CANTARELLI, ANISA: PROROGA BANDI NON RISOLVE NULLA

CANTARELLI, ANISA: PROROGA BANDI NON RISOLVE NULLA

Nella vertenza autostrade, la domanda posta qualche giorni fa dalle Organizzazioni di categoria – «Cosa attendono MIT e MISE ad intervenire?» – ha avuto subito come risposta la concessione di una proroga dei bandi, di cui peraltro si aveva da tempo sentore.

La proroga dei bandi al 30 giugno 2016 non risolve certamente nessuno dei problemi sostanziali che il decreto interministeriale di agosto ha determinato o, proprio nel migliore dei casi, non ha neppure affrontato adeguatamente. Si tratta di una pura, semplice «pezza» burocratica che, anzitutto, consente ai Concessionari di fare con un po’ più di tempo a disposizione i propri comodi nelle procedure di gara e che, inoltre, per almeno evitare disservizi, proroga di fatto l’efficacia del rapporto di subconcessione oltre la sua scadenza naturale e fino all’espletamento delle gare.

Spiace purtroppo dover ribadire che la «politica» – e con ciò si intende il Governo, tramite i Ministeri competenti – abbia abdicato all’unica soluzione che si sarebbe resa necessaria dopo i ricorsi [tra cui quello promosso dalle rappresentanze dei gestori] che hanno accompagnato il decreto «balneare»: rimettere assieme le parti interessate e faticosamente rimettere mano al decreto stesso, e non rifugiarsi esclusivamente nella logica di abbandonare le cose solo all’«esame di merito» ed alla decisione del giudice amministrativo.

Si tratta, in fondo – e quindi forse non ce ne dovremmo neppure troppo meravigliare –, dello stesso atteggiamento di rinuncia che ha ispirato l’emanazione del citato decreto: di fronte alla gravissima crisi del comparto [di cui in altro articolo di seguito in questo stesso numero ricordiamo ancora una volta gli effetti] – ma che pure lascia ancora spazio a diffuse rendite -, infatti, si è deciso di non predisporre strategie attendibili di uscita, ma di lasciar fare al primo che si proponeva di gestire, secondo logiche tutte settoriali e solo privatistiche, quel che rimaneva del «cadavere» del comparto stesso, in attesa di non si sa bene quale ipotetica inversione di tendenza.

Né altrimenti si spiega il «regalo» alla grande ristorazione, cui viene consegnato dal piano di ristrutturazione, chiavi in mano, un numero esorbitante di aree di servizio.

Può darsi che l’«Italia che riparte» – espressione su cui nutriamo ragionevoli dubbi – abbia forse bisogno più di «economia» che di «politica»; certo ha bisogno di una politica che faccia scelte per la ripresa e non di una politica fine a se stessa. Ma, in ogni caso e comunque la si pensi, il caso autostrade non è certamente un esempio né della prima, né della seconda necessità.

Mi spiace dover ribadire che sono, purtroppo, totalmente attuali ed immodificabili i giudizi che abbiamo formulato all’apparizione del decreto, e che siamo costretti a riepilogare oggi – scusandoci della lunga autocitazione -, a distanza di oltre cinque mesi, nella loro interezza:

«Se è vero che si è riusciti ad ottenere garanzie sulla continuità contrattuale per i Gestori, è anche vero che nel provvedimento ministeriale si è voluta – su esplicito suggerimento delle aziende petrolifere – mettere la pietra tombale sul futuro: la continuità contrattuale – aspetto che è in ballo sin dagli accordi del 2002 – è stata sì concessa, ma per l’ultima volta, con una forzatura che ha voluto fare piazza pulita di qualunque possibile contrattazione tra le parti su questo principio e, ancora, solo per la casistica delle aree che non saranno interessate dal processo di accorpamento. Senza contare che gli affidatari potranno “sfilarsi” dall’affidamento dopo soli cinque anni se i volumi di vendite dovessero ridursi, lasciando – senza che nulla sia previsto – letteralmente il gestore “sulla strada”.
Una forzatura che spiega perché in questo provvedimento e nel protocollo procedurale che lo accompagna poco o nulla si dica sui rapporti economico-normativi tra aziende e gestori, nulla si dica sulle discriminazioni dei prezzi e sulle famose «eque condizioni per competere» previste dalle norma in vigore, con ciò lasciando presagire, da un lato, un quadro per il prossimo futuro di acuta sofferenza – come e peggio di quanto in questi anni si sia già verificato – delle relazioni tra gestori e subconcessionari, dall’altro, la chiarissima conferma della “fuga” delle petrolifere da questo comparto di rete. ……..

Deludente anche la soluzione data al problema degli indennizzi ai gestori delle aree che verranno chiuse, accorpate, “riservate” alla ristorazione: perché se, da un lato, si è voluto introdurre, e giustamente, il concetto di indennizzo superando la fumosità assoluta dei testi precedentemente elaborati, dall’altro si sono indicati criteri ed analogie con gli indennizzi del fondo per la rete ordinaria che non sono certo applicabili alla complessità dell’impresa di gestione di un’area autostradale in termini di impegno finanziario e di risorse umane.

Infine, la partita della ristrutturazione appare totalmente deludente e per diverse ragioni:
a) si aprono, infatti, aree di servizio in numero quasi eguale a quello delle aree che sono soggette a chiusura [circa il 5 % della rete, quando è noto che quasi due terzi della rete sono al di sotto della soglia di sostenibilità e giustificazione economica],
b) si regala alla ristorazione oltre un quarto della rete, con ciò consentendo alle aziende petrolifere di andarsene dalla rete – dopo averne in parte contribuito al dissesto – senza pagar dazio;
c) si selfizza un buon sesto della rete [addirittura con la strepitosa denominazione di “implemento dei servizi”] a tutto svantaggio della qualità dei servizi per una utenza che paga, oltre a pedaggi che sono aumentati in misura doppia del tasso di inflazione, assai più cari che in ogni altro dove, i carburanti e la somministrazione» [Figisc Anisa News n. 28 del 13.08.2015] .

Chiudiamo dunque l’anno con questa piaga interamente aperta, che ritroveremo tale e quale dal 1° gennaio del 2016. Una partita che decide davvero «se e per quanto» il gestore autostradale abbia ancora un ruolo ed un futuro nel comparto.

Una partita che è ancora, pur determinante, solo una delle tante altre partite aperte, ogni giorno rimanendo sul terreno quelle dei prezzi discriminatori, dell’emorragia delle vendite, delle relazioni con le aziende petrolifere, degli accordi scaduti, cioè del «come» il gestore autostradale sta ancora nel comparto.
Significa che si dovrà ripartire sin dall’inizio del 2016 con la mobilitazione, non confidando solo esclusivamente nelle lunghe vie del contenzioso legale, e ciò nonostante la categoria sia in stato di mobilitazione continua da ormai quasi quattro anni. Significa che non si può mai mollare.

buone-feste

Ciò nonostante, colgo l’occasione per inviare, a nome mio, della Presidenza e del Consiglio Nazionale di ANISA, a tutti i colleghi Gestori ed alle loro Famiglie, i migliori auguri per le imminenti festività, per qualche giorno di tregua e di serenità tra gli affetti delle persone cui vogliamo bene

STEFANO CANTARELLI

Presidente Nazionale ANISA CONFCOMMERCIO

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