TUTTI CONTRO L’AUMENTO DELLE ACCISE

TUTTI CONTRO L’AUMENTO DELLE ACCISE

Dopo il comunicato stampa di FAIB, FEGICA e FIGISC [si veda notizia su Figisc Anisa News N. 3 del 05.02.2017], in cui si invitava il Governo ad «evitare ulteriori grossolani interventi su un settore dei consumi che negli ultimi cinque anni ha già pagato oltre 25 miliardi di euro in più per effetto degli aumenti di accisa di cinque anni fa» e che è «stata l’elevata pressione fiscale – per la stessa ammissione del Governo – a contribuire alla diffusione di quei fenomeni di illegalità nel settore petrolifero che l’inchiesta di Venezia ha nei giorni scorsi portato all’attenzione dei media e che, nonostante tutti i notevoli sforzi per contrastarla ed i risultati messi a segno, non potrà che trovare ulteriori stimoli da un ennesimo aumento delle accise, con grave pregiudizio dell’Erario ed inquinamento del mercato», l’intero settore si è pronunciato negativamente sul ricorso a tali misure di finanza pubblica.

UNIONE PETROLIFERA manda a dire al Governo che «Invece di intervenire con nuovi aggravi, che continuerebbero a vessare gli automobilisti, occorre da subito dare attuazione alle misure approvate a fine anno per contrastare l’evasione di Iva e accisa sui carburanti, purtroppo ampiamente presente nel settore e stimata intorno al 10%, acquisendo così risorse equivalenti».

«L’ipotesi di un aumento delle accise sui carburanti non è purtroppo una novità e insiste nel penalizzare il settore petrolifero oltre che i consumatori» – afferma il Presidente UP Claudio SPINACI – «Stando alle nostre stime, per recuperare il miliardo di euro di cui si è sentito parlare in questi giorni, si tratterebbe di un ulteriore incremento di non meno di 3-4 centesimi euro/litro (attualmente il peso fiscale è pari al 65% per la benzina e al 62% per il gasolio). Le tasse sui carburanti – conclude il presidente UP – in Italia già oggi sono tra le più alte d’Europa, a fronte di un prezzo industriale (al netto delle tasse) allineato a quello degli altri Paesi europei».

A sua volta, ASSOPETROLI, in persona del Presidente Andrea ROSSETTI, consegna ad una una nota stampa il seguente giudizio: «Accogliamo con estrema preoccupazione la possibilità recentemente paventata dal ministro Pier Carlo PADOAN di inserire un aumento delle accise tra le misure per il riequilibrio dei conti pubblici, che troveranno spazio nel prossimo Documento di Economia e Finanza. Tale misura,oltre ad incrementare il già gravoso carico fiscale al quale sono sottoposti i consumatori, si porrebbe in netto contrasto con tutti gli sforzi, fatti fino ad oggi, per arginare il fenomeno dell’evasione delle accise e soprattutto dell’Iva sui carburanti. Esiste infatti una chiarissima correlazione tra l’aumento del carico fiscale e il dilagare dell’evasione nel nostro settore, che si stima ammonti a circa il 10 per cento. L’aumento delle imposte sui carburanti penalizza consumatori e imprese e incoraggia il malaffare. Questa realtà è ampiamente riconosciuta e non può essere ignorata, nonostante le impellenze del bilancio pubblico».

Anche i trasportatori sono sul piede di guerra: CONFTRASPORTO [confederazione delle imprese di trasporto (35mila quelle associate a livello nazionale)] non è per niente disponibile ad un ennesimo aumento delle accise, come fa sapere a mezzo di una nota in cui si augura che le annunciate misure di aumento, in ogni caso inaccettabili, non vadano a modificare ulteriormente in peggio i fattori competitivi dei nostri trasportatori.

«In tal caso» – dichiara Paolo UGGÈ, Presidente di CONFTRASPORTO nonché Vicepresidente nazionale di CONFCOMMERCIO – «gli operatori potrebbero decretare la sospensione delle attività”. Evidenziando che in Italia il prezzo del gasolio è il più caro d’Europa, aggiunge che «non è possibile stipulare accordi con il Governo e poi trovarsi con tagli mai concordati su fondi strutturali legati al settore. Le intese già stabilite vanno rispettate. Mi riferisco, ad esempio, alla compensazione dell’accisa per il gasolio da autotrazione». Ulteriori tagli avrebbero come esito esattamente l’opposto di quanto prevedono gli obiettivi dichiarati dal Governo – rimettere in equilibrio i conti pubblici e rispettare il diktat di Bruxelles -: «Gli operatori del settore si vedrebbero costretti a effettuare rifornimenti all’estero, producendo riduzioni significative alle entrate dello Stato».

Infine, sul tema caldo delle accise, si registra un iniziativa di un gruppo di quasi una quarantina di parlamentari del PD, di area renziana – come ben appare dal testo! -, primo firmatario l’on.le Edoardo FANUCCI, che presenta alla Camera una mozione che impegna il governo a non modificare la tassazione sui carburanti ed a reperire altrove le risorse necessarie, con le seguenti argomentazioni:

<<La Camera,

premesso che:

il Governo Renzi, in linea con la riduzione della spesa e delle imposte sui redditi di famiglie e imprese, ha perseguito da subito l’obiettivo della diminuzione della pressione fiscale; è stato mantenuto l’impegno, con la Legge di Stabilità 2016, di eliminare l’Imu e la Tasi sulla prima abitazione.

Inoltre, con il medesimo provvedimento, è stato previsto, tra le altre cose, l’eliminazione dell’Imu sugli “imbullonati” e l’eliminazione dell’Imu sui terreni per le imprese agricole; l’IRES, l’imposta sul reddito delle società, si è ridotta dal 27,5 per cento al 24 per cento a partire dal 2017, con uno sgravio fiscale complessivo di 3,8 miliardi di euro nel primo anno e di circa 4 miliardi nel secondo; l’impegno del Governo Renzi è continuato con la legge di bilancio 2017 che in tema di riduzione della pressione fiscale ha previsto, tra le altre cose: l’esenzione Irpef per chi ha una pensione che non supera 8.125 euro, anche se ha meno di 75 anni, ampliando la soglia al di sotto della quale non sono dovute tasse; la neutralizzazione, anche per il 2017, delle “clausole di salvaguardia” che per rispettare gli obiettivi di finanza pubblica avrebbero causato l’aumento automatico dell’Iva e delle accise; la riduzione del canone Rai, che passa dai 113,50 euro del 2015 a 100 euro nel 2016 e 90 euro nel 2017; la proroga all’anno in corso della sospensione dell’efficacia delle leggi regionali e delle deliberazioni comunali – per la parte in cui aumentano i tributi e le addizionali attribuite ai medesimi enti; l’abolizione dell’IRPEF agricola; dal 2018, inoltre, come più volte dichiarato dal Ministro Padoan, è prevista la riduzione Irpef alle famiglie;

la somma delle diverse riduzioni d’imposta o di misure equivalenti, a partire dagli 80 euro in busta paga, ha portato la pressione fiscale al 42,1 per cento nel 2016, dal 43,6 del 2013, come certificato dalla Nota di aggiornamento del DEF 2016;

la correzione dei conti richiesta dalla Commissione europea al Governo italiano per rispettare la regola del 3 per cento nel rapporto tra deficit pubblico e PIL ha una entità di 3,4 miliardi di euro; come si evince dall’intervento descritto dal Ministro Padoan al Senato, il Governo starebbe per emanare un decreto entro il mese di febbraio, che dovrebbe prevedere una revisione delle accise su tabacchi e carburanti e determinati tagli di spesa; la restante parte della correzione dei conti pubblici dovrebbe essere definita in aprile con l’emanazione del Documento di economia e finanza 2017, in modo da poter rivedere l’obiettivo di finanza pubblica anche in base ai nuovi dati sulla crescita economica; il provvedimento che dovrebbe concentrarsi sui ritocchi alle accise su tabacchi e carburanti rischia di riportare ad una crescita della pressione fiscale muovendosi in controtendenza rispetto alle politiche attuate prima dal Governo Renzi e ora dal Governo Gentiloni;

IMPEGNA IL GOVERNO

a valutare di reperire le risorse necessarie per la correzione dei conti richiesta dalla Commissione europea unicamente dal taglio alla spesa pubblica improduttiva e dalla lotta all’evasione fiscale, senza incidere sulla revisione delle accise su tabacchi e carburanti al fine di scongiurare l’aumento della pressione fiscale».

Che questa levata di scudi possa portare a soluzioni diverse da quelle prospettate, sembra arduo da prevedere. È invece di palmare evidenza che la quota di fabbisogno che il Governo intende «spillare» [e, in fatto di «spillature», è di questi giorni il sovragettito di 0,5 miliardi euro «saltato fuori» sul canone RAI infilato in bolletta] dall’aumento delle accise corrisponde solo a quota parte di quanto sottratto all’erario dalle attività illegali nel settore.

Ma finirà che invece di applicarsi a pulire la spazzatura che sta sotto al tappeto – la lotta all’illegalità ha tempi lunghi, costi complessi ed elevate alee di incertezza sui risultati in termini di recupero -, come sempre, sarà più appagante fare un salto al bancomat del consumatore, dove i soldi sono sempre pronti, sempre subito e sempre in contanti.

Nota informativa
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