MERCATO NERO DAL 10 AL 20 % DEL TOTALE. EMERGENZA PER IL SETTORE

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Solo nella settimana appena trascorsa sono stati registrati due gravi fatti di illegalità nel settore.

A Caserta la Guardia di Finanza, nell’ambito delle attività di contrasto alle frodi sulle accise ha scoperto un deposito non autorizzato di stoccaggio e commercializzazione di gasolio per autotrazione – prodotto peraltro di bassa qualità – di provenienza polacca ed introdotto illegalmente nel territorio nazionale.

A Firenze, sempre la Guardia di Finanza ha accertato una considerevole frode fiscale con una evasione delle accise sui carburanti che ammonterebbe a diversi milioni di euro tra la raffineria ENI di Livorno ed il deposito fiscale di Calenzano.

Scriveva pochi giorni fa STAFFETTA: «I prodotti petroliferi di contrabbando, secondo stime non ufficiali, rappresentano tra il 10 e il 20% del mercato. Una fetta davvero eccessiva, che inquina l’intero settore e costituisce una concorrenza irresistibile, oltre che sleale, per gli operatori onesti: operatori che, oltre a sopportare gli ingenti oneri fiscali, fanno da sostituti di imposta per conto dello Stato e si sobbarcano il rischio del contante, senza avere il privilegio sulle accise in caso di fallimento della controparte».

Maurizio Micheli

Secondo il Presidente Nazionale della FIGISC, Maurizio MICHELI, che sta lavorando ad un incontro con il Ministero degli interni «Siamo di fronte ad una gravissima emergenza nazionale che ha riflessi pesantissimi sulla finanza pubblica e drammatici per il settore, in parte purtroppo dovuta anche al ricorso indiscriminato all’aumento del prelievo fiscale sui carburanti. In questo mercato esiste già una macroscopica anomalia, rappresentata dalla discriminazione del prezzo di cessione tra operatori indipendenti e gestori delle reti di marchio: una palese violazione delle regole della concorrenza su cui nessuno ha nulla da dire. Il dilagante fenomeno dell’illegalità, che sta assumendo proporzioni preoccupanti non fa che acuire queste difficoltà per la categoria, mettere in crisi tutti gli operatori corretti, favorire infiltrazioni malavitose interessate a piazzare posizioni in un mercato che è ormai lasciato al degrado. A tutto ciò si aggiunga che ingenti risorse, quantificabili in diversi miliardi di euro, vengono sottratte ai conti pubblici, sulla cui situazione basti dire che la legge di stabilità – e l’assenso condizionante dell’Unione Europea – si regge tutta sulle clausole di salvaguardia che prevedono automatismi di incremento di IVA ed accise.»

Dal suo canto, ASSOPETROLI, con il Presidente Franco FERRARI AGGRADI, osserva che il tema del contrabbando «non può essere però affrontato in modo disgiunto dal tema del caro accise che deve a sua volta essere affrontato con una riforma organica, o quantomeno una tregua fiscale, sostenibile tanto per l’erario quanto per le tasche dei consumatori» e lancia un appello che «non può che essere rivolto al Ministro degli Interni, affinché convochi subito un tavolo con tutti gli operatori della filiera per concertare misure attive di contrasto al contrabbando dei prodotti petroliferi e al Ministro dell’Economia e delle Finanze affinché fermi l’escalation delle accise sui carburanti, anche sterilizzando le clausole di salvaguardia, che rischiano di mandare in default il sistema della distribuzione».

Intanto FIGISC-ANISA ed ASSOPETROLI-ASSOENERGIA hanno messo a punto il consueto monitoraggio periodico sullo stacco delle imposte sui carburanti tra l’Italia e la media dell’Unione Europea. Nella media finale del mese di novembre, per la benzina il prezzo italiano è più alto di 25,7 cent/litro rispetto alla media dei ventotto membri dell’Unione, di cui ben 24,9 sono dovuti alle maggiori imposte [pari al 95,3 % della differenza totale] e solo 1,4 ad un maggiore prezzo industriale, mentre per il gasolio il prezzo al consumo è più alto di 23,5 cent/litro, di cui ben 23,8 sono dovuti alle maggiori imposte [pari al 101,3 % della differenza totale] perché il prezzo industriale è perfino inferiore di 0,3 cent/litro alla media comunitaria.

E se si estende l’analisi a tutto il periodo gennaio-novembre 2014, il prezzo italiano della benzina è stato mediamente più alto di 26,3 cent/litro, di cui ben 24,9 sono dovuti alle maggiori imposte [pari al 94,7 % della differenza totale] mentre per il gasolio il prezzo al consumo è più alto di 24,8 cent/litro, di cui ben 24,2 sono dovuti alle maggiori imposte [pari al 97,6 % della differenza totale].

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