SUL DELTA SERVITO-SELF GESTORI SCRIVONO A COMPAGNIE

SUL DELTA SERVITO-SELF GESTORI SCRIVONO A COMPAGNIE

Le organizzazioni di categoria dei gestori, con una lettera standard (che riportiamo integralmente di seguito) inviata ai vertici di tutte le Compagnie (Api, Eni, Esso, Ip già TotalErg, Kupit e Tamoil) in data 22 gennaio, puntano il dito sulle criticità originate dallo spread crescente del prezzo tra modalità self e modalità servito, che contraddice le logiche “virtuose” con cui erano stati conclusi gli accordi sul doppio prezzo e sul doppio margine, richiedendo nel contempo di riprendere il confronto sulla negoziazione degli accordi e di riconsiderare l’opportunità di tornare ad un regime di “margine unico”, indipendente cioé dalla doppia modalità di servizio.

Prudenti le reazioni delle aziende che finora hanno risposto, tra una generica disponibilità ad accordare un incontro, la riaffermazione perentoria della esclusiva padronanza delle politiche di prezzo ed una certa e prevedibile diffidenza, tra le righe, a voler riaffrontare il nodo economico dei margini.

Di seguito, il testo della lettera (nel prosieguo dell’articolo é pubblicata anche una tabella che evidenzia, sia per i singoli marchi petroliferi che per il raggruppamento dei no-logo, la media del delta prezzo servito vs/ self negli anni dal 2015 al 2017 e per il mese di gennaio 2018, calcolata da FIGISC sulla base dei prezzi medi nazionali rilevati dall’Osservatorio prezzi MiSE):

OGGETTO:

Stato del settore. Pericoli e prospettive. Ripresa negoziazione collettiva. Richiesta d’incontro.

Egregio,

senza alcuna remora e senza timore di smentita, le scriventi Federazioni possono serenamente affermare di avere – con l’elaborazione ed il coerente sostegno degli Accordi collettivi aziendali sottoscritti da buona parte dei marchi petroliferi a partire dal dicembre del 2014 – contribuito in modo fattivo e determinante ad invertire la peggiore crisi di mercato e di marginalità che l’intera industria petrolifera integrata italiana abbia mai conosciuto a livello del cosiddetto downstream.

I risultati conseguiti già nel 2015 e poi in misura crescente nel 2016 e nel 2017 lo testimoniano.

Il merito dell’inversione di tendenza prodotta grazie a questa tornata di Accordi non è misurabile, in termini di sistema, solo sul piano della recuperata marginalità industriale, di fatto in precedenza azzerata (anche se sarebbe più corretto dire che è stata trasferita inopinatamente ad una miriade di altri soggetti che si sono largamente arricchiti alle spalle dell’industria e dei gestori) da un quinquennio, tra il 2008 ed il 2013, di scelte irragionevoli ed immotivate che hanno scavato una fossa sotto i piedi del settore tutto.

L’industria petrolifera, per quanto fortemente ridimensionata dalle defezioni di chi ha preferito lasciare il mercato italiano piuttosto che trovare soluzioni condivise per invertire la tendenza, in questi ultimi tre anni, ha potuto – almeno sul piano della percezione – nuovamente vestire il ruolo guida di “leader” e punto di riferimento del mercato, proprio in forza degli strumenti attivati con la sottoscrizione dei suddetti Accordi.

La prima conseguenza è stata quella di aver potuto ridurre sensibilmente quel delta prezzo rispetto alle cosiddette “pompe bianche” ed alla GDO che, nel tempo, aveva assunto proporzioni macroscopiche proprio grazie alle scelte dissennate e senza prospettiva (extrarete, sconti e scontoni, macchinette del pre-pay, allentamento del sistema regolatorio, assalto al gestore, ecc.) assunte sul piano della “reazione emotiva” piuttosto che strategico/industriale.

Con la medesima schiettezza usata finora,

Si tratta, come è evidente a chiunque, di un livello insostenibile ed ingiustificato, che mette a rischio

sia gli effetti positivi che gli Accordi hanno concorso a determinare, sia il futuro stesso del comparto.

Poco importa – deve essere chiaro – qualsiasi tipo di particolare distinguo aziendale (“noi meno di altri”, “noi dopo di altri”, ecc.), se il mercato registra nel suo complesso quanto il consumatore avvisi in generale il senso di ingiustizia ed una allarmante progressiva ritrosia a rivolgersi alle corsie riservate al servito a causa di un differenziale di prezzo diventato tanto evidente quanto intollerabile, anche per il fatto che “colpisce” in modo odioso le fasce di consumatori più esposte.

Ciascuno, a questo punto della vicenda, deve assumere su di sé la responsabilità di contribuire ad invertire immediatamente un tale effetto in termini di “sistema”, anche e soprattutto a difesa del suo particolare interesse: immediato e di prospettiva.

Inutile commentare oltre, se non richiamando la metafora della gallina e delle uova d’oro: le uova d’oro possono essere mangiate, evitando però, accuratamente, di divorare la gallina che le produce.

Chiariti questi aspetti di carattere generale, le scriventi Federazioni invitano anche la Sua Azienda a

riavviare immediatamente confronto e negoziato con la legittima rappresentanza dei Gestori, volto a

condividere le opportune iniziative da assumere sulla discrasia segnalata, oltreché a rinnovare gli Accordi collettivi aziendali.

La riapertura del confronto, evitando ogni equivoco, deve porsi – secondo il punto di vista delle scriventi – oltre il resto, almeno i seguenti due obiettivi:

l’adeguamento del margine del gestore – una sorta di “stacco del dividendo” in funzione dei positivi risultati ottenuti grazie agli Accordi di “solidarietà” sottoscritti -: adeguamento che consenta il ritorno ad una marginalità unica per le diverse modalità di vendita;

il ritorno progressivo, ma certo e codificato, ad un delta prezzo tra servito e self service ragionevole e sostenibile.

l tema da condividere è quello di riportare economicità e profittabilità in tutti i livelli della filiera, considerando che da un aumento diffuso di tale profittabilità passa la concreta possibilità di consolidare l’appena riconquistato equilibrio per tutti gli operatori; in modo particolare quelli che hanno vocazione industriale, ragionano in termini di prospettiva e non si sottraggono al sistema regolatorio.

Dopo aver per lunghi mesi provato a sollecitare su questi temi, l’intera realtà industriale italiana, le scriventi Federazioni si sono infine viste costrette ad un atto formale, rivolto a diversi soggetti industriali, di richiesta di riequilibrio quale quello che hanno appena avanzato.

Ove però si dovesse registrare l’assenza di un rapido e positivo riscontro, tale iniziativa tentata per le vie brevi non potrà che trasformarsi – anche a tutela dei risultati conseguiti dalla Sua Azienda – in una presa di posizione pubblica attraverso la quale sollecitare anche le Amministrazioni competenti ed il Governo ad una attenta verifica del livello di prezzo al pubblico per modalità di vendita e della reale composizione del prezzo Italia.

Confidando nella Sua attenzione, le scriventi rimangono in attesa di un cortese cenno di riscontro e della individuazione – entro il corrente mese di gennaio – di una data utile all’avvio del confronto richiesto.

Cordialità vivissime.

FAIB FEGICA FIGISC

Nota informativa
a cura della Segreteria Nazionale FIGISC - ANISA
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