dove si può reperire prodotto sotto Platts. Se è vero che esiste una concorrenza tutti devono avere le stesse possibilità per farsi concorrenza. Il vero nodo è quello del pricing».

«Se qualcuno vende sotto Platts», replica U.P., «chiederei se sia giusta la quantità, la qualità e se venga pagato tutto quello che c’è da pagare, Iva e accisa». E sulle strategie delle compagnie sulla rete, ciascuna, conclude il vice direttore UP, ha le proprie soluzioni. E per l’AGCM, «se le petrolifere arretrano a fare i produttori e si disintegrano lasciando così spazio a valle ad operatori autonomi, “scolasticamente”, dal nostro punto di vista, è una notizia positiva».
QUOTIDIANO ENERGIA – 03.11.2015

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