SERVIZIO…EXTRA LUSSO [UN CASO SUL DELTA «SERVITO» VS/ «SELF»]

In giorni come questi [diciamo dall’inizio del mese], caratterizzati da quotazioni crescenti del greggio e dei prodotti raffinati, si sono registrati aumenti medi dei prezzi così detti «consigliati» anche superiori a 4 cent/litro; sul piano poi dei prezzi realmente «praticati» gli aumenti vanno mediamente dai 2,4 ai 2,7 cent, a seconda del prodotto, sul self e da 2,6 a 2,9 sul servito.

Così, almeno, nelle medie nazionali.

A piccoli passi, come si può vedere anche da questi limitati numeri, il prezzo del servito aumenta in misura lievemente superiore al prezzo del self.

E sul crescente delta prezzi tra le due modalità si rimanda al monitoraggio mensile che viene da noi elaborato sulla base dei dati medi nazionali [l’ultima volta se ne è parlato su Figisc Anisa News n. 29 del 03.12.2016 per i risultati a fine novembre 2016].

Ma se il monitoraggio sul prezzo medio nazionale ci dice alcune cose, sul piano delle diverse realtà territoriali le situazioni sono assai variegate rispetto alle medie.

E difatti ci siamo imbattuti in questi giorni – grazie alla segnalazione di un amico attento – in una significativa perla.

In data 13.12.2016 – una giornata di aumento generalizzato dei prezzi – una compagnia petrolifera tra le maggiori [di cui non facciamo assolutamente il nome, ognuno si diverta, se lo crede utile, ad indovinare] «consigliava» nel medesimo impianto i seguenti prezzi:

benzina self 1,449 euro/litro

benzina servito 1,799 euro/litro

gasolio self 1,309 euro/litro

gasolio servito 1,669 euro/litro.

Se l’aritmetica non è [a differenza della matematica] un’opinione, siamo davanti ad un delta prezzo tra le due modalità – e, si ribadisce in un medesimo impianto – nell’ordine di 0,360 euro/litro per il gasolio [+27,5 % sul self] e di 0,350 per la benzina [+24,2 % sul self].

Così siamo andati a verificare la situazione di quel marchio rispetto allo stato del delta prezzi tra le due modalità in quello stesso giorno, basandoci almeno sui dati medi provinciali disponibili sul Focus Prezzi Carburanti di QUOTIDIANO ENERGIA: un prezzo medio provinciale per prodotto [benzina e gasolio] e modalità [self e servito], con un certo numero di impianti censiti per ciascuna di queste distinzioni.

Ed ecco i dati salienti:

– per la benzina, sono state censite 93 province con 1.890 impianti per il prezzo self e 668 per il prezzo servito; in cinque province il delta medio è risultato superiore a 0,300 euro/litro [Teramo, Prato, Grosseto, Fermo e Pescara]; in ventisei province è risultato superiore a 0,200 e fino a 0,300 euro/litro; in ventiquattro province è risultato superiore a 0,150 euro/litro e fino a 0,200; in quindici province è risultato superiore a 0,100 e fino a 0,150 euro/litro ed infine in ventuno province è risultato eguale od inferiore a 0,100 euro/litro; la media di tutte le province evidenzia un delta tra servito e self pari a 0,166 euro/litro, ma nel 60,44 % delle province la media provinciale del delta è più alta di quella generale;

– per il gasolio, sono state censite 90 province con 1.859 impianti per il prezzo self e 656 per il prezzo servito; in sei province il delta medio è risultato superiore a 0,300 euro/litro [tutte quelle già indicate per la benzina più Terni]; in ventisei province è risultato superiore a 0,200 e fino a 0,300 euro/litro; in altre ventisei province è risultato superiore a 0,150 euro/litro e fino a 0,200; in quattordici province è risultato superiore a 0,100 e fino a 0,150 euro/litro ed infine in diciotto province è risultato eguale od inferiore a 0,100 euro/litro; la media di tutte le province evidenzia un delta tra servito e self pari a 0,173 euro/litro, ma nel 64,44 % delle province la media provinciale del delta è più alta di quella generale.

Si aggiunga che il caso segnalato più sopra [quello della foto] non è stato segnalato nelle province in cui la media del delta è superiore a 0,300 euro/litro, bensì altrove e, per essere precisi, in una provincia con una media locale abbastanza in linea con quella generale.

Un tanto per dire cosa si può trovare in giro e non solo nelle aree già caratterizzate dal delta più elevato.

Su codesto «servito extralusso» [il delta prezzo è così significativo che si dovrebbe dedurre che il gestore debba operare calzato in guanti bianchi, vassoio d’argento massiccio, livrea e settecentesca parrucca] si possono dire varie cosette.

La prima è che un simile divario appare, diciamo così, difficilmente comprensibile tanto all’utente del servito, che ne è direttamente penalizzato, quanto a quello del self che comunque percepisce sull’impianto visivamente la differenza del prezzo: per entrambi, la diretta relazione tra il servizio ed un delta prezzo nell’ordine del 25 % e più, non può che portare alla conclusione che il gestore che gli sta davanti è, senza tanti giri di parole, un ladro. E nessuno crederà mai che il massimo che il «ladro» percepirà su quel delta prezzo da 35 cent/litro, od oltre, vale solo dal 5 al 6 % dell’intera differenza pagata in più dal consumatore.

In questa «possibilità di scegliere» offerta al consumatore dal marchio petrolifero [che secondo alcuni è la «grande modernità» della rete italiana], l’azienda fa svolgere al proprio gestore il ruolo più indigeribile ed equivoco: quello di essere la «causa» apparente della scelta peggiore possibile che un consumatore possa adottare per approvvigionarsi di un medesimo prodotto. Il che, se vogliamo, è un esempio interessante di come si possa concepire la famosa «centralità del gestore» [di cui, peraltro, la compagnia “X” di cui stiamo parlando non ha, neppure a puro titolo astratto, voluto far cenno nel testo dell’accordo aziendale]….

Beh, si dirà, così va il mondo nei fatti economici: la differenza del prezzo tra servito e self serve a determinare marginalità per poter difendere il proprio mercato, in alcune situazioni la «pressione competitiva» della concorrenza è più aggressiva, in altre meno, e ciò può spiegare agevolmente differenze e divari fuori media. Bisogna pur quadrare i conti.

[A parte che sulle cause e sul livello della «pressione competitiva» l’industria petrolifera porta il suo bel fardello di responsabilità] potremmo anche accontentarci di questa spiegazione e piantarla lì.

Ma, nella malaugurata ipotesi che questa spiegazione non sia convincente/sufficiente, si può pur sempre andare a vedere la parte finale [penultimo capoverso] dell’articolo che c’è su questo stesso numero, quello col titolo di «Esercizi ingenui sul prezzo “minimo”»……..

Il caso citato in quest’articolo ed il caso citato nell’altro articolo non riguardano la medesima compagnia, beninteso, ma la sostanza non cambia. [G.M.]

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