«CARI AUTOMOBILISTI, ABITUATEVI A FARE A MENO DEI BENZINAI»
— 15 Dicembre 2015Pubblichiamo di seguito l’intervista – denuncia di Giuseppe MILAZZO, componente della Giunta Nazionale e presidente della FIGISC ASCOM di Bergamo su LA RASSEGNA, il settimanale economico e finanziario del mondo imprenditoriale bergamasco, a firma della giornalista Anna Facci.
«Gli impianti ghost, completamente automatizzati, sono la conferma della tendenza ad estromettere i gestori», dice il presidente del Gruppo Ascom Giuseppe MILAZZO.
«La nostra è una categoria sempre più schiacciata dalle compagnie petrolifere».
A seconda dell’insegna si chiamano easy, matic, express, megaself e sono il nuovo volto dei distributori di carburanti. Non sono infatti solo impianti self service, ma cosiddette stazioni fantasma (ghost), dove il gestore non lo si vede proprio, se non per caso, incrociandolo nelle sue mansioni di manutenzione dell’area. La tendenza è evidente anche a Bergamo, esempi recenti in via Gavazzeni e Corridoni, e non passa inosservata perché il prezzo è solitamente interessante.
Ma per il presidente del Gruppo benzinai dell’Ascom, Giuseppe MILAZZO, non è che la conferma di un fenomeno denunciato da tempo, la progressiva marginalizzazione della figura del gestore fino a quella che ritiene sarà la sua scomparsa inevitabile. «Gli impianti ghost? Sono la vittoria delle compagnie sul gestore – afferma -. Queste impongono condizioni sempre più penalizzati e quando non ce la fa più il gestore molla. Viene rifatto l’impianto con il nuovo format e l’operatore si accontenta di un compenso fisso, decisamente esiguo, per continuare a curare la stuttura, di fatto con le stesse responsabilità di prima».
Un effetto sui prezzi però ce l’hanno…
«Sì, ma il risparmio è ottenuto solo ed esclusivamente sacrificando il gestore. E chi invece continua in una stazione di servizio tradizionale ha un bel daffare a spiegare ai consumatori che non è un ladro se ha prezzi più alti, ma che ha le mani legate perché prezzo di acquisto e vendita sono imposti, così come sconti e condizioni. Il gestore dovrebbe essere un imprenditore, perché si assume il rischio di comprare il prodotto e venderlo, ma di fatto non ha nessuno spazio per agire in maniera imprenditoriale. Nemmeno le attività collaterali riescono più a dare una mano ai bilanci. Per i bar, ad esempio, le compagnie petrolifere proprietarie delle aree chiedono canoni sempre più alti, mentre gli autolavaggi subiscono la concorrenza degli impianti fai da te».
Un altro elemento di novità sono le pompe bianche, gli impianti non legati alle grandi compagnie petrolifere. Anche loro hanno agito sui prezzi, possono rappresentare un nuovo sbocco?
«Le novità legislative oggi permettono a chi ha le possibilità economiche di costruirsi il proprio impianto, di approvvigionarsi dei carburanti e venderli. È un sistema che funziona, più si riesce a vendere più si guadagna, ed ha dato una bella scossa ai prezzi. In Veneto il fenomeno è dilagato e credo che sia destinato ad ampliarsi anche da noi. Ma per dare vita a questi nuovi impianti servono disponibilità e poi la gestione in genere è diretta, non si ricorre alla figura del gestore o comunque non ci sono contratti nazionali a regolare il rapporto».
Ma almeno c’è qualche gestore che resiste?
«Amaramente mi viene da dire che resiste chi non ha un’alternativa. Se capita qualcosa di meglio credo che non ci si pensi su due volte a cambiare strada, come ho fatto anche io. I conti, del resto, sono presto fatti: le spese ci sono sempre, a cominciare dal personale, i margini si riducono e grande aumento nel consumo di carburanti non ce ne sarà, anzi».
Dovremo perciò dire addio al benzinaio di fiducia?
«Quella del servizio era una prerogativa tipicamente italiana e pare piaccia ancora al 30% degli automobilisti. Ci si sta però abituando sempre più al fai da te, come negli altri Paesi europei».
Messa così, sembra che il prezzo dipenda solo dalla presenza o meno del gestore…
«È come viene interpretata la situazione dall’opinione pubblica, ma non è la verità. Il fatto è che le decisioni sono tutte in mano alle compagnie».
Vede possibilità di invertire la rotta?
«La base associativa è sempre più sfiduciata, è stanca di pagare di tasca propria, servirebbe più spinta dal livello nazionale, mentre per ora a vincere sono sempre le compagnie petrolifere».