FIGISC: RISTRUTTURAZIONE, ANDARE AVANTI PER ANDARE OLTRE

FIGISC: RISTRUTTURAZIONE, ANDARE AVANTI PER ANDARE OLTRE

Nell’imminenza della riunione «plenaria» [è il caso di usare questo termine in considerazione della ricca platea di invitati] in tema di ristrutturazione della rete, convocata dal Ministero dello sviluppo economico per mercoledì 13 maggio, rispetto al dibattito in corso questa è la posizione della FIGISC, in persona del suo Presidente Nazionale, Maurizio MICHELI:

«Siamo tra quelli che si considerano convinti assertori della necessità di portare a termine la proposta che abbiamo promosso, unitamente alle altre Organizzazioni della categoria dei gestori e che abbiamo sottoscritto d’intesa con le altre componenti del settore. Dopo non poche difficoltà, e con code di “distinguo” tuttora aperte, un documento unitario del settore infine c’è, e non c’è da nascondere che – come ha altresì giustamente sottolineato il collega Di Vincenzo – la finalità fondamentale è stata quella – sia pure in parte condizionati dal vincolo di doversi muovere entro il contesto di massima del disegno di legge adottato a fine 2013 dal Governo Letta – di conferire una prova di responsabilità e di superamento delle conflittualità all’interno del settore per togliere ogni alibi all’inerzia “istituzionale” sul tema – che ha peraltro rischiato di passare di moda, vista la tendenza a legiferare solo sotto la compulsione “mediatica” del tema prezzi, da quando i fondamentali internazionali hanno fatto abbassare i prezzi alla pompa ed hanno perfino offuscato la pesante realtà delle imposte nazionali sui carburanti che sono da anni stabilmente superiori di 23-24 cent/litro alla media comunitaria -.

Ogni sintesi delle posizioni è necessariamente un compromesso per rendere questa sintesi possibile, molti sono i nodi ancora aperti – dalle moratorie delle bonifiche dei siti, ai nuovi criteri di incompatibilità e/o inefficienza degli impianti, alle modifiche delle norme urbanistiche -, così come la ristrutturazione non è ancora la panacea universale dei mali che affliggono il sistema distributivo, almeno nella visione che esiste nella parte del settore che è quella della categoria.

Ma intanto si tratta di applicare conseguentemente norme che già ci sono e sono state in parte disattese, in parte hanno prodotto fenomeni distorsivi – si pensi agli incompatibili “storici” -, nonché di intervenire, anche se serve in via innovativa, su una rete che è assolutamente pletorica ed inefficiente.

Che poi “questa” ristrutturazione ridìa efficienza alla distribuzione è partita certo tutta da vedere; il tempo trascorso senza intervenire se non per l’abusata via delegificatoria/liberalizzatoria tra virgolette ha notevolmente peggiorato ed incattivito la situazione: segnale del peggioramento sono la grande quantità sul totale di impianti con erogati di assoluta marginalità – che non potranno certo dare beneficio apprezzabile alla rete che resterà -, mentre segnale dell’incattivimento sono le vaste aree di illegalità che si diffondono e che quotidianamente emergono dalla cronaca.

Come abbiamo già detto, i gestori pongono la questione della ristrutturazione per diverse ragioni: per un indirizzo contrario alla ghostizzazione progressiva, per garanzia sugli ammortizzatori alla fuoruscita dal settore, perché giocoforza si devono ricercare elementi di scambio e di convergenze possibili con il settore sul piano più ampio degli accordi e della contrattualità, cioè di una possibile ridefinizione del quadro delle relazioni nel settore possibilmente meno conflittuali e drammatiche.

E tutto questo tenendo ben presente che il futuro della categoria non può esaurirsi solo in un problema di “tagli” alla rete, e che anche questo particolare aspetto rischia di essere bypassato dalla durezza del mercato senza regole; la ristrutturazione selvaggia la stanno facendo i prezzi: laddove i competitori diretti dei gestori sulla rete possono godere di condizioni a monte del tutto sproporzionate tra le parti, laddove i volumi vanno ad esclusivo danni dei gestori che sugli impianti subiscono prezzi che impediscono a monte una competizione credibile, con una progressiva erosione delle vendite ed il loro travaso nella rete che si approvvigiona sul circuito extrarete.

Per questo la partita della ristrutturazione – sulla quale i gestori sono, per necessità e virtù e financo per tradizione, attori convinti – è una occasione importante, forse l’ultima, per tentare, se mai ancora possibile, un riavvicinamento del settore che consenta un dialogo responsabile a tutto campo in un momento in cui la situazione ed i numeri del comparto stanno dimostrando una pericolosissima deriva.

Per questo bisogna, nonostante tutto, andare avanti, non lasciare perdere l’occasione, su questo tema: per poter andare anche oltre.»

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