AUTOSTRADE: VERTENZA ENI AL MINISTERO

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In data 14 marzo, in ordine alla vertenza per il rinnovo dell’accordo della rete autostradale di marchio ENI, ANISA, FAIB e FEGICA hanno chiesto al Ministero dello sviluppo economico di attivare la procedura di mediazione della vertenza collettiva ai sensi del decreto legislativo 32/1998, con la seguente comunicazione:

<<Oggetto:

Richiesta attivazione procedura di mediazione delle vertenze collettive, ex art.1, comma 6, D. L.vo 11 febbraio 1998, n. 32.

Gentilissimo signor Ministro,
le nostre Federazioni – nella loro qualità di Organizzazioni di categoria più rappresentative a livello nazionale dei Gestori delle aree di servizio poste lungo la viabilità autostradale – intendono chiedere al Ministero dello Sviluppo Economico, l’immediata attivazione della procedura di mediazione delle vertenze collettive nei confronti di ENI S.p.A. Divisione Refining & Marketing and Chemicals, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 1, comma 6, del D. L.vo 32/1998, come successivamente modificato ed integrato dalla Legge 57/2001 e, da ultimo, dalla Legge 27/2012 (decreto “cresci Italia”).

In particolare, la vertenza suddetta trae le sue ragioni dai comportamenti assunti da Eni che, in sintesi, possono essere riassunti: a) nel rifiuto di rinnovare gli Accordi collettivi – così come previsti dal quadro normativo vigente – scaduti al 31.12.2011, e, b) dall’imposizione di prezzi di vendita dei carburanti iniqui e discriminatori e comunque tanto più alti del resto del mercato da risultare anticompetitivi e tali da causare una drammatica contrazione delle vendite per le imprese di gestione.

É appena il caso di accennare che i suddetti comportamenti aziendali sono stati adottati, oltretutto, in un contesto di particolare difficoltà venutasi a creare sulla rete di distribuzione carburanti autostradale investita da uno stato di prolungata sofferenza, tale da avere consigliato al Governo ripetuti interventi anche normativi (cfr. Decreto Interministeriale Mit/Mise del 07.08.2015) proprio avendone riconosciuto il carattere di necessità ed urgenza.

Non c’è sicuramente bisogno di sottolinearLe come il suddetto stato generale di sofferenza del comparto, abbia prodotto i suoi effetti più invasivi e drammatici proprio nei confronti delle piccole imprese di gestione e sui dipendenti da esse impiegate che, pur non avendo il grado di flessibilità e “riposizionamento” proprio di grandi e complessi gruppi industriali come sono gli altri operatori del settore – concessionari, compagnie petrolifere e marchi della ristorazione – hanno tuttavia dovuto farsi carico e continuano tuttora a garantire quel pubblico servizio collegato al bene pubblico affidato in concessione (quale è il nastro autostradale), essenziale a garantire, tra l’altro, il diritto di rilevanza costituzionale alla mobilità dei cittadini.

In tale contesto, Eni – azienda ancora ampiamente partecipata dallo Stato e leader del mercato – sta operando in vigenza di Accordi collettivi scaduti, come detto, già da oltre quattro anni, continuando a sottrarsi all’obbligo che il legislatore ha più volte confermato nel corso degli ultimi 18 anni, da ultimo con il già citato Decreto Interministeriale Mit/Mise, di negoziare con le scriventi Federazioni l’adeguamento delle condizioni economico-normative che regolano i rapporti con i singoli gestori: mancata negoziazione che ha costretto i Gestori, per evitare licenziamenti collettivi e finanche fallimenti, ad intervenire sul prezzo al pubblico.

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Va considerato che la risposta dell’Eni non è stata quella di risolvere contrattualmente la problematica ma di aumentare, unilateralmente ed in maniera discriminatoria, il prezzo al pubblico oltre quello già fatto – in via difensiva – dai Gestori, tanto da provocare anche reazioni da parte di alcune concessionarie.

L’obbligo alla contrattazione, è bene chiarirlo, è stato introdotto nell’ambito dei numerosi provvedimenti assunti e finalizzati alla liberalizzazione del settore della distribuzione carburanti e all’apertura del mercato relativo, con lo scopo dichiarato di mitigare – attraverso la negoziazione assistita in sede collettiva – quella palese condizione di dipendenza economica, di cui alla legge 192/1998, estesa esplicitamente al rapporto tra compagnia petrolifera e gestore con l’art.17 della legge 27/2012.

Per altro verso, corre l’obbligo di ricordare come il Suo stesso Ministero, attraverso l’intervento diretto dell’allora Sottosegretario De Vincenti – ora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – avesse già nell’estate del 2012 chiesto ed ottenuto formalmente da Unione Petrolifera, anche in nome e per conto di Eni, la riapertura del tavolo negoziale volto a definire l’Accordo collettivo “di colore” (cfr. Verbale Mise incontro del 27.7.2012).

Sarà utile ulteriormente precisare come le scriventi Federazioni hanno assicurato attivamente al negoziato il medesimo atteggiamento prudente e responsabile che, anche grazie alla condivisione di scelte difficile sul piano del sacrificio per la categoria, hanno portato a dicembre del 2014 alla sottoscrizione di un Accordo per la viabilità ordinaria.

Accordo che ha prodotto un risultato che Eni stessa definisce a distanza di tempo particolarmente positivo ed utile per i propri stessi interessi, dimostrando ulteriormente, se ce ne fosse bisogno, l’irragionevolezza dell’atteggiamento di chiusura e la piena responsabilità aziendale per la situazione attuale.

Tuttavia, l’appena illustrato comportamento di Eni ha prodotto e in via crescente produce un vero e proprio danno ingiusto non solo, come detto, alle imprese di gestione, ma anche sui consumatori in generale e sugli utenti autostradali più nel particolare.

Nei fatti il rifiuto opposto al rinnovo dell’Accordo collettivo ha consentito ad Eni di trasferire direttamente al consumatore l’onere economico che avrebbe dovuto affrontare ritornando al tavolo negoziale, costringendo i Gestori ad agire sulla leva del prezzo al pubblico per arginare le perdite causate appunto dal mancato rinnovo degli Accordi in effetto combinato con il dimezzamento medio delle vendite avvenuto nell’ultimo quadriennio. Anche per effetto di una politica di prezzi al pubblico che, nonostante i vincoli contenuti nei bandi di assegnazione dell’Affidamento, hanno segnato scostamenti – verso quelli praticati sulla viabilità ordinaria – di circa 200 €/Klt.

Solo per la cronaca, giova ricordare che il Gestore è costretto, attraverso l’utilizzo dell’obbligo di esclusiva, ad approvvigionarsi esclusivamente dal suo fornitore (nel caso di specie da eni) senza che abbia alcuna capacità di programmare la conduzione della sua impresa in quanto impedito da scelte commerciali, di pricing ed economiche della sua azienda che sono sottratte a qualsiasi negoziazione.

A ciò si aggiunga che l’azienda già dal 2012 – e, senza soluzione di continuità, fino ad oggi – ha introdotto una politica di prezzi (cosiddetti “personalizzati”) che ha posizionato la propria rete autostradale ad un livello di prezzi sensibilmente più alto sia delle altre aree di servizio recanti marchi concorrenti, ma anche degli impianti a marchio Eni posti sulla interferente viabilità ordinaria.

Ma una tale politica ha prodotto anche ulteriori storture che, in un modo o nell’altro, sono state pagate dai Gestori e dai consumatori: è stato già al tempo denunciato documentalmente come tra un’area di servizio e l’altra sempre a marchio eni, sulla stessa tratta autostradale, lungo la medesima direttrice di marcia e a poche decine di chilometri di distanza una dall’altra, ci fossero già nel 2012 (vale a dire, in tempi non sospetti) fino a 14 centesimi di differenza al litro tra i prezzi della benzina consigliati da Eni.
Differenze del tutto ingiustificate, imposte arbitrariamente e che – vale la pena ripeterlo – hanno danneggiato ingiustamente sia i Gestori che i consumatori.

Una situazione che, nell’attualità, ha subito persino ulteriori improvvise enfatizzazioni ed aumenti dei prezzi immotivati, nonostante i ripetuti richiami al rispetto dei basilari canoni di correttezza e buona fede, come testimoniamo le comunicazioni formali allegate alla presente.

A fronte di un contesto tanto compromesso, alle scriventi Federazioni non è stata lasciata altra possibilità che proclamare lo stato di agitazione e mobilitazione della categoria, con la conseguente dichiarazione di sciopero dei gestori delle aree di servizio autostradali a marchio Eni/Agip fissato per i giorni 12 e 13 aprile pv.

Confidando nel pronto intervento, che la situazione descritta richiede, del Ministero dello Sviluppo economico e nell’attivazione del tentativo di conciliazione sulle tematiche evidenziate, le scriventi Federazioni rimangono in attesa della convocazione sollecitata per gli urgenti e necessari approfondimenti.
Distinti saluti.

FAIB Autostrade – Il Presidente Antonino LUCCHESI

FEGICA CISL – Il Presidente Roberto DI VINCENZO

ANISA – Il Presidente Stefano CANTARELLI>>

A seguito della presente comunicazione, l’azienda, a firma del Responsabile della Divisione, Salvatore SARDO, ha fatto seguire una propria versione, in cui ribadisce punto per punto le posizioni che hanno portato alla assunzione dei propri comportamenti, pur dichiarando «per evitare qualunque strumentalizzazione» [proprio così] di essere disponibile «a riprendere anche nelle prossime settimane il negoziato per il rinnovo degli Accordi collettivi».

Nota informativa
a cura della Segreteria Nazionale FIGISC - ANISA
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