STAFFETTA: IL “PASTICCIO” SULLA FATTURA ELETTRONICA

Pubblichiamo [per g.c.] sulla complessa vicenda della fattura elettronica un interessante commento di STAFFETTA QUOTIDIANA, presente sul numero online di venerdì 15 giugno:

«Ieri pomeriggio l’Agenzia delle Entrate ha diramato un invito alle associazioni della distribuzione carburanti per un incontro il 25 giugno. Ma a circa due settimane dall’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica per le vendite di carburanti alle partite Iva, è scoppiato un putiferio che ha visto coinvolte associazioni, politici e amministrazione finanziaria. E ancora oggi non si sa se ci sarà un rinvio, se ci sarà per qualche mese un “doppio canale” o se saranno solo “congelate” le sanzioni per il primo periodo dell’obbligo.

Dopo l’annuncio dello sciopero da parte dei gestori carburanti, è intervenuto il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio annunciando un intervento per il rinvio. Rinvio che era già previsto da alcuni emendamenti bocciati e riproposti in questi giorni in Parlamento.

Nel frattempo Assopetroli è uscita ieri con un duro comunicato in cui denunciava i ritardi dell’Agenzia delle Entrate. L’Agenzia, presieduta dal “renziano” Ernesto Maria Ruffini, ha risposto in serata con una nota piuttosto irrituale in cui ricordava tutto quello che ha fatto in questi mesi, in termini di confronto con le associazioni e di produzione di circolari e norme.

Questa mattina la Fegica, pur apprezzando la disponibilità di Di Maio, rincara la dose denunciando che l’Agenzia non ha ancora messo a disposizione “gli strumenti tecnologici (app e software per pc) indispensabili all’assolvimento degli obblighi previsti dalla normativa”, e che i ritardi e “l’inerzia dell’iniziativa legislativa” stanno alimentando “il grandissimo business che è nato e sta proliferando sulle spalle dei gestori che si vedono costretti a correre precipitosamente ai ripari ed acquistare sul mercato costosissimi prodotti” per l’assolvimento dell’obbligo.

Infine, Unione Petrolifera, attraverso twitter, sancisce la spaccatura del fronte petrolifero: “grazie al lavoro dell’Agenzia delle Entrate e all’impegno del settore – si legge in un tweetle aziende petrolifere nostre associate impegnate nel contrasto all’illegalità sono pronte dal 1° luglio 2018 per la fatturazione elettronica di tutte le loro vendite di carburanti”.

La situazione è la peggiore che si potesse immaginare, tra ritardi e incertezze. Certo, come denunciavamo in tempi non sospetti, le norme per il contrasto all’illegalità hanno fatto venire in primo piano l’arretratezza di un settore, quello della distribuzione carburanti, che per buona parte ha sofferto negli ultimi anni di una clamorosa mancanza di investimenti, tanto da trovarsi, in parte, impreparata rispetto ai nuovi obblighi.

Altrettanto certo è che le norme, per stessa ammissione dell’amministrazione finanziaria, non brillano per chiarezza.

Come certo è che, in vista dell’entrata in vigore dell’obbligo, tanti gestori, oltre alle società petrolifere, si sono attrezzati, sostenendo anche delle spese. Hanno fatto male a essere previdenti? E siamo sicuri che un eventuale doppio canale (coesistenza carta carburante e fattura elettronica) non creerà più problemi di quanti ne risolva?

E pensare che le norme per il contrasto all’illegalità inserite nella legge di Bilancio erano nate da uno sforzo unitario di tutte le associazioni. Cosa è successo nel frattempo?»

In effetti – aggiungiamo come commento -, quando su questa vicenda si sarà arrivati ad un epilogo (qualunque esso sia), forse si potrà cercare di dare una risposta, od anche solo una ragionevole spiegazione, all’interrogativo correttamente posto da STAFFETTA. Un ragionevole dubbio è quello che, sotto l’apparente unanimismo iniziale, i diversi soggetti della vicenda (legislatore, settore petrolifero, categoria dei gestori) abbiano avuto sensibilità e percezioni distinte rispetto agli obiettivi, agli scopi, alle opportunità ed alle conseguenze dei provvedimenti (la lotta alla illegalità “a monte“, il contrasto all’elusione delle carte carburante, il consolidamento di politiche commerciali, il riconoscimento del costo delle commissioni della moneta elettronica?), di cui il provvedimento non ha creato una sintesi superiore e con una serie di “fraintendimenti” che l’attuazione dei “princìpi” in norme operative ha ulteriormente inasprito (anche cercando soluzioni non certo tra le più semplici, bensì tra le più complesse ed onerose).

 

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