ASSOPETROLI: FISCALITÀ, ILLEGALITÀ E RETE NELLA RELAZIONE ANNUALE

ASSOPETROLI: FISCALITÀ, ILLEGALITÀ E RETE NELLA RELAZIONE ANNUALE

Si pubblicano di seguito alcuni passaggi salienti sulla eccessiva fiscalità incombente sui carburanti, sulla criminalità e sull’illegalità dilaganti nel settore, la razionalizzazione ed innovazione della rete distributiva [con un fugace accenno ai rapporti con la categoria dei gestori], contenuti nella relazione tenuta all’assemblea annuale di ASSOPETROLI, tenutasi a Roma il 13 luglio 2016, dal Presidente Nazionale Andrea ROSSETTI.

L’ELEVATA FISCALITÀ

<<Nel 2015 la media del prezzo al consumo della benzina, al netto della componente fiscale, ha fatto segnare un decremento del 21% rispetto all’anno prima, con un valore medio di 0,532 €/litro. La media del diesel un calo addirittura maggiore del 23,5%, con un valore medio netto di 0,535 €/litro.

Purtroppo, agli occhi del consumatore il crollo delle quotazioni è stato occultato dal permanere di un carico fiscale elevatissimo. Nel 2015 le tasse sui carburanti hanno pesato mediamente oltre il 65% del prezzo finale della benzina, e il 62% del prezzo del gasolio.

In valore assoluto, la differenza del peso fiscale tra Italia e paesi europei è stata, nel 2015, di ben 0,229 €/litro. Nell’andamento dei prezzi industriali, invece, lo Stacco Italia ha fatto registrare, per la prima volta, un valore negativo di circa 7 millesimi di €/litro.

Sulle tasse dei carburanti pendono nel prossimo biennio (2017/2018) clausole di salvaguardia che rischiano di far aumentare pesantemente sia le accise (per 570 milioni di euro) che l’IVA (dal 10 al 13% nel 2017 per l’aliquota ridotta, dal 22 al 25% nel 2018 per l’aliquota ordinaria).

Sono aumenti che vanno scongiurati.

Il Governo lo ha già dichiarato, ed è irrinunciabile che mantenga l’impegno per non soffocare questa debole ripresa. Più in generale va interrotto l’abuso di queste coperture a scoppio ritardato che scaricano sul futuro le scelte dei governi passati.>>

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CRIMINALITÀ ED ILLEGALITÀ

<<La lunga crisi economica e il carico fiscale sui carburanti sono le cause dell’illegalità che si è propagata nel nostro mercato. Assopetroli lo denuncia da anni. Il problema è esteso, complesso e in forte crescita. Lo attestano i risultati dell’attività ispettiva delle Forze dell’Ordine che tutti conosciamo.

Un primo aspetto riguarda i continui attacchi ai punti vendita. I distributori stradali sono il secondo bersaglio della criminalità predatoria nelle classifiche del Ministero dell’Interno.

Abbiamo bisogno di sinergie sistematiche con le Forze dell’Ordine per contrastare questa minaccia costante. Prevenire gli attacchi è possibile rafforzando la security. Ma la leva principale resta incentivare il pagamento elettronico.

Occorre abbassare i costi delle commissioni interbancarie e renderle compatibili con questo mercato. A fronte del valore corrente di 1,450 €/litro di benzina, quasi 1 euro sono tasse. E il margine operativo lordo dell’ultimo anello della distribuzione è ormai di soli 2/3 centesimi al litro. In queste condizioni non sono sostenibili i costi interbancari di un qualunque altro settore commerciale, e le soglie fissate dal Regolamento UE dell’aprile 2015 sono inadeguate.

Va messa in campo un’iniziativa del Governo per sviluppare il pagamento elettronico in questo comparto. La categoria funge – di fatto – da esattore per conto dello Stato. Senza percepire alcun aggio e con grande rischio personale. Questo è un tema di difesa che non si può rinviare.

Il secondo aspetto dell’illegalità riguarda il fenomeno delle frodi e del contrabbando di carburanti.

Dalle imprese nei territori sale una richiesta pressante di aiuto che abbiamo trasferito alle Istituzioni. La concorrenza sleale che si innesta sul contrabbando si è propagata in tutto il Paese.

Ciò avviene a detrimento anche della qualità dei carburanti, con rischi seri per l’ambiente e i consumatori. Sia nel canale distributivo della rete che in extra-rete, vaste aree del mercato sono aggredite da circuiti opachi o illegali che vendono sistematicamente in dumping, desertificando l’offerta intorno.

Oltre al danno erariale, preoccupa l’omologazione al ribasso della concorrenza, la marginalizzazione delle piccole e medie imprese, l’enorme perdita di valore che il settore sta subendo.

Ma l’anno alle nostre spalle non è trascorso invano. Si è diffusa consapevolezza del problema e alcuni interventi sono alla nostra portata. L’obiettivo era avviare un tavolo tecnico sotto la regia del

MEF.  Questo obiettivo è stato raggiunto ed è doveroso ringraziare il Governo, le Forze dell’Ordine, le Agenzie fiscali che vi partecipano. Al tavolo abbiamo portato le proposte confluite nel documento sottoscritto con Unione Petrolifera. È un contributo aperto, non un Protocollo di Legalità statico di sola comunicazione.

C’è bisogno di una revisione accorta del quadro normativo e delle prassi. Vanno colmate le lacune che si sono manifestate e che risultano anacronistiche anche rispetto alle potenzialità degli attuali sistemi informativi.

Ciò non è in contrasto con la semplificazione. Non bisogna credere che la medicina sia sovraccaricare il settore di nuovi obblighi indifferenziati. Per le piccole e medie imprese sarebbe il colpo finale. Occorre invece un intervento dinamico e selettivo, adattabile al mutare di fenomeni in continua evoluzione. È essenziale anche la cooperazione tra le Agenzie Europee e le Forze dell’Ordine degli Stati comunitari, perché i problemi hanno spesso una dimensione transnazionale.

Infine è fondamentale l’impegno del tessuto economico e del mondo della rappresentanza che, per quanto ci riguarda, resterà massimo>>.

contrabbando

Nota: La questione delle frodi e del contrabbando nel settore è finalmente diventato all’ordine del giorno e sotto i riflettori di tutti. Scriveva QUOTIDIANO ENERGIA ancora il 24.06.2016 che «Gli ultracorpi – con un paragone calzante con un vecchio cult di fantascienza del 1956, il film “L’invasione degli ultracorpi”sono da tempo nel mezzo del mercato dei carburanti: comprano e vendono nell’apparente rispetto delle regole; aprono anche depositi, trasportano la benzina e la vendono a prezzi concorrenziali. Se lo avessimo detto qualche anno fa nessuno avrebbe ascoltato. Gli ultracorpi hanno un bell’aspetto e si presentano bene. Chi compra, alla fine della catena, apprezza la regolarità dei documenti fiscali e soprattutto il prezzo di vendita più basso di altri, senza voler o poter pensare di più. Ma così facendo si tiene in vita un mostro: un operatore che acquisti una singola autobotte di benzina in esenzione d’Iva e poi la rivenda con l’Iva, senza poi versare allo Stato quanto incassato, ha un profitto illegittimo maggiore di 10.000 euro, in un settore dove il margine sarebbe di circa un centinaio di euro».

E STAFFETTA QUOTIDIANA, venerdì scorso 15.07.2016, nel rappresentare sinteticamente sul «da dove nasce l’illegalità» affermava che: «Gli “squali” delle frodi carosello sono stati attirati da alcune circostanze dovute alla struttura e all’evoluzione del mercato italiano dei carburanti. Il mercato a valle (quello dei punti vendita) è stato completamente liberalizzato, creando un aumento della domanda “svincolata” dai fornitori storici – fenomeno accentuato dall’abolizione del vincolo di esclusiva per i proprietari/gestori dei punti vendita. Il “lungo” della raffinazione ha scatenato una competizione al ribasso. Il calo dei consumi, non accompagnato da un’analoga riduzione del numero dei punti vendita, ha evidentemente ridotto gli scrupoli di chi si trovava a far fronte a situazioni critiche. … Rapporti di fornitura decennali interrotti improvvisamente, spesso per inseguire il millesimo di differenza, al costo di compromettersi con operatori non qualificati, nel migliore dei casi. Tanto che, a parte la distruzione di valore, quello che sembra più pesare sul settore è lo sfilacciarsi della fiducia reciproca».

RAZIONALIZZAZIONE ED INNOVAZIONE DELLA RETE

<<Nella Rete domina ancora lo squilibrio strutturale dell’offerta, solo in parte attenuato dall’accenno di ripresa dei consumi dell’ultimo anno. Per tenere in vita circa 23.000 impianti stradali il sistema sopporta extra-costi ormai insostenibili.

La razionalizzazione contenuta nel DdL Concorrenza non risolverà tutti i problemi, ma va nella direzione giusta: ridurre i punti vendita, anzitutto gli incompatibili, e almeno una parte degli improduttivi, facendo leva su una semplificazione ragionevole delle bonifiche. Speriamo che il provvedimento venga approvato – senza ulteriori modifiche – per procedere alla sua attuazione.

Oltre a questo occorre ampliare la gamma dei prodotti e dei servizi. Per questo abbiamo sempre sposato l’iniziativa delle Regioni che obbligano i nuovi impianti ad erogare almeno un carburante gassoso. E non abbiamo condiviso i rilievi anticoncorrenziali sollevati a riguardo anche dal Governo. Restiamo convinti della necessità di favorire uno sviluppo qualificato della rete, con l’offerta di tutti i carburanti richiesti dai consumatori. Soprattutto, difendiamo l’idea che questo non sia un settore da svendere, ma da modernizzare. E questo non avverrà mai se lo abbandoniamo alle sirene del sottocosto. Il suo valore va difeso in una visione di efficienza complessiva.

La recente sentenza della Corte Costituzionale ha sancito la legittimità della Legge Regionale che era stata impugnata. L’obbligo del terzo prodotto è stato giudicato commisurato agli obiettivi e proporzionale. La consideriamo una vittoria del buon senso, tanto più che un apposito Decreto stabilirà i casi di possibile deroga.

In una prospettiva più ampia, qualificare la Rete significa anche sviluppare il GNL e l’elettrico e supportare le politiche su smart city e smart mobility che cambieranno il volto delle nostre città.

Su questo fronte cresce l’interesse degli operatori a diversificare. Salvo alcune categorie merceologiche che godono ancora di vincoli ingiustificati, accanto ai tradizionali bar e autolavaggi,

la Rete evolve in molte direzioni. La capillarità dei punti vendita e la prossimità ai consumatori sono le nostre leve. Pensiamo a parcheggi di scambio, a servizi di car sharing, alla ricarica dei mezzi elettrici, ma anche a servizi di spedizione e recapito, a punti d’informazione turistica, alla promozione di servizi e prodotti del territorio. Aprirsi al nuovo è una necessità.

Oltre alla marginalità ridotta, connessa all’erogato medio di solo 1.300 mc, continuano ad aumentare i costi delle strutture. Tassazione locale, aggiornamento delle attrezzature selfservice, cartellonistica, sicurezza ambientale, automazione, security.

La linea della redditività si sposta sempre più in basso e non si può restare fermi.

Tra i costi industriali in crescita ci sono anche i biocarburanti miscelati nei prodotti. Incidono significativamente sulla competitività delle imprese perché non si trasferiscono in modo neutro sui prezzi al consumo. Nella Rete con marchio, l’onere si scarica sul retista con meccanismi contrattuali talvolta asincroni e poco trasparenti. In alcuni casi addirittura con adeguamenti retroattivi, non verificabili. Dato l’impatto sul conto economico non è più possibile questa aleatorietà. Occorre uno sforzo dell’industria per fare chiarezza su questo aspetto dei rapporti commerciali>>

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Nota: E se sul disegno di legge concorrenza – che contiene anche la norma sulla ristrutturazione della rete -, dopo numerosi rinvii determinati soprattutto dai contenuti più complessi del provvedimento, le fonti parlamentari dicono di «voler concludere entro l’estate», sulla materia del «terzo prodotto» negli impianti di distribuzione si segnala l’iniziativa contro corrente della Regione Toscana, che, con sospetto ed inopportuno gioco di anticipo, porta in discussione per martedì 19 luglio la Proposta di Legge n. 097, che, all’articolo 1, azzera l’obbligo del multiprodottoIl comma 1 dell’articolo 54 della Legge Regionale 7 febbraio 2005, n. 28 (Codice del Commercio. Testo unico in materia di commercio in sede fissa, su aree pubbliche, somministrazione di alimenti e bevande, vendita di stampa quotidiana e periodica e distribuzione di carburanti) è sostituito dal seguente: “1. I nuovi impianti erogano uno o più dei seguenti prodotti: benzina, gasolio, metano, GPL, idrogeno o relative miscele”»], che trova in netto dissenso filiera petrolifera e organizzazioni dei gestori.   

UN FUGACE ACCENNO AI GESTORI

<<A valle della filiera, vogliamo ricordare l’attuazione del contratto di commissione che abbiamo tipizzato con le rappresentanze dei gestori. Nel modello italiano il servizio al cliente non è una zavorra, ma un punto di forza che non va liquidato. È però indispensabile innovare continuamente, non solo le forme contrattuali, ma in generale l’efficienza dei punti vendita per ogni possibile recupero di produttività>>.

Nota informativa
a cura della Segreteria Nazionale FIGISC - ANISA
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