MICHELI, FIGISC: RIPARTIRE A GENNAIO, E RIPARTIRE DAVVERO

MICHELI, FIGISC: RIPARTIRE A GENNAIO, E RIPARTIRE DAVVERO

In tempi di crisi [può essere che l’Italia stia «uscendo dalla crisi», come ci dice la politica, ma il problema è che ci vuol tempo, e fortuna, per risalire la china] e di grave difficoltà del settore [nel quale stanno che peggio non si può quanti sono collocati in fondo alla filiera], non è il caso di fare un consuntivo dell’anno che sta finendo, un rito che ha senso quando si va avanti, quando si portano a casa risultati importanti, non quando le situazioni, già difficili, stagnano o persino peggiorano.

Abbiamo davanti una breve pausa di festività, una piccola tregua, finita la quale dovremo ripartire sapendo, purtroppo, che ci ritroveremo davanti esattamente i problemi che ci accingiamo a lasciare fra qualche giorno, e solo per un brevissimo momento, che si spera sia almeno sereno tra gli affetti delle nostre famiglie.

Ripartire, dunque, come sempre accade dopo brevi interruzioni, ma ripartire davvero e davvero non solo annunciare un’ennesima ripartenza, per cercare di ridare il senso di una iniziativa, di una speranza e fugare il senso di frustrazione e rassegnazione che attanaglia questa Categoria e ridare senso e slancio al ruolo delle associazioni di rappresentanza dei gestori.

Da cosa ripartire? Qualche mese fa, a settembre, FAIB, FEGICA e FIGISC hanno formulato un documento, che, pur essendo ancora un semplice appunto sulle cose condivise e da fare, chiariva invece una serie di priorità su cui sviluppare l’iniziativa comune: la contrattazione collettiva contro i tentativi delle aziende di strappare ai gestori patti individuali fuori da leggi e concertazioni, le politiche dei prezzi, l’osservanza degli accordi, l’illegalità [che fa purtroppo il paio con l’elevata fiscalità sui carburanti], la ricerca di nuovi strumenti contrattuali.

Ciascuno di questi «titoli» è fondamentale per la nostra Categoria e tutti sono indissolubilmente connessi tra loro.

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Non facciamo difficoltà a capire che, ad esempio, il tema della illegalità dilagante nel sistema è una ulteriore letale minaccia al gestore che, totalmente subalterno alle compagnie in termini contrattuali, si trova a subire la concorrenza «legale» e quella del «nero» e del contrabbando, che l’illegalità sottrae ingenti imposte, quelle stesse imposte che gravano per quasi, o persino oltre, i due terzi del prezzo dei carburanti [nonostante i prezzi della materia prima siano crollati] e che costituiscono il bancomat abitudinario dei Governi, mentre il gestore deve combattere e soccombere nelle guerre dei prezzi di un mercato che gioca sul filo di qualche millesimo di euro.

Così come è evidente che le politiche dei prezzi si giocano su canali differenziati che favoriscono, oltre ogni giustificazione economica sulla diversa natura dei contratti e del rapporto tra fornitori e rivenditori, tutto e solo ciò che sta fuori dalla rete affidata ai gestori, con numeri tali che rendono impossibile a priori per questi ultimi ogni partita sulla concorrenza, in un lucido progetto – in una fase in cui i margini sono remunerativi solo a monte, in altre fasi della filiera – di terziarizzare la fase finale della distribuzione, pur mantenendo il controllo del prezzo, di fare a meno del gestore, ormai spremuto fino all’osso, portandolo direttamente al default economico e/o automatizzando la rete stessa. Come è fin troppo chiaro che norme e regole sul tema della concorrenza – che pure ci sono – sono fumose, inefficaci o vengono tranquillamente eluse senza conseguenze di sorta.

Ed anche dentro la rete in cui rimane il gestore, dove sono stati concordati e raggiunti accordi, le politiche aziendali dei prezzi, con la crescente divaricazione tra le diverse modalità di servizio, spiazzano i gestori di fronte alla concorrenza.

Così come è evidente che si sono raggiunti faticosamente degli accordi con le aziende, magari discutibili e persino deludenti sotto l’aspetto economico, non certo per mancanza di determinazione o per sudditanza, ma per evitare che il ricorso alla contrattazione individuale [una cosa che le compagnie perseguono sul campo, ma che anche l’Antitrust, purtroppo, suggerisce e ripetutamente indica] diventasse la generalità, l’unica forma dei rapporti tra gestori e compagnie e perché non si doveva, non si poteva – e questo spiega perché si è andati a contenzioso legale con quei marchi che non negoziano rinnovi di accordi – accettare il comportamento – che poi diventa precedente e principio generale – che si potessero tranquillamente disattendere le norme – tuttora vigenti – sulla contrattazione collettiva. Accordi che pure è difficile far rispettare dalla controparte, accordi su cui esistono baratri incolmabili tra le parti tuttora aperti, come nel caso dei ghost di Q8.

Ed è altresì evidente che, in tutto il contesto del settore e del mercato, con le cose già dette sopra, ed anche nel contesto degli accordi – dove questi sono stati fatti -, è urgente affrontare il problema dei contratti, della sostanza, cioè, del rapporto con le aziende, un punto che è stato messo al centro di quell’«agenda» unitaria di settembre. Un obiettivo che è sempre insoluto, a distanza di quasi quattro anni dalla legge che rendeva possibili le nuove figure contrattuali.

Sono le aziende che non hanno voluto affrontare il nodo, non i gestori, che capiscono che oggi sono loro ad avere bisogno di flessibilità in un mercato in cui non ci sono regole e che forse non capiscono più perché non sia ancora tagliato questo nodo, mentre le aziende o sono garantite dal contratto di esclusiva e comodato – in cui il prezzo non è del gestore in nessuno dei suoi passaggi di formazione -, o si sono garantite fuori dalle leggi di settore con gli accordi individuali di appalto di servizi, guardianìa, ecc.

Sono queste le cose da cui ripartire davvero – e ripartire tenendo più che mai saldo il valore dell’unità delle sigle -, sono queste le cose di sostanza su cui si gioca la partita stessa del sindacato o dell’associazione che chiamar si voglia, sono le cose che forse servono davvero alla nostra gente.

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Fra qualche giorno è Natale.

A tutti gli Associati, Colleghi, a tutti i Gestori, ed ai loro Cari, porgo l’abbraccio e gli auguri più sinceri e cordiali miei personali, della Presidenza, degli Organismi sociali tutti della FIGISC, per le imminenti festività natalizie e di inizio d’anno.

MAURIZIO MICHELI

Presidente Nazionale FIGISC CONFCOMMERCIO

Nota informativa
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