OSSERVAPREZZI: TRA NUMERI, SANZIONI ED AMBIGUITÀ

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Istituito con l’articolo 51 della Legge 99/2009 [«Misure per la conoscibilità dei prezzi dei carburanti»], normato con Decreto Ministeriale del 17 gennaio 2013, con termine ultimo posto al 16 settembre 2013, l’obbligo della comunicazione prezzi all’Osservatorio del Ministero è sempre operante ed operanti rimangono, con applicazione più o meno intensiva,  i controlli sull’osservanza ed il sistema sanzionatorio [da 514 a 3.099 euro] per l’omessa segnalazione ovvero per differenze tra prezzi segnalati e praticati.

Ne ha parlato recentemente – nel corso di un’intervista alla giornalista Elena VERONELLI – il Ministero, in persona della Responsabile del servizio Osservaprezzi, dott.sa Orietta MAIZZA, di cui riproduciamo alcuni passaggi.

«D.: Può fornirci una valutazione sull’Osservatorio sui prezzi dei carburanti del ministero? Sta funzionando come previsto?

R.: L’Osservatorio prezzi carburanti è stato introdotto normativamente nel nostro Paese come strumento di trasparenza per consentire ai consumatori di consultare e comparare agevolmente i prezzi praticati dei carburanti e consentire loro, quindi, scelte più consapevoli. Dal punto di vista tecnico siamo alla versione 2.0, per così dire, dopo una prima versione che era stata sviluppata nella fase sperimentale in cui l’obbligo di comunicazione dei prezzi era in vigore per i soli impianti autostradali e ad oggi siamo a pieno regime nel funzionamento della piattaforma con più di 20.000 impianti registrati che comunicano i prezzi e il perfezionamento delle modalità di ricerca utilizzabili dai consumatori, modalità di ricerca che consentono di consultare e comparare i prezzi sulla base di una pluralità di ricerche personalizzabili su base geografica, di percorso.

D.: Oltre che ai consumatori, ritiene che questo strumento sia utile anche al ministero per analizzare meglio e proporre specifici interventi?

R.: Le informazioni che raccogliamo, soprattutto con l’iniziativa che abbiamo avviato dallo scorso anno, consentendo la personalizzazione del logo per le cosiddette pompe bianche, stanno iniziando a dare un quadro interessante in una fase di trasformazione della rete di distribuzione dei carburanti. Inoltre, per quanto riguarda ulteriori interventi, attualmente è in discussione al Senato il disegno di legge concorrenza che prevede tra l’altro la creazione di un’anagrafe unica degli impianti di carburante a partire dalla banca dati dell’Osservatorio carburanti e che dovrebbe ulteriormente contribuire al processo di razionalizzazione della rete.

I NUMERI DEGLI IMPIANTI REGISTRATI

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D.: Secondo i sindacati dei gestori, tuttavia, c’è anche un problema di “discriminazione”: spesso prezzi tanto diversi sono dovuti al fatto che i vari operatori hanno diverse condizioni di acquisto. Questa, dicono, non è vera concorrenza…

R.: L’operazione di trasparenza che da più di un anno abbiamo messo in campo attraverso la pubblicazione dei prezzi anche in formato aperto (open data) può essere in parte di ausilio a leggere anche altre dinamiche che però risiedono in modelli organizzativi e rapporti contrattuali che vanno al di là delle finalità per cui è stato istituito l’Osservatorio prezzi carburanti. In ogni caso la finestra di trasparenza che l’Osservatorio consente di avere sul segmento finale della filiera della distribuzione insieme alle trasformazioni che si prevedono per quello che sarà il mercato all’ingrosso dei carburanti contribuiranno a stimolare anche nuovi assetti complessivi.»

[In altre parole, la questione delle diverse (e diverse nell’ordine di decine di centesimi) condizioni di acquisto riservate ai gestori rispetto ad altri operatori non è pertinente alla pubblicità dei prezzi (ossia, pazienza!), indipendentemente dal riflesso sulla concorrenza]

IMPIANTI DELLE PETROLIFERE REGISTRATI

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Ma quanti sono, infine, gli impianti registrati alla «piattaforma» dell’Osservaprezzi?

Ne abbiamo fatto un «censimento», dinamico rilevando il dato dell’ultimo giorno di ogni mese dal marzo 2015 all’ottobre 2016: il numero totale a fine marzo 2015 era di 19.237 unità, quello a fine ottobre 2016 di 19.735 [una variazione in aumento del 2,6 %], con un massimo di 20.044 a fine luglio 2016.

Emerge, nella serie di dati, che gli impianti delle società petrolifere [Agip-ENI, API-IP, ESSO, IES, LUKOIL, Q8, REPSOL, ex SHELL, TAMOIL e TOTALERG] contavano 15.846 unità a fine marzo 2015 e 15.472 a fine ottobre 2016, con un decremento tra i due estremi temporali di 2,4 punti percentuali, mentre gli altri operatori [indipendenti, pompe bianche e GDO] che contavano a fine marzo 2015 3.391 unità salgono a 4.263 unità a fine ottobre 2016, con un incremento addirittura di 25,7 punti percentuali.

E se a fine marzo 2015 gli impianti delle petrolifere costituivano l’82,4 % del totale degli impianti registrati, la quota è scesa a fine ottobre 2016 al 78,4 %, mentre gli indipendenti sono cresciuti nello stesso intervallo dal 17,6 al 21,6 %.

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