ILLEGALITÀ DI SETTORE: LA VOCE DI ASSOINDIPENDENTI

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Sulla illegalità nel settore della distribuzione dei carburanti si pubblica per esteso [per g.c.] l’articolo edito da STAFFETTA QUOTIDIANA PETROLIFERA «Illegalità carburanti, proposte e provocazioni di Assoindipendenti» che riporta le opinioni della omonima associazione di retisti ed operatori indipendenti.

<<Una “self-moral-suasion”, con l’impegno da una parte a non vendere carburanti a società più o meno improvvisate e, dall’altra, a ignorare offerte con prezzi “troppo bassi per essere veri”.

È la proposta per contrastare l’illegalità nella distribuzione dei carburanti emersa dall’assemblea annuale ASSOINDIPENDENTI svoltasi giovedì scorso a Roma.

L’argomento “vendite anomale” è stato al centro dell’attenzione dei presenti, retisti di tutta Italia alle prese con un mercato sempre più deteriorato, anche – se non soprattutto – per via dell’illegalità sempre più diffusa.

Un concetto, questo, che l’associazione presieduta da Alessandro PROIETTI riferisce “al diffondersi di offerte di acquisto carburanti a condizioni significativamente migliori di quelle praticate nel mercato ‘tradizionale’, e che, secondo una opinione diffusa, sarebbero riconducibili ad operazioni illecite come il contrabbando e l’evasione Iva”. Un fenomeno che ha portato alla nascita e alla crescita di un vero e proprio “mercato parallelo”, rispetto al quale la condanna degli associati è unanime.

ASSOINDIPENDENTI ha espresso apprezzamento per le iniziative che istituzioni, UNIONE PETROLIFERA, ASSOPETROLI stanno valutando per correggere/eliminare i rischi di azioni illegali nella distribuzione carburanti e si dichiara disponibile ad offrire il contributo delle proprie esperienze in materia. L’ipotesi di utilizzare i crediti Iva solo su merci analoghe, il blocco della proliferazione dei depositi fiscali, il monitoraggio del traffico dei mezzi attraverso la piattaforma logistica, la possibilità di incrociare i dati della agenzie fiscali con quelli del ministero dello Sviluppo economico su scorte obbligo e biocarburanti, la tracciabilità dei Das, sembrano più che corrette e meritano di essere sviluppate con la massima determinazione ed impegno.

La materia è tuttavia complicata e i tempi non si annunciano brevi, mentre “la dimensione già acquisita del fenomeno e i suoi effetti deleteri sul mercato richiederebbero un intervento immediato”. Per questo l’associazione insiste perché si tenti da subito di arginare il fenomeno attraverso una forma di “self-moral-suasion” con una conseguente concreta mobilitazione di tutti gli operatori consolidati. “Una presa di coscienza della gravità della situazione dovrebbe indurre da una parte a non vendere a società più o meno improvvisate e dall’altra ad ignorare un certo tipo di offerte. Se fosse accertato che questo mercato anomalo vale davvero il 10% delle vendite di gasolio autotrazione, un po’ di banale aritmetica fa ipotizzare che 200-250 autobotti ogni giorno se ne vadano in giro per il Paese a consegnare carburante anomalo”. Non sono poche e sembra difficile che sia soltanto di gasolio che arriva da oltre confine e per gli acquisti di singoli gestori. Alcune delle offerte indicano senza ambiguità la disponibilità di prodotto anche su impianti della logistica primaria diventando così anche un attestato della qualità del prodotto. “Se si tratta di una deduzione non corretta”, ha concluso Proietti, “che si chieda pubblicamente la rettifica”.

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Proprio per questo dall’assemblea è emerso anche un paradosso, quasi una proposta di “disobbedienza civile”. Visto che continuare a parlare o scrivere di un argomento ormai noto a tutti gli addetti ai lavori non ha contribuito, almeno per il momento, a far rientrare il fenomeno, è forse arrivato il momento di considerare strategie di altro genere e potenzialmente più incisive. Tra queste, è l’idea emersa tra gli associati, “l’acquistare sul mercato parallelo è una possibile opzione, con la chiara finalità di provocare una reazione per dare la risposta alla domanda che oggi tutti si pongono: acquistando gasolio nel mercato parallelo si incorre in qualche reato? Quale rischio è associato?”. Se la legge – è il ragionamento su cui hanno convenuto gli associati Assoindipendenti – negli ultimi anni non ha mai punito chi vi ha attinto, perché non accedere al mercato parallelo, se non altro a scopo di provocazione? Insomma, queste vendite sono illegali o solo “anomale”?

L’elemento certo è che queste vendite causano una forte distorsione delle dinamiche di mercato, un mercato che “non ha bisogno di un ulteriore deterioramento”. E altrettanto certo è il danno arrecato all’erario, che solo per le minori entrate Iva perde qualcosa che è valutabile attorno ai 500 milioni di euro l’anno, per il solo carburante distribuito attraverso la rete – tra l’altro senza che il consumatore finale ne abbia tratto un vantaggio al di là di un minimo irrisorio.

Disobbedienza civile a parte, oltre a condannare il fenomeno, gli associati si sono impegnati a sottoscrivere una dichiarazione di aver finora evitato, e di voler evitare nel futuro, la partecipazione al mercato parallelo, ma anche l’auspicio che le istituzioni facciano al più presto chiarezza sulla situazione.>>

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