ASSEMBLEA UNIONE PETROLIFERA (1): LA RETE CARBURANTI

ASSEMBLEA UNIONE PETROLIFERA (1): LA RETE CARBURANTI

Dalla relazione annuale 2016 per l’Assemblea di UNIONE PETROLIFERA – svoltasi a Roma il 22.06.2016 – pubblichiamo i seguenti passaggi relativi al settore della distribuzione carburanti in generale, con un passaggio specifico dedicato alla crisi del comparto autostradale:

<<La distribuzione carburanti: evoluzione quadro normativo e criticità

Nel corso del 2015 la rete di distribuzione ordinaria, pur in un quadro di grandi difficoltà economiche dovute a una marginalità praticamente nulla, ha proseguito nel suo sforzo di razionalizzazione che ha portato alla chiusura di circa 300 impianti. Al 1° gennaio 2016 la rete di distribuzione carburanti stimava infatti 21.000 punti vendita, rispetto ai 21.300 di inizio 2015. A diminuire è stato soprattutto il numero degli impianti di proprietà delle compagnie petrolifere, mentre in crescita è risultato quello degli altri operatori che ormai rappresentano il 50 per cento del mercato. Dal 2007 ad oggi, il numero degli impianti facenti capo ad operatori indipendenti con marchi propri è passato da quasi 1.200 ad oltre 3.400 (+200 per cento), il numero di impianti di operatori indipendenti che espongono marchi delle compagnie petrolifere è sceso da 8.800 a 7.000 (-20 per cento), mentre quello delle compagnie petrolifere da 12.600 a 10.600 (-15 per cento).

Nello stesso periodo l’erogato medio si è ridotto del 18 per cento, attestandosi nel 2015 a poco più di 1.300 metri cubi/anno, che è meno della metà di quello europeo. Nel 2015 i margini di distribuzione sono scesi su livelli più bassi di quelli del 2014, mostrando un peggioramento della già scarsa remuneratività del settore, messo duramente alla prova dalla forte pressione fiscale sui carburanti, nonostante un debole cambio di tendenza nei consumi.

Procedere con vigore sulla strada della riduzione del numero di punti vendita, a partire da quelli insostenibili, appare pertanto l’unica strada da seguire per ridare sostenibilità economica e riqualificare il nostro sistema distributivo, anche dal punto di vista della sicurezza e del decoro urbano. In tale quadro si pongono le auspicate misure inizialmente contenute nel Disegno di legge collegato alla Legge di stabilità 2014 e fatte confluire nel Disegno di legge annuale sulla Concorrenza, attualmente all’esame del Parlamento. Tali misure possono rappresentare un primo importante passo in questa direzione, prevedendo un’Anagrafe di tutti gli impianti esistenti, la chiusura di quelli chiaramente incompatibili con la sicurezza stradale e intervenendo anche sul tema delle bonifiche per facilitare il processo di riqualificazione. La proposta contenuta nel Disegno di legge sulla Concorrenza è il frutto del confronto che il Ministero dello Sviluppo Economico ha avuto con le Regioni, l’ANCI e tutte le rappresentanze del settore, ed ha come obiettivo primario la chiusura degli impianti di carburanti incompatibili con la sicurezza stradale.

A livello operativo, procede l’attività del Comitato per la ristrutturazione della rete che opera presso la Cassa Conguaglio GPL per l’erogazione dei contributi per le operazioni di smantellamento ed eventuale bonifica dei siti dei punti vendita chiusi nel triennio 2012-2014, di cui al Decreto Ministeriale del 16 aprile 2013 e successive modificazioni. Le istanze ricevute ad inizio 2016 sono state complessivamente circa 920, alcune delle quali già liquidate, mentre per le altre si deve attendere il completamento dell’istruttoria. A riguardo, permangono alcune difficoltà procedurali ed operative nell’iter istruttorio, nonostante le semplificazioni adottate in sede ministeriale. L’auspicio è quello di un’accelerazione dell’esame delle pratiche, grazie all’impegno degli Uffici preposti, considerata la preoccupazione espressa dagli operatori per la lentezza con cui si procede e tenuto conto che, nel 2015, il settore ha dovuto sostenere l’importante onere economico del finanziamento a saldo del Fondo, effettuato presso la Cassa Conguaglio GPL. Altro nodo da sciogliere è quello del recupero dei mancati finanziamenti al Fondo stesso, fenomeno evidenziatosi già in sede di acconto del versamento e su cui la Cassa Conguaglio GPL sta tuttora lavorando.

In ultimo si pone il problema della gestione del Fondo per la ristrutturazione della rete dopo il 31 dicembre 2016, termine ultimo per il riordino della Cassa Conguaglio GPL. Una soluzione potrebbe essere quella proposta nell’ambito del Disegno di legge Concorrenza, con il trasferimento delle competenze della Cassa al GSE o alle sue controllate.

Il Disegno di legge Concorrenza affida inoltre delega al Ministero dello Sviluppo Economico, sentite le Regioni e l’Antitrust, per la definizione degli “ostacoli tecnici e oneri economici” in cui verrebbe meno l’obbligatorietà di installare presso i nuovi impianti GPL o metano. L’auspicio è che, tramite tale norma, si possa definire un quadro certo che contemperi la necessità di sviluppare il mercato dei combustibili alternativi, ai sensi della Direttiva DAFI 2014/94/UE, con quella della tutela della concorrenza, facendo venire meno le ragioni di contenzioso tra Stato e Regioni sul tema. Infatti, l’assenza di criteri omogenei a livello nazionale, ha fatto sì che anche nel corso del 2015 la Presidenza del Consiglio dei Ministri abbia impugnato dinanzi alla Corte Costituzionale alcune leggi regionali volte a prevedere l’obbligo per i nuovi impianti di installare GPL e metano. Tali contenziosi non aiutano gli operatori che per investire necessitano di un quadro normativo certo e stabile.

Per la diffusione di tali carburanti eco-compatibili è centrale consentire la loro erogazione anche in modalità self-service. In merito si è in attesa dell’emanazione, da parte del Comitato Italiano Gas, Ente federato all’UNI, della norma tecnica per regolamentare l’interdizione dell’erogazione del GPL in serbatoi non destinati alla propulsione del veicolo. Tale regola è necessaria per dare applicazione alle modifiche apportate dal Decreto Ministeriale 31 marzo 2014 al Decreto del Presidente della Repubblica n. 340/2003 per la vendita di GPL in modalità self-service non presidiata. Rimane comunque l’ostacolo, posto dalla normativa nazionale, sia per il GPL che per il metano, che condiziona l’erogazione di tali prodotti in self-service non presidiato all’utilizzo da parte dell’utente di una scheda a riconoscimento elettronico, senza specificarne chi sia preposto al rilascio della stessa. Peculiarità tutta italiana, essendo consentita negli altri Paesi europei la libera erogazione in modalità self-service di GPL metano, 24h/24, senza altri vincoli.

Nell’ambito dell’attuazione degli obiettivi della Direttiva 2014/94/UE si inserisce il Piano Nazionale Infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica (PNIRE). Previsto dalla Legge n. 134/20122 e sottoposto a revisione annuale, il PNIRE prevede l’erogazione di un co-finanziamento per l’installazione di colonnine elettriche presso diversi siti, quali parcheggi, marciapiedi, aree della Grande Distribuzione Organizzata e impianti di carburanti. Passaggio indispensabile per il finanziamento statale è l’emanazione, da parte delle Regioni, di Linee guida nelle quali siano meglio specificate le modalità di sviluppo delle colonnine elettriche sul territorio: ad oggi, solo alcune Regioni, tra cui Lombardia, Veneto e Piemonte, hanno emanato dette Linee guida. Ferma restando la bontà dell’iniziativa, restano alcuni nodi da risolvere in materia. Anzitutto, non è ancora stato chiarito come superare l’attuale disciplina che consente la vendita di energia elettrica ai consumatori solo da parte del produttore della stessa, requisito non sempre assicurato dal titolare dell’impianto di carburanti. In merito ai finanziamenti statali, inoltre, non è chiaro se i fondi stanziati siano compatibili con l’art. 107 del Trattato di Funzionamento dell’Unione europea in tema di Aiuti di Stato.

autostrada

La crisi della rete autostradale

Dopo lunga attesa, con il Decreto Ministeriale del 7 agosto 2015, firmato dai Ministri dello Sviluppo economico e dei Trasporti, è stato approvato il Piano di ristrutturazione delle aree di servizio autostradali. Il Piano, passato al vaglio della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, annunciato come valido strumento per una maggiore economicità ed efficienza nei servizi autostradali, si è rivelato confuso e deludente. Come evidenziato da Unione Petrolifera alla stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, il Decreto Interministeriale, oltre a non dare alcun contributo per l’auspicata ristrutturazione della rete autostradale, interviene pesantemente sui rapporti privatistici tra azienda e gestore.

Per tali motivi, considerato l’aggravarsi della già critica situazione in cui versano gli impianti autostradali, che nel 2015 hanno continuato a perdere volumi (-7 per cento; dal 2007 il calo diventa del 55 per cento) a fronte di un aumento del traffico di oltre il 3 per cento, il settore petrolifero ha depositato, presso il TAR del Lazio, un ricorso contro il Decreto di approvazione del Piano.

Tra gli elementi del ricorso, i criteri cui le concessionarie autostradali devono attenersi per l’espletamento delle procedure di affidamento dei servizi carbo-lubrificanti e di ristorazione. Criteri che rendono difficile la possibilità per i concorrenti di formulare offerte competitive, soprattutto a causa dell’inserimento di condizioni gravose per i soggetti affidatari. In prima istanza, Unione Petrolifera aveva evidenziato anche l’aspetto critico della tempistica di svolgimento delle gare, che non consentiva agli interessati una partecipazione consapevole e razionale, a danno della concorrenza e, conseguentemente, della qualità dei servizi al consumatore. Tale criticità è stata superata con la nota del dicembre 2015 con cui i competenti Ministeri hanno rideterminato il cronoprogramma degli affidamenti, in scadenza al 31 dicembre 2015, fissando al 30 giugno 2016 il nuovo termine per la conclusione delle gare.

La situazione di contenzioso, che ha visto anche le Associazioni dei Gestori rivolgersi al TAR, ha destato l’attenzione del Parlamento che, nell’ambito di alcune interrogazioni, ha invitato il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a ridimensionare il clima pesante venutosi a creare. Il TAR ha esaminato nel merito i ricorsi sia delle aziende petrolifere che dei gestori ad aprile 2016, dopo aver respinto la richiesta di sospensiva del Decreto Ministeriale, privilegiando l’interesse pubblico del servizio in autostrada.>>

Nota informativa
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