Interrogato in aula su quali provvedimenti il Governo intenda assumere nei confronti dei rapporti commerciali e contrattuali della categoria dei…
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IL PANTANO DEL TRAMONTO— 13 Settembre 2016
Gabriele Masini su STAFFETTA di venerdì 9 settembre pubblica un articolo, nella rubrica «10 righe», dal significativo titolo «Petrolio Italia, un brutto tramonto». Trovandoci pressoché integralmente d’accordo con i suoi contenuti [su alcuni dei quali da tempo insistiamo (uno fra tutti, la logica politica e mediatica imperante per anni sul prezzo, anche per offuscare il peso che su di esso grava per effetto del prelievo fiscale)] – cui non riteniamo di aggiungere ulteriori commenti – ne pubblichiamo di seguito – per g.c. – i passaggi salienti: <<La rete carburanti italiana si sta trasformando in un pantano. Chi può cerca di andarsene al più presto, chi resta è assediato da mediatori, truffatori e operatori senza scrupoli. E le operazioni di “bonifica” sembrano andare a rilento. Il fuggi fuggi è ben rappresentato dal “caso” TotalErg. L’azionista Erg non vede l’ora di trasformarsi in una finanziaria delle rinnovabili e di andare a caccia di incentivi per l’Europa. Una fuga che si fa sempre più scomposta: è in vendita l’intera joint venture? solo la quota Erg? c’è accordo tra i due soci? come può Erg parlare di “spezzatino” se dispone solo di una quota della joint venture? Tutte domande che una società quotata in borsa non dovrebbe lasciare inevase. A questo si aggiunge il fatto che Total non sembra avere alcuna intenzione di comprare. Insomma, una conclusione ingloriosa per una joint venture che qualche frutto lo aveva dato. E che rischia di intaccare lo stesso valore degli asset. Ma si tratta solo dell’ultimo segnale che sempre più compagnie si stanno allontanando dall’Italia. E non si vede chi possa sostituirle. Chi può permettersi in questo momento di investire qualche centinaio di milioni nel settore? Anche perché non si può dire che il panorama della rete italiana sia dei più attraenti. Le infiltrazioni della malavita sono sempre più pervasive, in tutte le articolazioni della filiera. L’ultimo caso, l’operazione della Guardia di Finanza a Trieste, ha fatto emergere un nuovo, ennesimo tipo di truffa, con volumi importanti e meccanismi tutto sommato banali. Ma anche con prezzi e modalità che avrebbero dovuto far scattare allarmi e anticorpi. Chi indaga sul “nero” sottolinea infatti che il primo e più efficace mezzo di contrasto è l’autocontrollo da parte degli operatori. Isolare in qualche modo gli operatori disonesti. Segnalare prontamente le anomalie. Collaborare. Si può dunque rifiutare di vendere o di far partecipare al mercato questi operatori? Possono gli operatori “tradizionali” che occupano snodi fondamentali della filiera (depositi, raffinerie) “escludere” questi operatori quando sentono puzza di bruciato? Possono cioè “moralizzare il mercato”? Qui le posizioni sono diverse. Una delle obiezioni principali riguarda il timore di incorrere in contestazioni antitrust. Ma davvero, di fronte a un fenomeno di questa gravità ed estensione, che affonda le radici nella malavita organizzata, l’Antitrust se la sentirebbe di contestare lo zelo di qualche operatore nel selezionare i propri clienti? …In fondo, dunque, non si parla di morale, ma di denaro. È possibile dunque selezionare i clienti come si fa con gli affidamenti? Le regole e i parametri stabiliti da chi vende nel campo del credito hanno provocato le proteste di molti operatori perché sarebbero troppo stringenti, perché darebbero la facoltà a chi vende (e alle poche società di assicurazione del credito) di delimitare il mercato, di decidere a priori chi vi partecipa e chi no. E non sembra che l’Antitrust abbia sollevato obiezioni di sorta…. D’altronde il “nero” ha, sì, inquinato il mercato, ma ha anche dato un’illusoria boccata di ossigeno, facendo girare soldi e prodotto. E anche dal lato del consumatore (e del politico) il ragionamento può paradossalmente essere analogo: in fondo, viene da dire, se l’illegalità fa scendere i prezzi, sia la benvenuta. E tanti non si sono fatti troppe domande, pur di far ripartire gli affari. Generando però un’aria di sospetto reciproco, tra operatori e tra le diverse articolazioni della filiera, che è forse il frutto più avvelenato di questa situazione….Insomma, un brutto tramonto per il Petrolio Italia, di cui la Erg di Bettonte, che non è quella di Riccardo Garrone, è solo l’ultimo vistoso emblema.>> |
AUTOSTRADE 1: GESTORI CONVOCATI IN ASSEMBLEA URGENTE— 13 Settembre 2016Oggetto: CONVOCAZIONE ASSEMBLEA UNITARIA Cari colleghi, nonostante gli ultimi incontri del 20 luglio e del 31 agosto presso il Ministero delle infrastrutture, ancora non si sono risolti dubbi e indeterminatezze riguardanti elementi essenziali contenuti nel Decreto Ministeriale del 7 agosto 2015 – Indennizzo economico a favore dei Gestori che non godranno della continuità gestionale; – Vendita carburanti con metodologia self “pre-pay” attraverso isole dedicate; – Tipologie contrattuali; – Accordi economici, ivi compreso la definizione del prezzo massimo di vendita; – Sottrazione delle attività sottopensilina ai gestori da parte di Anas; TUTTE CONQUISTE DELLA CATEGORIA CHE RISCHIANO DI ESSERE VANIFICATE DALL’INGORDIGIA DELLE COMPAGNIE CHE, INCAPACI DI OPPORSI AI CONCESSIONARI, TENTANO DI SCARICARE SUI GESTORI ONERI, PENALITÀ E CONTRADDIZIONI. Questi sono alcuni (non tutti) dei motivi che hanno spinto le nostre Organizzazioni a confermare la CHIUSURA DEGLI IMPIANTI 20 e 21 SETTEMBRE 2016 (dalle ore 22.00 del 19 alle 22.00 del 21 settembre) IN PREPARAZIONE DELLO SCIOPERO E PER INDIFFERIBILI COMUNICAZIONI, anche in considerazione dell’imminente subentro dei nuovi affidatari (primi di ottobre), oltre che l’indeterminatezza finora manifestata da parte delle compagnie petrolifere, dei concessionari e del governo, abbiamo ritenuto indispensabile convocare una URGENTISSIMA ASSEMBLEA DI TUTTI I GESTORI AUTOSTRADALI GIOVEDI’ 15 SETTEMBRE ore 11.00′ Ristorante “Nonno Rossi” – Bologna – Via dell’Aeroporto 38 nel corso della quale verranno anche definiti ulteriori strumenti di protesta che si rendessero necessari per non vedere calpestati i nostri diritti. Non partecipare, girare la testa dall’altra parte sperando che il “lavoro sporco” lo facciano gli altri, non ti assicura il futuro. NON TI NASCONDERE: METTICI LA FACCIA! FAIB Autostrade CONFESERCENTI FEGICA CISL ANISA CONFCOMMERCIO |
AUTOSTRADE 2: ENI RIBALTA IMPEGNI COI CONCESSIONARI AI GESTORI— 13 Settembre 2016ENI manda ai gestori autostradali delle aree di servizio di cui si è aggiudicata l’affidamento con gli ultimi bandi una mail in cui scrive che «al momento della formale riattivazione in capo ad eni s.p.a. del servizio di distribuzione di prodotti carbolubrificanti ed attività accessorie presso l’Area di Servizio in oggetto, i seguenti contratti in essere [comodato, fornitura in esclusiva, affitto di azienda] tra la Scrivente e la Vostra Società, cesseranno definitivamente», pertanto «In tale contesto, sarà cura della Scrivente, non appena verrà stipulata la nuova convenzione di servizio con Autostrade per l’Italia s.p.a. (la “Convenzione“), proporVi, per la relativa sottoscrizione un nuovo contratto di comodato di nove anni, un collegato contratto di fornitura in esclusiva di prodotti carbo-lubrificanti; un contratto di affitto d’azienda, collegato al summenzionato rapporto di comodato, della durata di 9 anni….». Precisando che «a tali contratti sarà allegata la Convenzione. Taluni degli impegni ivi previsti graveranno infatti anche sul soggetto gestore e sull’affittuario. Laddove intendiate ricevere da subito stralcio dello schema di detta Convenzione, Vi invitiamo a sottoscrivere …. Nel caso in cui non foste interessati ad accettare la presente proposta, sarà nostra cura contattarVi per definire le necessarie attività di subentro di una nuova gestione». Immediata la risposta delle Organizzazioni di categoria, FAIB Autostrade, FEGICA ed ANISA, che scrivono all’azienda, ASPI, AISCAT ed ai Ministeri competenti [MIT e MISE] quanto segue: <<Oggetto: Applicazione principio continuità gestionale ex legge 1034/1970 e Decreto Interministeriale del 7.8.2015. Rinnovo contratti di gestione. Diffida. A seguito delle numerose segnalazioni ricevute dai propri associati, le scriventi Federazioni sono venute a conoscenza che codesta azienda, a fronte dell’obbligo che la normativa di cui all’oggetto le ha posto in capo avuto riguardo il rispetto del principio della continuità gestionale, sta richiedendo l’adesione dei gestori delle aree di servizio di cui si è aggiudicata l’affidamento dei servizi carbolubrificanti, ad un complesso nucleo contrattuale, all’interno del quale figurano obblighi ed impegni che si pretenderebbe di imporre unilateralmente a carico di tali gestori. Obblighi ed impegni che, oltre a rendere del tutto squilibrata la relazione contrattuale tra le parti, appaiono evidentemente in contrasto con le leggi speciali del settore carbolubrificanti (in particolare il d.lgs. 32/1998, la legge 57/2001, la legge 27/2012) e con gli Accordi collettivi interprofessionali (in particolare gli Accordi interprofessionali del 29.7.1997, 23.7.1998, 8.7.2002, 4.12.2002) ed aziendali (in particolare gli Accordi collettivi di colore del 13.7.2010, 25.11.2010, 12.4.2011), sottoscritti e vigenti ai sensi e per gli effetti delle medesima normativa richiamata. In altre parole, codesta azienda invece di dare correttamente seguito al principio della continuità gestionale previsto dalla normativa, pretenderebbe di “scambiare” l’esecuzione di un tale obbligo con il trasferimento surrettizio sulle gestioni di quel complesso sistema di oneri economici ed obbligazioni che la medesima azienda non poteva che assumere esclusivamente su di sé al momento del deposito delle proprie offerte vincolanti che le hanno consentito di aggiudicarsi le gare e di cui le suddette gestioni non hanno potuto avere alcuna conoscenza diretta o indiretta, né tantomeno assumerne alcun tipo di condivisione. Mentre, al contrario, l’azienda era perfettamente a conoscenza che i gestori avrebbero certamente, in forza della legge 1034/1970 e dei già citati Accordi del 2002, oltreché del Decreto Legislativo del 7.8.2015, avuto diritto a proseguire la loro attività indipendentemente dal soggetto aggiudicatario del servizio e dagli impegni che quest’ultimo avrebbe deciso di assumere su di sé per aggiudicarsi l’affidamento del medesimo servizio. A tale proposito, non è superfluo sottolineare come le scriventi Federazioni hanno avuto modo già in precedenza di notificare anche a codesta azienda, prima in qualità di concorrente all’aggiudicazione dei suddetti servizi e poi di affidatario, una diffida stragiudiziale, notificata ad ENI in data 22 ottobre 2003 (“….. non partecipare a gare ovvero a non sottoscrivere impegni discendenti da bandi di gara o da Convenzioni …… ove queste fossero in contrasto con la richiamata normativa racchiusa nella Legge 1034/70, nel DPR 1269/71, nella Legge 496/99 e 57/01, nonché del Regolamento CE 2790/99 ed in contrasto con i contenuti delle intese sottoscritte in sede di Ministero delle Attività Produttive in data 8/7 e 4/12/2002. Ovvero ….. a sopportare integralmente i costi diretti, indiretti complementari e/o comunque connessi …..”.) e numerose successive comunicazioni formali di identico contenuto (tra cui quelle datate 29.10.03, 15.1.04, 11.11.04, 24.5.06, 21.12.2006, 17.3.2008) in materia di oneri discendenti l’esercizio delle attività svolte presso le aree di servizio poste lungo la viabilità autostradale. Per altro ed ulteriore verso, non può essere taciuto il fatto che alcuni dei suddetti obblighi ed impegni costringerebbero, se assunti, le gestioni ad accollarsi, direttamente o indirettamente, nuovi e gravosi oneri economici, in assenza di alcun impegno corrispettivo aziendale, né giustificazione commerciale. Tutto questo – oltre ad andare evidentemente nella direzione opposta ai principi ispiratori ed agli obiettivi posti da Antitrust e Ministeri competenti al momento del varo del suddetto Decreto Interministeriale, nelle cui premesse si richiama letteralmente il “fine di rendere economicamente sostenibile la gestione delle aree di servizio”- aggraverebbe in via crescente il pregiudizio ed il danno ingiusto già arrecato alle gestioni con altri comportamenti aziendali già precedentemente più volte denunciati e a tutt’oggi non ancora rimossi. In modo particolare ed esemplificativo, ci si riferisce: a) alla imposizione di condizioni e prezzi ingiustificatamente alti e del tutto discriminatori che impediscono a numerose gestioni di concorrere adeguatamente sul mercato ed hanno già determinato una contrazione sensibile dei volumi di vendita sia dei prodotti carbolubrificanti – sui quali, come è noto, grava l’obbligo di fornitura in esclusiva – che delle attività correlate (cfr. le comunicazioni congiunte Faib-Fegica-Anisa del 5.11.2015, 12.2.2016, 2.8.2016, 3.8.2016); b) all’indisponibilità aziendale del tutto immotivata al rinnovo ed all’adeguamento degli Accordi collettivi economico-normativi previsti ex lege ed ormai scaduti da circa cinque anni; cosa che impedisce alle gestioni non solo ogni possibilità previsionale per la conduzione della propria impresa, ma persino di fare fronte alle obbligazioni necessariamente assunte verso i terzi e la Pubblica Amministrazione. É appena il caso di accennare al fatto che eni abbia incomprensibilmente inteso lasciare cadere nel vuoto la proposta di Accordo con cui le scriventi Federazioni avevano prodotto uno sforzo di sintesi pressoché conclusivo delle differenti posizioni espresse nel confronto negoziale (cfr., da ultimo, la comunicazione congiunta Faib-Fegica-Anisa del 28.7.2016); c) al rifiuto illegittimo a fare fronte e dare esecuzione agli impegni, anche economici, assunti attraverso i suddetti Accordi collettivi vigenti, nonostante anche il Decreto Interministeriale del 7.8.2015, da ultimo, faccia esplicito richiamo agli affidatari dei servizi carbo-lubrificanti al rispetto delle leggi speciali di settore di cui i medesimi Accordi collettivi sono diretta conseguenza (cfr. la comunicazione congiunta Faib-Fegica-Anisa del 4.7.2016). Alla luce di quanto qui rilevato, le scriventi Federazioni invitano e diffidano codesta azienda a ritirare immediatamente le cosiddette “proposte” avanzate verso i gestori di cui in premessa e di riformularle in modo tale che le stesse siano coerenti con il quadro normativo di riferimento già richiamato e con gli Accordi collettivi vigenti, oltreché con i principi di correttezza, lealtà e buona fede che dovrebbero sempre ispirare l’esecuzione dei contratti. Inoltre, avuto riguardo i comportamenti sopra denunciati ai punti a), b) e c), le medesime scriventi invitano e diffidano nuovamente codesta azienda al rispetto integrale della normativa vigente e dei discendenti Accordi collettivi sottoscritti, con particolare riferimento alle prescrizioni di legge tese a garantire, anche nell’interesse dei consumatori, prezzi e condizioni di approvvigionamento dei carburanti equi e non discriminatori. Infine, tenuto conto del rilievo dei comportamenti sopra denunciati, si richiede alle Istituzioni emananti il Decreto Interministeriale in oggetto e gli altri soggetti che leggono per opportuna conoscenza, di valutare ed attuare gli interventi propri rispettivamente delle peculiari competenze di ciascuno. Le scriventi Federazioni, nonostante il comportamento aziendale continui inspiegabilmente ad essere contrassegnato nei fatti da atteggiamenti in aperto contrasto con il quadro regolatorio oltreché con l’affermata volontà di ricomporre un grado di relazione stabile con la categoria, ritengono opportuno, nell’interesse generale, produrre un nuovo richiamo ad Eni volto al costruttivo confronto negoziale, che le medesime scriventi sollecitano nuovamente ed a cui confermano la loro piena disponibilità, all’unica condizione che non venga scambiata per una predisposizione alla supina accettazione di posizioni monolitiche, pregiudiziali e chiuse ad ogni costruzione dialettica. Si rimane in attesa di un cortese riscontro.>> Analoga comunicazione dovrà essere inviata dai Gestori interessati ad ENI, nella quale, oltre ai contenuti già sopra richiamati, le singole gestioni riaffermano «formalmente la ferma volontà di avvalersi del diritto alla cosiddetta continuità gestionale previsto dall’art. 16 della legge 1034/1970 e dall’art. 19 del DPR 1269/1971, nonché regolato nei termini attuativi per l’attuale tornata di rinnovo degli affidamenti dei servizi carbolubrificanti, dal Decreto Interministeriale del 7.8.2015» ed invitano e diffidano l’azienda «a ritirare la “proposta” oggetto della Vostra comunicazione in oggetto e riformularla in modo tale che la stessa sia coerente con il quadro normativo di riferimento già richiamato e con gli Accordi collettivi vigenti». |
AUTOSTRADE 3: DATI VENDITE I° SEMESTRE 2016, 2015 E 2003— 13 Settembre 2016FIGISC ANISA CONFCOMMERCIO ha pubblicato i dati relativi alle vendite del primo semestre 2016 con il confronto della variazione percentuale sullo stesso periodo dell’esercizio 2015. Per consultare e scaricare l’intero documento – con i dati delle regioni e delle province – si veda l’allegato all’articolo che segue. Per quanto riguarda la RETE AUTOSTRADALE, i dati rilevano un calo del 6,7 % nel primo semestre 2016 rispetto al primo semestre del 2015, ma, estendendo il confronto dei dati fino a riportarsi al 2003 – sempre per il periodo gennaio-giugno -, il crollo è pari al 62,6 %, con un emorragia di 1,2 miliardi di litri. Nella seguente tabella sono pubblicati i dati delle vendite del primo semestre 2003, 2015 e 2016 [somma di benzina e gasolio] e le relative variazioni percentuali del primo semestre 2016 sul primo semestre 2003 e sul primo semestre 2015, articolati per regioni [la Sardegna non ha rete autostradale]. VENDITE NELLE REGIONI GEN-GIU – MIO LT |
RETE ORDINARIA: DATI VENDITE I° SEMESTRE 2016, 2015 E 2003— 13 Settembre 2016
FIGISC ANISA CONFCOMMERCIO ha pubblicato i dati relativi alle vendite del primo semestre 2016 con il confronto della variazione percentuale sullo stesso periodo dell’esercizio 2015. Per consultare e scaricare l’intero documento – con i dati delle regioni e delle province – è sufficiente cliccare col mouse sul seguente titolo: newsletter-vendite_131_2016_dati_provinciali_primo_semestre_2016_vs_2015 Per quanto riguarda la RETE ORDINARIA, i dati rilevano un calo del 0,8 % nel primo semestre 2016 rispetto al primo semestre del 2015, ma, estendendo il confronto dei dati fino a riportarsi al 2003 – sempre per il periodo gennaio-giugno -, la flessione è pari al 32,3 %, con un perdita di quasi 5,0 miliardi di litri. Come per la rete autostradale, nella seguente tabella sono pubblicati i dati delle vendite del primo semestre 2003, 2015 e 2016 [somma di benzina e gasolio] e le relative variazioni percentuali del primo semestre 2016 sul primo semestre 2003 e sul primo semestre 2015, articolati per singole regioni. VENDITE NELLE REGIONI GEN-GIU – MIO LT
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