ESERCIZI INGENUI SUL PREZZO «MINIMO»

Prezzi «troppo» bassi sono forse indicatori solo di politiche di pricing aggressive ed estemporanee, di condizioni di particolare favore da parte dei fornitori, di un «sottocosto» [una forma di vendita peraltro niente affatto codificata nel settore della distribuzione carburanti], o denotano qualche «anomalia» che può far pensare a contiguità con aree di illegalità?

Nella plausibilità di ciascuna di queste ipotesi e di tutte insieme o di nessuna, non sta a noi indicare la scelta o tranciare giudizi.

Però abbiamo sviluppato un piccolo esercizio tra l’astratto ed il concreto.

Sulla base dei dati dell’Osservaprezzi Carburanti del MISE abbiamo selezionato un periodo che va dal 30.08.2015 al 08.12.2016 [cioè 467 giornate consecutive] ed abbiamo registrato quello che viene chiamato il «prezzo minimo», ossia il più basso rilevato giornalmente dall’Osservaprezzi per la modalità «self» [ossia il prezzo più conveniente] e, giovandoci del Dossier prezzi di STAFFETTA, esattamente il più basso registrato in quello che è definito come il complesso delle «pompe bianche», ossia l’insieme «anonimo» degli operatori indipendenti e non quello dei singoli indipendenti che sono registrati con un marchio proprio.

[Una breve, ma importante premessa: il «prezzo minimo» rappresenta un’eccezione: esso è, come dice l’aggettivo, il più basso rilevato; quante volte esso [o prezzi ad esso molto vicini] si rilevino nel complesso degli impianti che comunicano i prezzi non è argomento su cui ci siamo cimentati. È, questa, materia su cui possono lavorare gli enti preposti e/o quelli che sono deputati a contrastare irregolarità o illegalità, ed in questo senso l’Osservaprezzi – oltre a «sputtanare» (ci si passi un linguaggio tanto efficace quanto poco forbito) sul mercato chi è costretto a comprare e quindi a vendere al peggio – può essere uno strumento utile a far emergere chi si fa pubblicità con una politica di prezzi derivanti da incauti acquisti o consapevoli illegalità. Nessuno negherà, tuttavia, che il «prezzo minimo» è comunque una spia di situazioni reali]

Proseguiamo. Avendo questo dato – distinto per la benzina e per il gasolio -, abbiamo provato a pensare con cosa confrontarlo e abbiamo assunto convenzionalmente di compararlo, cioè di calcolare la differenza, con l’«aspettativa di un prezzo minimale»; cosa sia l’«aspettativa di un prezzo minimale» è presto detto: se è nota la quotazione Platt’s valida per la giornata “X”, mi aspetto che il prezzo minimale sia dato dalla somma della quotazione Platts più l’accisa vigente più l’IVA sui primi due elementi. Non ci aggiungo neppure un minimo ricarico o margine: più «minimale» di così! Esso è già a) o un evidente «sottocosto» b) o un eventuale margine viene realizzato per via di condizioni d’acquisto talmente favorevoli da essere sotto la quotazione Platt’s in misura più o meno significativa.

Confrontando il prezzo minimo «vero», cioè quello rilevato dall’Osservaprezzi, con quello che abbiam definito «minimale atteso», i numeri ci dicono alcune cose:

– se si fa la media di quel che si nota in tutte le 467 giornate, tra gli scostamenti positivi e quelli negativi [ossia quando il prezzo vero è più alto di quello minimale atteso e quando è più basso], questa media è negativa per -1,2 cent per la benzina e per -1,0 cent per il gasolio [ossia il prezzo vero è più basso di quello minimale atteso];

– su 467 giornate, sono 263, ossia il 56,3 % del totale, quelle in cui il prezzo minimo vero in self della benzina è più basso di quello minimale atteso e 245, ossia il 52,5 % del totale per il gasolio, e se si calcola la media delle giornate in cui è più basso questa media è pari a -4,5 cent per la benzina ed a -4,6 cent per il gasolio;

– su 467 giornate, sono 204, ossia il 43,7 % del totale, quelle in cui il prezzo minimo vero in self della benzina è più alto di quello minimale atteso e 222, ossia il 47,5 % del totale per il gasolio, e se si calcola la media delle giornate in cui è più alto questa media è pari a +3,2 cent per la benzina ed a +3,0 cent per il gasolio;

– lo scostamento massimo in basso [prezzo minimo vero più basso del prezzo minimale atteso] in quelle 467 giornate è arrivato anche a -17,1 cent per la benzina e solo a -11,6 per il gasolio;

– lo scostamento massimo in alto [prezzo minimo vero più alto del prezzo minimale atteso] in quelle 467 giornate è arrivato a +7,9 cent per la benzina e a +8,1 per il gasolio.

In sintesi, in più della metà del periodo di osservazione, per ambedue i prodotti anche singolarmente presi, il prezzo minimo vero è più basso di quel minimo che è dato mettendo insieme le componenti fondamentali del prezzo [quotazione Platt’s, accisa ed IVA] prive di qualunque margine e rivalsa di costi distributivi.

Questo accade, come si è detto, nell’ambito dell’insieme «anonimo» delle «pompe bianche».

Un tanto ci porta a considerare quanto detto – e con un ben preciso ordine di esposizione – nei giorni scorsi in ambiente petrolifero, ossia che a) c’è stato un «proliferare di una terza categoria di punti vendita no-logo: quelli a basso erogato (che magari in precedenza erano convenzionati con le compagnie petrolifere) che in un estremo tentativo di difesa, o semplicemente per evitare i costi di rimozione e ripristino, restano aperti senza un marchio» [secondo UP] e b) che «dovrebbe essere il mercato a portare alla chiusura degli impianti meno efficienti, ma ciò non avviene anche per la diffusa illegalità che caratterizza il comparto» [sempre secondo UP] e, ancora, c) che «…certo, un ruolo ce l’ha anche il fenomeno dell’illegalità che tiene sul mercato alcuni piccoli impianti. Un punto vendita da 300mila litri l’anno, nelle condizioni attuali di margini e di concorrenza può esistere solo grazie all’illegalità» [secondo ASSOPETROLI]. Però…………….

Però, sempre sulla base dei dati dell’Osservaprezzi Carburanti del MISE, si è anche registrato, sempre per le stesse 467 giornate dal 30.08.2015 al 08.12.2016, il «prezzo minimo», ossia il più basso rilevato giornalmente dall’Osservaprezzi sempre per la modalità «self» [ossia il prezzo più conveniente] e, giovandoci del Dossier prezzi di STAFFETTA, esattamente il più basso registrato in quella che possiamo definire come la rete  «colorata», ossia l’insieme delle compagnie [nel dettaglio, Agip Eni, Api-Ip, Esso, Ies, Kupit Q8, Repsol, ex Shell, Tamoil e TotalErg]. Dai prezzi minimi rilevati abbiamo «bonificato» quelli assolutamente non paragonabili, perché connessi a regimi fiscali non omogenei [ad esempio, quelli relativi alla «benzina del Vaticano»].

Confrontando anche qui il prezzo minimo «vero», cioè quello rilevato dall’Osservaprezzi, con quello che abbiam definito «minimale atteso» – determinato esattamente con lo stesso criterio usato per le  «pompe bianche», i numeri ci dicono ancora alcune cose:

– se si fa la media di quel che si nota in tutte le 467 giornate, tra gli scostamenti positivi e quelli negativi [ossia quando il prezzo vero è più alto di quello minimale atteso e quando è più basso], questa media è negativa per -0,2 cent per la benzina e per -0,7 cent per il gasolio [ossia il prezzo vero è più basso di quello minimale atteso], valori minori di quelli riscontrati per le «pompe bianche»;

– su 467 giornate, sono 225, ossia il 48,2 % del totale, quelle in cui il prezzo minimo vero in self della benzina è più basso di quello minimale atteso e 280, ossia il 59,6 % del totale per il gasolio, e se si calcola la media delle giornate in cui è più basso questa media è pari a -3,7 cent per la benzina ed a -3,3 cent per il gasolio [meno giornate delle «pompe bianche» per la benzina, ma più giornate per il gasolio];

– su 467 giornate, sono 242, ossia il 51,8 % del totale, quelle in cui il prezzo minimo vero in self della benzina è più alto di quello minimale atteso e 187, ossia il 40,4 % del totale per il gasolio, e se si calcola la media delle giornate in cui è più alto questa media è pari a +3,1 cent sia per la benzina che per il gasolio [più giornate delle «pompe bianche» per la benzina, ma meno giornate per il gasolio];

– lo scostamento massimo in basso [prezzo minimo vero più basso del prezzo minimale atteso] in quelle 467 giornate è arrivato a -9,4 cent per la benzina ed a -9,3 per il gasolio;

– lo scostamento massimo in alto [prezzo minimo vero più alto del prezzo minimale atteso] in quelle 467 giornate è arrivato a +8,2 cent per la benzina e a +9,0 per il gasolio.

In sintesi, anche in questo àmbito, mediamente tra i due prodotti, in un po’ più della metà del periodo di osservazione il prezzo minimo vero è più basso di quel minimo che è dato mettendo insieme – come già detto – le componenti fondamentali del prezzo [quotazione Platt’s, accisa ed IVA] prive di qualunque margine e rivalsa di costi distributivi, anche se gli scostamenti sono più contenuti di quelli riscontrati nell’ambiente delle «pompe bianche».

In sostanza, ciò che si riscontrava prima là [rete delle «pompe bianche»], si riscontra ora anche qua [rete «colorate»]. Di cosa questa situazione sia indicatrice, ognuno tragga le proprie conclusioni, ma certo si tratta di un fatto reale.

Però sovviene, a questo punto, quanto riportato – carte alla mano – su Figisc Anisa News n. 27 del 02.08.2015 [«Lo “strano” caso di ….(un marchio e la sua versione automatizzata)»], nel quale si affermava che «Confrontando i prezzi praticati “self” di quello specifico impianto a seguito di quello specifico carico, si calcola che quel quantitativo sviluppa incassi per un valore “Y”, che è inferiore di circa il 10 % al costo di acquisto del prodotto, con una perdita tra 5.500 e 6.500 euro!». Concludendo poi che «…….sul prezzo alla rete presidiata dal gestore vengono altresì “pareggiate” le perdite intenzionalmente realizzate sulla rete selfizzata di marchio». Naturalmente, non ha importanza il marchio evidenziato nella circostanza, dal momento che esso può essere replicabile per altri.

Ovviamente, ci diranno che, come al solito, abbiamo commesso qualche grossolano «errore di fondo», oppure che «una rondine non fa primavera» [ma molti piccioni sul cornicione qualcosa fanno di sicuro], ma intanto in questo banale esercizio qualcosina su cui riflettere indubbiamente c’è…. [g.m.]

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