ASSEMBLEA U.P.: LA RETE, LE IMPOSTE E L’ILLEGALITÀ

alessandro gilotti

Dalla relazione del Presidente Alessandro GILOTTI all’assemblea annuale dell’UNIONE PETROLIFERA, tenutasi giovedì 18 giugno u.s., riproduciamo integralmente tutti i passaggi dedicati alla rete carburanti [sia autostradale che ordinaria], alla proposta unitaria di ristrutturazione, alla questione dell’elevata imposizione fiscale sui carburanti ed alle problematiche relative alla lotta contro l’illegalità nel settore.

<<• Particolarmente critica è la situazione che si è venuta a determinare sulla RETE CARBURANTI AUTOSTRADALE che in questi ultimi anni ha visto dimezzarsi i volumi venduti, in parte per la disaffezione dell’utenza che non trova più conveniente rifornirsi in autostrada visto l’eccessivo numero di punti vendita, gli alti costi di gestione e royalties fisse molto elevate.
• Una situazione che è divenuta sempre più preoccupante in vista del rinnovo di molti affidamenti, in scadenza a fine anno [230 aree], reso sempre più difficile dai ritardi che si sono accumulati nella definizione di un vero piano di razionalizzazione che era l’obiettivo della proroga concessa dall’Antitrust nel 2014.
• Questo avrebbe dovuto essere l’obiettivo dell’Atto d’indirizzo del MIT che nei fatti è poi risultato debole e parziale e per questo può essere considerata un’occasione mancata.
• Data la situazione, non si è nelle condizioni di poter partecipare alle gare in modo razionale e consapevole.
• Ciò può pregiudicare la continuità del servizio di distribuzione carburanti autostradale, per l’assenza al 1° gennaio 2016 di nuovi affidatari, vista la definitiva conclusione a fine anno degli affidamenti in corso.
• Gli eventuali disservizi o oneri, che ne dovessero derivare, in nessun caso potranno essere attribuiti o gravare sugli attuali operatori che da tempo chiedono di trovare una soluzione a un problema che non era certo sconosciuto.

Passando invece alla RETE CARBURANTI ORDINARIA, va detto che in questi ultimi anni l’eliminazione di molti vincoli all’entrata ha reso il mercato sempre più aperto e concorrenziale.
• Nonostante le chiusure, effettuate soprattutto dalle compagnie petrolifere che complessivamente dal 2007 hanno dismesso circa 1.500 impianti, in parte rimpiazzati da nuove aperture di altri operatori minori, il numero totale rimane troppo alto, gli erogati troppo bassi e dunque i costi di gestione in molti casi sono insostenibili.
• Questa difficoltà della rete a ristrutturarsi può risiedere in barriere all’uscita? In logiche «non economiche»?
• Certo, barriere all’uscita ci sono e sono perlopiù legate ai costi e alle procedure per la bonifica dei siti dismessi, ma il recente decreto del Ministero dell’Ambiente ha reso più semplici tali procedure e credo che qualche risultato in più si avrà.
• Nei mesi scorsi l’Unione Petrolifera ha presentato al Ministero dello Sviluppo Economico, insieme agli altri operatori della filiera, compresi i gestori, una proposta di settore unitaria che si pone l’obiettivo di avviare un percorso di razionalizzazione virtuoso e di ridare sostenibilità a un servizio essenziale per i cittadini.
• Una proposta giunta al termine di un lungo confronto tra le diverse parti interessate, ognuna delle quali, responsabilmente, ha ceduto qualcosa. Auspichiamo che questa proposta possa essere recepita nel DDL Concorrenza all’esame del Parlamento, come abbiamo chiesto alle Commissioni parlamentari competenti in una recente audizione.
• Per quanto ci riguarda, l’avremmo voluta molto più incisiva, ma la consideriamo come l’avvio di un processo che ci dovrebbe portare ad una rete più sostenibile e moderna.
• Per una rete di tipo europeo oltre che nei prezzi, come è ormai oggi, anche nella struttura e nelle modalità gestionali/operative, rimangono ancora aspetti da approfondire e sviluppare, per esempio nei rapporti contrattuali con i gestori, ma siamo fiduciosi e crediamo che questa proposta unitaria sia di buon auspicio per i necessari passi in avanti anche su questo terreno.
• Anche se essa potrà avere un impatto limitato sull’efficienza complessiva del sistema, ha però un significativo valore aggiunto in termini di adeguamento alle norme di sicurezza stradale, decoro urbano nei centri ad alta intensità di punti vendita, restituzione delle aree per nuove iniziative commerciali, impatto su fenomeni di illegalità diffusa e di sicurezza.
• Gli impianti e le infrastrutture di trasporto sono, infatti, sempre più spesso al centro degli attacchi della criminalità che vedono negli accettatori di banconote e oleodotti una facile fonte di guadagno.
I punti vendita carburanti ormai sono gli esercizi commerciali più colpiti da questo tipo di fenomeno, più di farmacie, banche o uffici postali.
• Attacchi che, nonostante l’impegno delle Forze dell’Ordine, rimangono difficili da contrastare.

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L’Unione Petrolifera ritiene che siano necessarie azioni combinate con le Autorità competenti ed è pronta a collaborare, come ha già fatto con la redazione del rapporto Ossif 2014 (ABI-Ministero dell’Interno) che per la prima volta ha dato evidenza a un fenomeno molto preoccupante.
• Quanto ai crescenti fenomeni d’illegalità e contrabbando nella commercializzazione di prodotti petroliferi, di cui si legge sempre più spesso nelle cronache, essi trovano una motivazione anche nell’elevato carico fiscale che grava sui carburanti italiani, colpendo la parte sana della distribuzione e minandone la sostenibilità economica.
La lotta all’evasione e al contrabbando è dunque una priorità che ha già trovato le prime risposte dalle Istituzioni, sollecitate anche da UP, come è stato fatto per la regolamentazione degli acquisti di prodotti in sospensione Iva, la definizione di indicatori di rischio per le prevenzioni delle frodi sulla rete carburanti o anche la revisione della disciplina delle importazioni da paesi extra-Ue a forte instabilità politica.
• Un passo ulteriore potrebbe essere una revisione complessiva delle condizioni di rilascio delle autorizzazioni ai depositi fiscali per evitare distorsioni della concorrenza e garantire al contempo il gettito all’Erario.
Il problema dell’elevato carico fiscale sui carburanti, oggi intorno al 60% del prezzo finale, si riproporrà con forza nei prossimi anni considerato che tra imposta valore aggiunto, clausole di salvaguardia e coperture varie, sono già programmati aumenti fino al 2021 per un totale di 3 miliardi di euro, pari a circa 12-14 centesimi al litro.

• Speriamo che come è stato fatto per gli aumenti che sarebbero dovuti scattare a inizio 2015 e a luglio, il Governo trovi altre soluzioni in grado di soddisfare le esigenze di bilancio senza gravare ulteriormente sui consumatori e sulle imprese che si sono appena liberate della tanto discussa Robin Hood Tax, bocciata dalla Consulta che però non ne ha riconosciuto la retroattività.>>

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