GOVERNO: I COSTI DELLA MONETA ELETTRONICA
— 15 Febbraio 2017Roma, 14 febbraio 2017
Egr. On.le PAOLO GENTILONI
Presidente del Consiglio dei Ministri
Egr. On.le Teresa BELLANOVA
Viceministro Sviluppo Economico
Egr. On.le Filippo BUBBICO
Viceministro Interno
Egr. On.le Luigi CASERO
Viceministro Economia e Finanze
Egr. Ing. Claudio SPINACI
Presidente Unione Petrolifera
Egr. Dott. Andrea ROSSETTI
Presidente Assopetroli-Assoenergia
Oggetto:
Costo moneta elettronica e tematiche connesse. Proclamazione dello stato di agitazione ed altre iniziative.
Egregio Signor Presidente del Consiglio, signori Viceministri,
le scriventi Federazioni che organizzano i Gestori degli impianti stradali ed autostradali di distribuzione carburanti, intendono sinteticamente porre alla loro attenzione alcuni temi che, purtroppo, giacciono irrisolti da molti e molti mesi.
Fra questi, le scriventi intendono segnalare come lo sforzo del Parlamento e del Governo per sollecitare il sempre maggiore utilizzo della moneta elettronica par pagare gli acquisti di carburante, finisce per cozzare contro l’assoluta posizione di retroguardia e di chiusura a qualsivoglia intesa delle banche che, anche su tale argomento, antepongono i loro interessi di struttura a quelli del sistema Paese.
Riservandoci di essere più dettagliati in un incontro che, ci auguriamo, vorrà essere calendarizzato con la nostra Categoria (dopo mesi e mesi di silenzi), vorremmo nel frattempo chiarire come il «sistema» sia del tutto impermeabile a qualsiasi realistica rappresentazione della realtà.
Il prezzo al pubblico del carburante è costituito, sostanzialmente, di tre componenti economiche: accise ed Iva (che vale circa il 60%); ricavo industriale lordo (che vale circa il 37% ); margine di gestione (che vale circa il 2,5%). Nonostante ciò il costo della transazione per l’utilizzo della moneta elettronica, grava sull’ultimo segmento della filiera, finendo per erodere circa il 50% del margine pro-litro.
Alle commissioni percentuali che oscillano da 0,50 ad 1,60% (a seconda dei circuiti e che siano carte di credito o debito) infatti, si aggiungono i costi di «noleggio» dei pos e finanche i costi di telefonia che, immancabilmente, finiscono per essere conteggiati come «trasmissione dati».
Fin troppo responsabilmente la nostra Categoria è rimasta fino ad ora a guardare in attesa che si concretizzassero quelle modifiche normative – auspicate da più parti politiche, ma mai realizzate – che consentissero di mettere a sistema quelle introdotte con il Decreto «Salva Italia». Non v’è dubbio, infatti che non si possa parlare di equità se il costo della tutta l’operazione viene scaricato sull’ultimo e più debole anello della catena, in evidente «debito» di risorse.
Ma il degrado di questo settore, l’abbandono del nostro mercato da parte di «storici» operatori petroliferi, l’imbarbarimento dei rapporti come conseguenza della mancata vigilanza e della scarsa propensione della Politica a rendersi conto della strategicità del settore (che garantisce all’Erario un gettito di oltre 40 mld/anno di €uro), hanno reso possibile una situazione che nemmeno dei casi di scuola sarebbe proponibile.
Per questi motivi, le scriventi Federazioni intendono preannunciare che se non interverrà una presa di coscienza della drammaticità del fenomeno, saranno costrette a scegliere la via della contrapposizione, rifiutando la moneta elettronica o introducendo una «commissione aggiuntiva», alzando i prezzi al pubblico oltre il limite che contrattualmente si sono autoimposti.
C’è, poi, il ricorso alla Commissione Europea alla quale denunciare costi assurdi per servizi gratuiti in tutti gli altri Paesi, in aggiunta alla palese discriminazione dei Gestori verso altre categorie che, come i «benzinai» distribuiscono prodotti (come i tabacchi) ad altissimo contenuto di accisa assolta, però, al momento dell’acquisto.
Forse una soluzione equa sarebbe che ciascuno dei soggetti interessati: Erario, Fornitori e Gestori, pagassero la commissione al sistema bancario pro-quota: questo ripristinerebbe la certezza del diritto e metterebbe fine ai soprusi fin qui perpetrati.
La nostra Categoria, vessata da continui ed unici adempimenti, introvabili nelle prescrizioni per altri settori similari (benzacartelloni, osservaprezzi, comunicazione elenco fatture attive e passive ed altri provvedimenti in corso di emanazione) è ora arrivata allo stremo (e si parla di nuovi aumenti d’accisa) e pronta a portare la protesta ai più alti livelli e finanche a chiudere gli impianti.
Ci auguriamo che l’incontro più volte richiesto al Mise venga infine realizzato e le tematiche accennate possano trovare una loro soluzione.
FAIB – FEGICA – FIGISC