SALERNO-REGGIO: CONCESSIONI SCADUTE DA 17 ANNI

Lo scrive IL FATTO QUOTIDIANO: sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria dell’ANAS, ben ventitre aree demaniali concesse in concessione ad alcune compagnie petrolifere [Tamoil, TotalErg, Agip ENI ed altri] quasi cinquant’anni or sono, nel 1971, per costruirvi le aree di servizio, sarebbero «fuorilegge».

L’irregolarità sarebbe data dal fatto che le ventitre aree, concesse per un periodo di 29 anni – ossia con scadenza al 2000 – non sono mai state rimesse a gara ed in un regime di semplice proroga le aziende sono rimaste assegnatarie delle aree fino ai giorni nostri e tuttora lo sono, né è stato dato corso a quanto previsto dalla concessione stessa in merito al trasferimento – alla scadenza dei 29 anni – all’ANAS degli impianti e delle opere costruite.

Ad un tanto si aggiunga che non vi sarebbe stata in tutto il tempo trascorso alcun adeguamento delle royalty a favore di ANAS sulla vendita dei beni e servizi all’epoca fissate, nonostante la scadenza delle concessioni, e che, conseguentemente al fatto che nulla si sia fatto per far adempiere le aziende al trasferimento degli impianti, non sarebbero stati percepiti per diciassette anni i canoni che l’Ente doveva applicare dopo la scadenza delle concessioni.

Di qui l’ipotesi di danno erariale posta al centro dell’inchiesta disposta dalla Corte dei Conti, che ha spedito la Guardia di Finanza ad acquisire tutte le documentazioni del caso nella sede di ANAS; il tutto a seguito di un esposto, ormai vecchio tre anni, di un funzionario dell’Ente che sarebbe stato emarginato dal medesimo, proprio per aver sollevato il problema.

Sul fatto, qualche considerazione va spesa.

La nostra posizione sulle royalty è chiara e definita: non solo sono, per il loro riflesso sui prezzi, una delle concause del default del comparto autostradale e della sua azzerata capacità competitiva, ma di fatto sono, per le discriminazioni che generano per il consumatore, una oggettiva violazione a quella uniformità di accesso a beni e servizi che costituisce un principio normativo costituzionale.

Ciò premesso, non c’è dubbio che le compagnie petrolifere che operano sulla A3, quanto meno dal 2000, vi operano in un regime di assoluta asimmetria e di condizioni assolutamente più favorevoli rispetto al resto della rete nazionale; il che si è tradotto in oggettivi vantaggi economici sconosciuti in altre tratte della rete.

Vantaggi che sono stati incamerati a loro esclusivo beneficio e, secondo l’inchiesta appena avviata, a diretto detrimento dell’Ente pubblico proprietario della rete, l’ANAS.

Di più, questa singolare situazione di privilegio delle petrolifere non è in alcuna maniera ricaduta in parte ad alleviare le difficoltà delle imprese dei gestori delle aree di servizio – la cui situazione semmai è andata aggravandosi progressivamente– ed infine, per quanto riguarda i consumatori che frequentano la tratta, non si è certo riflessa sul livello dei prezzi dei prodotti, livello che pur non essendo tra i più alti del comparto [e ci mancherebbe anche questo!], tuttavia, viste le «franchigie» del tutto impropriamente godute, è a maggior ragione sperequato.

In calce a questo ennesimo italico «scandaletto», resta da dire che quelle compagnie dovrebbero, insomma, restituire denari, oltre che ad ANAS, ai consumatori – ed ai propri gestori – della tratta.

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