AUTOSTRADA: AUTOGRILL CONTRO LE ROYALTIES

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Per AUTOGRILL – si leggeva alcuni giorni fa sui giornali – «fino a pochi anni fa l’Italia rappresentava il 40% della profittabilità, ora non si può più nemmeno parlare di profittabilità. Si pone il problema di che cosa fare. Di certo noi resisteremo fino a un certo punto, ma non per sempre; un giorno magari potremmo decidere di sganciarci dall’Italia». L’Amministratore Delegato, Gianmario TONDATO DA RUOS ha commentato così i risultati 2014, che vedono i ricavi complessivi a 3,93 miliardi (-0,9% sul 2013), ma sui quali pesano le vendite in Italia (-5,4% nel 2014, a 1,092 miliardi); l’utile netto da attività operative continuative è in crescita a 37 milioni contro 8,3 milioni del 2013.

«La nostra strategia in Italia, oggi, è di resistere», ha detto Tondato, senza escludere un futuro disimpegno. Al di là di crisi dei consumi e della stagnazione del traffico, un problema strutturale è rappresentato dalla rigidità degli affitti e dalle royalties elevate, «le più care del mondo, in media al 18% dei ricavi, quando all’estero sono a una sola cifra [N.d.R.: ma qualche anno fa lo stesso Tondato parlava del 20 %]». «C’è una carenza nell’Atto di indirizzo dei ministeri dei Trasporti e dello Sviluppo – ha aggiunto AUTOGRILL – che non affronta il tema del costo delle royalties, diventato sproporzionato».

Per il 2015 il fatturato di Autogrill supererà i 4 miliardi grazie anche al rafforzamento del dollaro da cui arrivano oltre la metà dei ricavi. Nel 2014 il cambio medio tra euro e dollaro è stato di 1,33 mentre considerando i livelli attuali «il fatturato aumenterebbe di circa 3-400 milioni rispetto ai 3,9 miliardi del 2014».

Fin qui la notizia del «primo operatore al mondo nei servizi di ristorazione per chi viaggia», come dice lo slogan dell’Azienda.

Fatto sta che mentre le royalties continuano a parassitare sulle attività in autostrada, il volume d’affari della ristorazione nelle autostrade italiane che valeva 900 milioni di euro nel 2007 oggi ne vale forse solo 700 [-22,3 %], mentre la densità/chilometri di viabilità delle aree di servizio dedicate a questi servizi è in Italia il doppio rispetto ad altre realtà europee, e le vendite oil sono crollate sempre dal 2007 nell’ordine del 51,9 %, da 3,750 a 1,800 miliardi di litri, con il cinquanta per cento delle stazioni di servizio al di sotto della sostenibilità minima tra ricavi e costi del servizio.

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