ILLEGALITÀ DI SETTORE: CONVEGNO DELLA REGIONE PIEMONTE
— 17 Aprile 2016Sul convegno «Contrasto alle irregolarità nel settore della distribuzione carburanti», organizzato dalla Regione Piemonte e svoltosi a Torino il 14 aprile – cui ha partecipato per la FIGISC il Vicepresidente Nazionale on.le Luca SQUERI, riportiamo [per g.c.] i commenti e resoconti pubblicati il 15 aprile da STAFFETTA QUOTIDIANA [che ha, peraltro, moderato il dibattito]:
<<1. Carburanti, dilaga la criminalità
Il mercato illegale dei carburanti rischia di soppiantare quello legale. La sensazione di essere ormai su un crinale molto scivoloso è emersa chiaramente dal convegno “Contrasto alle irregolarità nel settore della distribuzione dei carburanti”, organizzato dalla Regione Piemonte e svoltosi ieri a Torino. Un convegno a suo modo storico, perché per la prima volta ha portato intorno allo stesso tavolo tutti i principali protagonisti del settore, operatori e istituzioni (Mise, Mef, Dogane, Guardia di Finanza), a parlare di un problema che solo fino a un anno fa era ancora misconosciuto, a volte trattato con sufficienza.
L’allarme è stato unanime, per quanto declinato secondo le diverse modalità in cui si manifesta l’illegalità. I fenomeni sono infatti sempre più diffusi e variegati, anche se i due filoni principali riguardano l’importazione illegale di prodotto adulterato dall’Est Europa e l’evasione Iva attraverso frodi carosello o falsi crediti. Quanto alle importazioni, al centro-nord il prodotto “di contrabbando” è utilizzato principalmente per le macchine per il movimento terra, mentre al Sud sempre più spesso finisce direttamente nei punti vendita stradali. Quanto all’evasione Iva, i presunti trader, grazie anche alla proliferazione (poco controllata) dei depositi fiscali, si stanno espandendo, acquistando direttamente punti vendita per garantire uno sbocco diretto al prodotto.
Le stime sulla quota del “nero” impazzano, in pubblico e nei conciliaboli riservati, andando da un minimo del 10-20% fino addirittura al 50% del totale dell’erogato sulla rete. Il tutto, e questo ormai è pacifico e scritto nero su bianco nelle risultanze delle indagini, fa capo alla criminalità organizzata. E nel corso del convegno non sono mancati riferimenti alla probabile provenienza Isis di prodotti importati da Malta, Grecia o Cipro.
Di fronte a uno scenario di questo tipo, operatori e istituzioni stanno alzando la guardia. A breve sarà pubblicato e consegnato alle autorità un documento comune di proposte stilate da UP e Assopetroli. Queste le contromisure emerse dal convegno, elaborate dai rappresentanti di tutte le articolazioni della filiera: maggiori controlli sui depositi fiscali, fatturazione elettronica, installazione di sistemi Gps sulle autobotti, istituzione di sistemi di certificazione degli operatori, tracciabilità completa dei Das, inclusione dei prodotti petroliferi “contraffatti” nel sistema di tracciamento europeo Emcs, obbligo per i maggiori venditori di fornire alle autorità gli elenchi di chi compra in esenzione Iva, eliminazione dell’esenzione Iva per gli scambi infracomunitari, allargamento dell’area del reverse charge ai titolari di punti vendita e ai grossisti, garanzia di tutela e riservatezza per chi vuole collaborare, sospensione delle licenze in caso di indagini, segnalazione alle autorità in caso di prezzi troppo bassi, controlli sugli approvvigionamenti, reintegrazione dei carburanti nella normativa sulle vendite sottocosto.
Tutte proposte che hanno pro e contro ma che sono da vagliare con la massima rapidità, adottando dove necessario soluzioni ponte di immediata applicazione. Di immediata applicazione sono sicuramente il buon senso e la moralità. Chi compra prodotto deve sospettare se riceve offerte sotto Platts o a Platts +10. E chi vende deve sospettare se la società acquirente è sconosciuta o appena nata, se ha un capitale di diecimila euro con un solo euro versato o se poi, come la “signora lettone” cui si è fatto riferimento nel corso del convegno, offre prodotto su tutte le basi del Paese.
Su questo serve un impegno reciproco. Come serve il massimo impegno della pubblica amministrazione. Per quanto gli organici siano ridotti, è necessario stabilire delle priorità – e se ancora non sono chiare è la politica a doverle indicare. L’Osservatorio prezzi fornisce già consulenze agli investigatori per individuare sacche di illegalità. Lo stesso ministero dello Sviluppo economico ha iniziato a utilizzare i dati sugli obblighi di biocarburanti e di scorte per setacciare il settore e “pescare” chi non è in regola. Ma non è accettabile, per fare un esempio, che l’Agenzia delle Dogane impieghi mesi per trasmettere alle altre amministrazioni dello Stato i dati su licenze ed erogati. In questi interstizi la criminalità prospera. E il mercato muore.
- Dalla “signora lettone” ai carburanti dell’Isis: tutte le facce dell’illegalità
Il resoconto dal convegno “Contrasto alle irregolarità nel settore della distribuzione carburanti”, organizzato dalla Regione Piemonte e svoltosi ieri a Torino. La sintesi degli interventi, le proposte, la fenomenologia dell’illegalità: dalla “signora lettone” che offre prodotto su tutte le basi del Paese alla proliferazione dei depositi fiscali, dalle vendite sottocosto alle 157 effrazioni agli oleodotti nel 2015. Ecco una sintesi degli interventi dei relatori al convegno sull’illegalità nella distribuzione carburanti svoltosi ieri presso la Regione Piemonte.
Giuseppina De SANTIS, assessore alle Attività produttive della Regione Piemonte
“C’è una preoccupazione diffusa per la percezione che nella distribuzione carburanti si verifichino irregolarità fiscali significative e diffuse. La moneta cattiva caccia quella buona. Per questo c’è allarme tra gli operatori. Il contrasto di questi fenomeni si fa con i comportamenti e con l’accordo di tutti i soggetti coinvolti. Abbiamo avuto segnalazioni da più operatori sull’opportunità di una discussione che serva ad aiutarci a riflettere e a chiarire il fenomeno e la sua portata e come contrastare il fenomeno”.
Gianluca CAMPANA, capo dell’ufficio Tutela entrate del III Reparto Comando Generale Guardia di finanza
“Ci sono nuovi e diversificati fenomeni fraudolenti. Due sono le categorie di fenomeni illeciti: l’evasione fiscale di Iva e accisa e l’infiltrazione della criminalità organizzata. Da evidenze investigative emerge che le false dichiarazioni di intenti e le importazioni irregolari da Paesi dell’est Europa non possono essere condotte da organizzazioni estemporanee o raccogliticce, ma da organizzazioni criminali strutturate e transnazionali.
Noi abbiamo due linee di azione. Indagini di polizia giudiziaria lo scorso anno abbiamo ricevuto oltre 600 deleghe dalle procure per sequestrare prodotti, con poco meno di 4.000 interventi su punti vendita, depositi fiscali e commerciali. Recentemente, quanto all’importazione di prodotti dall’est Europa, abbiamo registrato la miscelazione con composti chimici volatili che evaporano dopo due settimane. Il prodotto risulta come solvente ai fini doganali e crea difficoltà perché non è classificabile come olio lubrificante. Sull’olio lubrificante, infatti, sarebbero applicabili gli articoli 40 e 49 del TUA sul sequestro preventivo. Qui invece per sequestrare bisogna dimostrare l’utilizzo effettivo come carburante, mentre se il prodotto è classificato come olio lubrificante, lo posso sequestrare anche durante gli spostamenti, nel caso in cui, a seguito di analisi chimiche, non risulti corrispondente alle caratteristiche dell’olio lubrificante. I punti di ingresso sono principalmente il Brennero, Trieste, Tarvisio e Gorizia. Il prodotto destinato al Centro Nord finisce principalmente alle macchine per movimento terra, mentre nel sud è preponderante il rifornimento “nero” dei punti vendita stradali. Per arginare questo fenomeno conduciamo indagini ma abbiamo fatto anche una proposta di modifica della normativa a livello europeo, includendo questi prodotti nel tracciamento Emcs. I flussi di carburanti viaggiano spesso in fusti trasportati in camion telonati, che spesso sono preceduti da staffette che segnalano eventuali posti di blocco. Un motivo in più per ritenere che si tratti di organizzazioni criminali strutturate, oltre al fatto che utilizzano società con sede in Francia o Gran Bretagna. Il secondo fenomeno è quello delle frodi Iva. In molti casi avvengono attraverso l’emissione di false dichiarazioni di intento. Questo succedeva fino al 2014, poi con il dlgs semplificazioni 175/2014 la situazione è cambiata. La dichiarazione di intenti, che prima passava direttamente dall’acquirente al venditore, ora deve passare per l’Agenzia delle Entrate. Dal 2014 non abbiamo più evidenze investigative specifiche su questo fenomeno. La seconda modalità è l’evasione Iva con compensazione tramite falsi crediti Iva. Qui non si opera attraverso cartiere ma attraverso società che esistono e operano realmente, ma che emettono fatture per operazioni inesistenti in modo da accumulare falsi crediti Iva. Da oltre un anno abbiamo contatti costanti con le associazioni del settore petrolifero per individuare indizi e aree sospette. E questa collaborazione sta cominciando a dare i primi frutti”.
Anna Maria RASTA, coordinatore dell’area Procedure e Controlli settore Accise della direzione interregionale di Torino
“La fiscalità elevatissima è un forte incentivo ad architettare frodi. Le frodi sono di tipi diversissimi, si va dagli ammanchi fittizi sui registri o nei trasporti fino alle frodi sulle agevolazioni per l’autotrasporto, con compensazioni non dovute”.
Guido CALDERARO, manager Energy Taxation Management & Customs Compliance Sadi – FCA Group
“Quello dei cali è un tema che non ha ancora trovato una soluzione definitiva. I chiarimenti delle Dogane con la circolare 6/D aiutano soprattutto in tema di sanzioni ma i cali restano uno degli elementi fondamentali nei controlli della Gdf e delle Dogane. Sono rari i controlli che finiscono senza sanzioni in questo senso. Il fatto è che nei punti vendita la tenuta dei registri è a volume mentre la gestione dei depositi è a peso. Lo scarico può essere registrato sulla base del volume del DAS ma non rappresenta lo stesso peso. Presso i depositi dei nostri stabilimenti abbiamo registrato differenze dello 0,51%, pari a 154 litri su 30.000. Una differenza non rilevabile dal DAS ma solo con la “pesa” dell’automezzo. Questo continua a essere un problema aperto. Si tratta di volumi che possono essere destinati al di fuori del circuito legale, in una zona grigia. Serve una modifica delle modalità di carico se scarico presso i punti vendita”.
Orietta MAIZZA, responsabile Osservatorio prezzi carburanti del ministero dello Sviluppo economico
“Siamo a 20.000 impianti registrati all’Osservaprezzi. C’è ancora una nicchia di inadempienti che non comunicano i prezzi. Dal 2014 abbiamo inviato ai Comuni tremila segnalazioni formali e altre informali. Dal 2015 possiamo fare segnalazioni più puntuali grazie alle anagrafiche delle Dogane. Nel 2016 siamo partiti con le verifiche seguendo un criterio geografico, da sud a nord. Per ora abbiamo inviato segnalazioni scritte a più di 200 comuni. Ma non è sufficiente. L’informazione è il primo passo che il ministero dello Sviluppo economico compie a favore di chi fa gli accertamenti. Inoltre il nostro ufficio viene contattato spesso da nuclei territoriali di polizia giudiziaria”.
Pietro DE SIMONE, direttore generale di Unione Petrolifera
“Il fenomeno dell’illegalità è molto aumentato negli ultimi anni. Oltre alle cause che sono già state dette vorrei citare la proliferazione dei depositi fiscali. Un tempo erano in pratica solo i depositi costieri. Negli anni ‘80 ce n’erano 70-80 in tutta Italia, negli ultimi anni siamo arrivati a 600. Le autorizzazioni vengono rilasciate al livello periferico. Abbiamo chiesto alle Agenzie verifiche e attenzione su questo aspetto. Esistono addirittura punti vendita che ricevono prodotto in sospensione di accisa. E tra gli esportatori abituali abbiamo trovato addirittura una polisportiva. E ci sono sempre più carichi sospetti di prodotti da Malta e dalla Grecia. Di queste anomalie abbiamo parlato con le Agenzie delle Dogane, delle Entrate e con la Guardia di Finanza per individuare meccanismi di controllo e scambio di informazioni. Per noi uno dei punti cardine è la fatturazione elettronica, in modo che gli operatori siano noti. Ma dall’Agenzia delle Entrate ci hanno detto che per l’operatività ci vorrebbero 4-5 anni. Stiamo lavorando a un documento con Assopetroli, e anche con i gestori si era parlato di un protocollo di legalità. Un altro rimedio sarebbe dotare le autobotti di sistemi Gps, ne abbiamo parlato con le Dogane e ora siamo in contatto con il ministero dei Trasporti. È necessario accelerare, noi ci offriamo come esempio di sperimentazione immediata delle soluzioni. Ma l’illegalità ha aspetti diversi. Le effrazioni sugli oleodotti solo nel 2015 sono state 157. È poi importante che chi compra il prodotto si insospettisca davanti a offerte con prezzi troppo bassi”.
Andrea SALSI, vice presidente di Assopetroli
“Assopetroli per prima si è resa conto che il mercato si stava modificando. Nel 2013-14 l’allora presidente Ferrari Aggradi denunciò pubblicamente il fenomeno. Abbiamo avviato una collaborazione con le Entrate, le Dogane, il Mise, il Mef, per individuare le criticità e proporre sistemi per arginare l’illegalità con norme e prassi. A breve uscirà un documento comune con l’Unione Petrolifera. Bisogna affermare il concetto di operatore economico riconosciuto. Le false dichiarazioni di intenti Iva sono quelle che imperversano di più. Serve un vademecum che aiuti gli operatori a eseguire i controlli: controllo delle partite Iva internazionali, la verifica dell’oggetto sociale, della struttura patrimoniale. In modo da aiutare il cedente a essere garantito su chi compra. È necessario certificare gli operatori. Una delle proposte su cui c’è un dibattito è la tracciabilità completa del Das, che ora registra solo origine e destinatario finale e non eventuali passaggi intermedi. Sulla fatturazione elettronica chiederemo di far parte di un progetto pilota. Insieme a UP chiediamo alle autorità che richiedano ai maggiori venditori l’elenco dei clienti che comprano in esenzione“.
Giuseppe GATTI, presidente di Grandi Reti
“È un fenomeno che sta diventando devastante negli ultimi anni. Particolarmente rilevante è l’evasione Iva. Il gasolio agricolo destinato all’autotrazione dà fastidio ma non è quello che uccide il settore. L’attenzione va rivolta all’evasione Iva. È molto più difficile del contrasto al contrabbando normale perché si arriva sempre a posteriori. Serve una revisione delle regole europee sui sistemi Iva, in particolare l’eliminazione dell’esenzione Iva per il commercio intracomunitario. Ma la proposta di Bruxelles arriverà solo nel 2017, con recepimento nei diversi Paesi solo nel 2018. Rischia di essere tardi per la sopravvivenza del settore. Una misura ponte, oltre a quelle proposte da Salsi, è allargare l’area del reverse charge, non dico fino al gestore del punto vendita ma almeno al titolare e al grossista. De Simone ha fatto appello al buon senso e alla moralità di chi compra sotto Platts: bene, ma anche a chi vende dovrebbe suonare qualche campanello. Se chi compra poi offre prodotto su tutte le basi, come fa la signora lettone che tutti conosciamo, che pubblicizza offerte su tutte le basi italiane, qualche sospetto mi deve sorgere. Dobbiamo prendere un impegno reciproco”.
Roberta SAVASTANO, retista
“In Campania abbiamo lanciato da diversi anni un allarme su questo sistema parallelo. Un sistema criminale organizzato che gestisce la maggior parte delle operazioni. Con investimenti di capitali ingenti che provengono da attività criminali. Sono arrivati a gestire parti importanti della distribuzione carburanti. È necessario facilitare lo scambio di informazioni, e garantire la massima tutela e riservatezza a chi vuole collaborare. Arrivare alla sospensione delle licenze in caso di indagini”.
Martino LANDI, presidente Faib
“I prezzi non in linea con il mercato colpiscono noi gestori più di altri, anche perché il prezzo finale non lo facciamo noi. Si vedono tanti punti vendita abbandonati perché i gestori stanno saltando. È un problema importantissimo. Se non si agisce in modo veloce il malato muore. Bisogna sfruttare l’Osservatorio prezzi per garantire una concorrenza sana”.
Roberto DI VINCENZO, presidente Fegica
“In Sicilia stiamo facendo un protocollo di legalità, ma non vorrei che diventasse una moda. L’Osservaprezzi, quando vede che il prezzo è tra Platts e Platts +25, deve fare una segnalazione. La Guardia di finanza, quando fa i controlli sui punti vendita, non dovrebbe controllare le giacenze ma dove il punto vendita si è approvvigionato. I carburanti furono esclusi dalla normativa sulle vendite sottocosto perché al tempo della sua introduzione c’erano i prezzi sorvegliati. Forse bisognerà reintegrarli nel sistema. Quanto alla proliferazione dei depositi fiscali, so che ci sono un centinaio di richieste di apertura in corso di approvazione”.
Luca SQUERI, vice presidente Figisc
“Si parla di un 10-20% dell’erogato totale sulla rete toccato in qualche modo dall’evasione dell’Iva o delle accise. Qualcuno arriva a parlare di un danno di 5-10 miliardi di euro per le casse dello Stato. Per i gestori è ancora più devastante. Vogliamo starci anche noi al tavolo sulla sicurezza con UP”. >>