IL CONTRABBANDO DI CARBURANTI AUMENTA? DEPENALIZZIAMO!

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Oltre al danno la beffa!

Mentre aumenta a vista d’occhio l’inquinamento del settore e del mercato da parte del contrabbando, delle frodi fiscali e di prodotto di dubbia qualità e provenienza – parliamo di beni che sono oggi tassati quasi al 70 %, una aliquota lontanissima da qualunque imposizione fiscale su diversi beni o sui redditi e senza alcuna prospettiva di riduzione delle imposte di base su di essi gravanti [accise ed IVA] – con pregiudizio del gettito erariale, spunta per contro la depenalizzazione, oggetto del decreto legislativo su tale materia approvato l’altra settimana dal Consiglio dei Ministri.

Non sarebbe più un reato, bensì «semplice» illecito l’installazione e l’uso di impianti abusivi di distribuzione carburante, e nè più rappresentano un reato le fattispecie base del contrabbando.

La ratio, ammesso che ve ne sia una, di questa scempiaggine? Per via del noto intasamento delle Procure, spesso le indagini su alcuni reati finiscono per andare in prescrizione, meglio quindi passare «all’incasso» immediato del sorcio che si intende catturare, anche se dietro passa una mandria di elefanti.

E, nel caso specifico del contrabbando, diventando anch’esso un semplice illecito, non sarà più possibile sanzionare il «tentativo» di contrabbando, visto che nel caso di illecito amministrativo, a punta di diritto, l’azione illegittima deve essere stata completata e non solo tentata.
Sparisce, insomma, lo spauracchio della galera – il che avrà per effetto presumibilmente un pregevole incentivo a perseverare e moltiplicare comportamenti, che persino nel termine di «illecito» sembrano ora meno gravi -, mentre invece si va ancora in penale, tanto per fare un esempio diverso, se l’erogatore è starato, non importa se per colpa d’altri e non propria, in quanto si commette un «delitto» di frode in commercio art. 515 codice penale.

contrabandista

Su questa vicenda prende posizione ASSOPETROLI – magari anche qualcun altro sarebbe il caso lo facesse! – che in una nota definisce, senza troppi giri di parole,  la scelta di depenalizzazione «inopportuna, in netta controtendenza con le pressanti necessità del settore». «Pur comprendendo il bisogno di alleggerire il carico dei tribunali e l’abnorme arretrato della giustizia italiana temiamo che queste misure concorrano a peggiorare il quadro di un comparto già gravemente colpito dall’illegalità e già segnato da molteplici forme di concorrenza sleale che stanno marginalizzando le imprese oneste.La marcata offensività dei vari reati che notiamo nel comparto ha l’effetto più evidente di produrre un consistente ammanco di gettito fiscale. Ma l’alterazione degli equilibri di mercato si rivelerà alla lunga un danno ancor più grave».

Ricordando di avere avviato «con Unione Petrolifera un lavoro congiunto per approfondire e proporre misure di contrasto più efficaci, in particolare sull’aspetto che consideriamo al momento prioritario: l’evasione Iva su cessione carburanti»,  ASSOPETROLI lancia un deciso appello alle istituzioni ed alla politica: «occorre che le Agenzie preposte ai controlli, il Governo e le forze politiche mostrino più consapevolezza e determinazione ad agire in modo coordinato a salvaguardia del nostro settore produttivo che ha importanza strategica non solo per il profilo contributivo, ma in generale economico».

Nota informativa
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